La Stampa, 15 marzo 2016
Virginia Raggi, la grillina che non si scompone mai
Chiamatela se volete populista, Virginia Raggi non si scomporrà. La candidata alla poltrona di sindaco di Roma del M5S, 37 anni, avvocato, è una che mostra poco le emozioni e che riassume il suo programma in una frase: «Sono fermamente convinta che ogni buon governo debba riportare al centro delle scelte politiche il rispetto del cittadino, delle leggi e dell’ambiente». Difficile non essere d’accordo. A destra come a sinistra. E soprattutto a Roma, dove anni di cattiva amministrazione hanno reso l’antipolitica la vera alternativa. È la strategia di Virginia, prendere in modo trasversale. E la sua è una candidatura rassicurante contro l’establishment. Il fatto poi che abbia svolto il praticantato a studio di Cesare Previti (informazione omessa dal suo curriculum) facilita il raggiungimento dell’obiettivo, accarezzando l’elettorale conservatore, i fedelissimi berlusconiani che sono invece estranei all’altro pezzo di mondo di Virginia, quello «equo e solidale» dei gruppi di acquisto, che piace alla sinistra, da dove è iniziata l’avventura della candidata che rischia seriamente di sedersi nella stanza affacciata sui Fori in Campidoglio. E le parole di stima arrivate da Silvio Berlusconi in persona («mi dicono che è un bravo avvocato») danno certamente un’altra spinta per l’ascesa tra gli indecisi di destra.
E questa volta il fatto di essere donna e mamma ( di un bambino di 6 anni) potrebbe non essere un ostacolo. Virginia Raggi assicura che si può fare. Ma non è una sottolineatura di orgoglio femminile Nella sua campagna elettorale ecumenica non c’è posto per battaglie femministe. Tanto che non dà la sua solidarietà alla collega Bedori, ex candidata sindaco a Milano, insultata sul web. «Obesa ed incapace di comunicare? Ma che dite, non l’ho sentita, non so nulla». Eppure ci voleva poco a condannare gli insulti in rete, poco impegnativo, come per le aspiranti miss dichiararsi a favore della pace nel mondo. La Bedori non piaceva al cerchio magico cinque stelle. Poco telegenica. Non certo come Virginia che, invece, da una delle poltroncine di Porta a Porta ha incantato con i suoi capelli lisci, la linea asciutta, la grinta, l’atteggiamento serafico e cazzuto il «sole» Gianroberto Casaleggio.
Certo la candidata è brava. Chi conosceva bene la praticante Virginia la racconta, determinata, ambiziosa, e con una grande ammirazione, allora, per Berlusconi. Ed è difficile immaginare un sentimento diverso visto che a portarla nello studio di Cesare Previti non è stata una pistola alla tempia, ma Pieremilio Sammarco, titolare dello studio dove oggi lavora, anche lui non proprio ostile all’ex Cavaliere, visto che, insieme a Stefano Previti, figlio di Cesare, ha chiesto 20 milioni di euro di danni a Sabina Guzzanti e Marco Travaglio per la trasmissione Raiot, nell’interesse di Mediaset.
Ma non si deve insistere su questo tasto – molto suscettibile la ragazza – e non si devono fare paragoni con Maria Elena Boschi. Certo il carisma non le manca, se ne è accorto anche l’Economist. Il settimanale inglese, analizzando la sua candidatura, ha notato come i cinque stelle si stiano avvicinando sempre più a un partito normale. «Smartening up», («mettersi in ghingheri»), il titolo dove si paragona lo stile Raggi a quello di «un’aspirante parlamentare democratica in America». E certamente è più rassicurante Virginia, in tailleur simil Chanel, con orecchini di perle, scarpe con tacco 5 da brava ragazza, capello liscio da madonna, che Grillo con il cappuccio sul volto. «Smartening up» alla conquista di Roma.