Libero, 15 marzo 2016
Seni in affitto e coccole a pagamento
Allattare e coccolare un neonato in attesa di adozione non è più un semplice atto d’amore dovuto ma un vero e proprio lavoro. Con tanto di «meritata» retribuzione. La cifra che ragazze, donne di ogni età ma anche le madri surrogate post parto riescono a instascare per questa pratica è di diecimila sterline. Circa tredicimila euro guadagnabili cullando, per qualche ora al giorno, un bebè abbandonato. Questa somma viene consegnata con cadenza quasi settimanale da associazioni e cliniche (nate da poco anche in Inghilterra) specializzate nel trattamento di quella fase «intermedia» tra la nascita del neonato e la sua adozione. Una pratica particolare che spesso, per contratto, interessa anche alcune madri surrogate alle quali viene chiesto non solo di portare in grembo il bambino, ma anche di svezzarlo.
Le coccole a pagamento per i bebè sono una pratica nota soprattutto nell’Est Europa dove le cliniche specializzate nel concepimento attraverso madre surrogata spesso offrono alle famiglie e alle Sm (la sigla globalmente riconosciuta per identificare una madre surrogata, ndr) pacchetti così fast da non comprendere nemmeno la permanenza della partoriente per qualche giorno in ospedale al fianco del neonato. Il distacco, così, non solo è immediato dopo il taglio del cordone ombelicale, ma in molti casi addirittura definitivo.
«L’idea che il bambino venga strappato dopo poche ore dalla nascita alla madre per essere chiuso in un letto gelido con una copertina amena e senza il contatto con la pelle di una donna è una violenza contro il neonato stesso» spiegano dall’agenzia statunitense Spence-Chapin che, nel corso degli ultimi anni, ha iniziato a reclutare volontati di ogni età e sesso per coccolare neonati abbandonati per un periodo di tempo che va dalle 2 alle 6 settimane. «In questo caso la pratica è del tutto gratuita», spiegano «i volontari seguono dei corsi pratici per imparare a “trattare” i bebè e passano con loro del tempo che altrimenti gli verrebbe negato».
Se Oltreoceano la pratica delle coccole continua a essere un atto di carità, è invece nel tanto caro vecchio continente che si è pensato a un modo facile per monetizzare un business sempre più in crescita. Visitando le chat sui canali Irc delle madri surrogate si scopre così un vero e proprio business parallelo in cui «i benefici – ci racconta una di queste donne abituata alla pratica delle coccole per soldi – sono sia per la madre surrogata che per il neonato». In questo caso, soprattutto in Inghilterra, l’attività di coccole viene abbinata a quella dell’allattamento. «Spesso le famiglie non vogliono che noi surrogate manteniamo rapporti con il loro neonato anche nei giorni immediatamente successivi alla nascita – continuano a raccontare – il latte, tuttavia, come normale, resta nel nostro seno». E perché, dunque, non dornarlo per una cifra discutibilissima a un altro neonato bisognoso?
La pratica in voga soprattutto nelle cliniche nell’entroterra Britannico e nell’area di Kiev ricorda ampiamente quella delle balie che, fino a inizio Novecento erano di norma chiamate a curare e spesso anche allattare i neonati di famiglie agiate. Anche in Italia esiste un’associazione, la Dharma, che opera nel bresciano e che grazie ai suoi 300 volontari offre un servizio continuo di assistenza e coccole a quei neonati abbandonati in attesa di adozione. La pratica, in questo caso come in America totalmente gratuita, viene descritta sul sito dell’associazione come «garanziata di accoglienza e amorevoli cure ai bimbi abbandonati alla nascita dai genitori nelle strutture ospedaliere bresciane e neonati sospesi fra una parto non desiderato e un futuro incerto, privo della sfera affettiva su cui ogni essere umano dovrebbe contare».