15 marzo 2016
La Russia ritira le forze armate dalla Siria • Il mistero dei due italiani uccisi in Africa • Il Comitato per le primarie boccia anche il secondo ricorso di Bassolino • Bertolaso dice che la Meloni deve «fare la mamma» • Gli under 30 guadagnano il 19% meno dei coetanei negli anni Ottanta • A scuola si studia il cinese
Siria 1 Putin ieri ha annunciato in tv con grande enfasi: «Le nostre forze armate hanno svolto il compito assegnato» e quindi ora possono ritirarsi in parte dalla Siria. Il presidente russo ha detto che le linee di approvvigionamento dei terroristi sono state distrutte e che duemila combattenti provenienti dalla Russia, tra i quali 17 comandanti, sono stati neutralizzati. Verrà ritirato ora «il grosso delle truppe», ma una parte rimarrà nelle due basi che la Russia ha costruito e rafforzato. Intanto a Ginevra iniziano i colloqui di pace sotto l’egida Onu. Il cessate il fuoco concordato tra Mosca e Washington sembra reggere e ora i vari gruppi potrebbero ricercare un vero accordo di pace (Dragosei, Cds). [Sull’argomento leggi anche il Fatto del Giorno]
Siria 2 In Siria cinque anni di guerra 271.138 morti, tra cui 13 mila bambini (M.Ser., Cds).
Zimbabwe Domenica scorsa Claudio e Massimiliano Chiarelli, 65 e 28 anni, padre e figlio, erano di supporto alle autorità dello Zimbabwe per scovare i cacciatori di frodo fra i laghi del Mana Pools. Sono stati entrambi uccisi a colpi di fucile. Si fa un’ipotesi: un ranger li avrebbe scambiati per dei bracconieri e ha sparato. Con Claudio e Massimiliano, al parco di Mana Pools c’era un amico italiano, Francesco Marconati, come loro cacciatore, che ha raccontato così la tragedia a un amico: «Stavamo aspettando il cambio dei ranger nella ronda anti bracconaggio. Quando sono arrivati hanno pensato che fossimo bracconieri, forse per la camicia azzurra. Uno di loro ha premuto il grilletto colpendo alla testa Claudio e poi il figlio. Io mi sono riparato. Un proiettile mi è passato a trenta centimetri dalla testa... Max aveva solo 28 anni, non è giusto». All’ambasciata italiana di Harare, la capitale del Paese africano guidato dal regime autoritario di Robert Mugabe, sono ancora prudenti: «Sì, forse è stato un incidente ma le indagini sono in corso e niente viene ancora escluso». Una versione dei fatti che non convince un amico della famiglia, Carlo Bragagnolo, regista e fotoreporter veneziano. «Errore? Mi vien da ridere. Nello Zimbabwe Claudio era scomodo soprattutto agli avventurieri della caccia e in quel Paese con il denaro si fa tutto» (A. P., Cds).
Bassolino Il Comitato per le primarie ha bocciato anche il secondo ricorso di Bassolino, che dice: «Il rispetto verso migliaia di votanti impone a questo comitato di affermare che nessun broglio è rilevabile nelle primarie di Napoli». E in queste ore sta decidendo di presentare riscorso anche al Comitato nazionale dei garanti del Pd, a Roma. La decisione formale sarà presa oggi, aspettando che anche i garanti del Pd di Napoli si pronuncino sul ricorso della candidata (che ha vinto le primarie) Valeria Valente, ricorso che potrebbe censurare il omportamento degli iscritti del Pd che davanti ai seggi elettorali avrebbero pagato degli elettori. «Sarebbe una contraddizione - spiegano i bassoliniani - perché se quegli episodi sono censurabili disciplinarmente, nei fatti viene riconosciuto che il voto in quei seggi non è stato regolare». (Ruotolo, Sta).
Bertolaso Polemiche perché Bertolaso, in Tv, ha detto di Giorgia Meloni, che aveva annunciato la sua disponibilità a candidarsi al Campidoglio: «Deve fare la mamma». Per una giornata l’ex sottosegretario ha provato a minimizzare la «battuta», quando il caso era ormai deflagrato. La Meloni gli risponde «con garbo e orgoglio che sarò mamma comunque e spero di essere un’ottima mamma, come lo sono tutte quelle donne che tra mille difficoltà e spesso in condizioni molto più difficili della mia riescono a conciliare impegni professionali e maternità ». Tutto il mondo politico o quasi si schiera con lei. «Bertolaso, altri due attacchi alla mamma Meloni e la voto», dice anche l’avversario Alfio Marchini. La vice segretaria pd Debora Serracchiani sottolinea che «si può essere mamma e fare politica, la mela Bertolaso è caduta poco lontano dall’albero Berlusconi». E la leghista Barbara Saltamartini: «Quando sento queste idiozie, provo un senso di disgusto». Nelle stesse ore, con un post su Facebook Patrizia Bedori, ormai ex candidata Cinque stelle a Milano, si toglie «qualche sassolino dalla scarpa» contro chi l’ha definita «brutta e obesa» e attacca: «Mi avete chiamato casalinga e disoccupata per offendermi, volevo dirvi che per me non sono offese. Ci sono milioni di casalinghe in Italia e grazie a loro, le vostre madri, sorelle, mogli, l’Italia sta in piedi». Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin sta con lei: «Questo paese non è per le donne, ciò che sta accadendo in questi giorni è incredibile, rivela una misoginia di fondo», dice riferendosi a entrambi i casi. E il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi via Twitter: «Quando chiederanno a un candidato uomo di ritirarsi perché non telegenico? O perché deve fare il padre? Solidarità a Bedori e Meloni» (Lopapa, Rep).
Under 30 In Italia chi ha tra 24 e 29 anni guadagna il 19% meno dei coetanei negli anni Ottanta. Lo dice il «Guardian», che ha studiato i dati del Luxembourg Income Study sui redditi internazionali. Il quotidiano inglese si è concentrato su Australia, Italia, Spagna, Usa, Francia, Germania, Canada e Regno Unito. Con l’eccezione virtuosa dell’Australia, dove dal ‘85 al 2010 gli stipendi dei ragazzi dai 25 ai 29 anni sono cresciuti del 27% rispetto alla media dei coetanei, in tutti gli altri Paesi l’andamento dei loro guadagni ha il segno negativo. Il peggiore è quello degli italiani, con -19% negli ultimi 25 (Cds).
Cinese Dieci anni dopo il primo esperimento di mandarino insegnato in classe — liceo statale Pigafetta di Vicenza — la lingua cinese è diventata stabilmente la quinta straniera nelle scuole italiane. Sono centocinquanta gli istituti superiori, licei linguistici e internazionali, scuole per geometri e ragionieri, qualche professionale, coinvolti. Gli accordi siglati al ministero dell’Istruzione oggi fanno sì che il tre per cento delle scuole italiane abbia (almeno in una classe) il cinese di curriculum. Si porta all’esame di maturità, scritto e orale. Non sono ancora i mille licei americani allestiti già nel 2010, ma cinquemila studenti italiani tra i 14 e i 19 anni per cinque- sette ore a settimana oggi studiano il cinese (nel 2008 erano 535). Negli anni Novanta la lingua cinese si insegnava solo in quattro università italiane, oggi è difficile trovare un ateneo che non abbia un corso di laurea dedicato (Zunino, Rep).
(a cura di Roberta Mercuri)