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 2016  marzo 15 Martedì calendario

Come Ibrahimovic è diventato il più forte di tutti

Disciplina. È la parola che racconta il segreto del successo di Zlatan Ibrahimovic. Disciplina. Quand’era piccolo e gli altri bambini tornavano a casa col sopraggiungere del buio, il piccolo Zlatan rimaneva da solo. Su un campo piccolo, a Rosengård, nella periferia più dura di Malmö. Sera dopo sera, anno dopo anno. Ad allenarsi, da solo. Il talento c’è sempre stato, ma è stata la mentalità e la voglia enorme di vincere e diventare il più bravo di tutti che ha portato Zlatan in cima. Ora, a quasi 35 anni, rimane al top grazie a questa voglia, a questa disciplina e alla «fame». Per questo Zlatan non è mai contento, vuole sempre nuove vittorie e nuovi record.
Tredici anni fa, un ragazzo
Ho incontrato Ibra la prima volta nel giugno 2003, quasi 13 anni fa, in un evento in Ungheria. Era un ragazzo di 21 anni che giocava nell’Ajax. Mi disse: «So che tu sai parlare italiano, vero? Io un giorno giocherò in Italia». Poco più di un anno dopo andò in gol proprio contro gli azzurri agli Europei del 2004 in Portogallo e poi firmò per la Juventus. In questi 13 anni Ibrahimovic è maturato, cambiato. Il ragazzo è diventato uomo. Papà di due figli maschi, Maximilian e Vincent. Ha giocato nella Juventus, nell’Inter, nel Barcellona, nel Milan e ora è al Psg. Ha vinto tanto: 13 titoli su 15 campionati (contando quelli poi revocati con Calciopoli). È divento uno dei giocatori più importanti al mondo, straricco e in Svezia più potente del re Carl Gustav. È il capitano della nazionale, vincitore di 10 Palloni d’oro svedesi, leader dei goleador della nazionale di Stoccolma con 62 gol in 111 presenze. Quando parla lui tutti ascoltano.
Cervello fino
Ha imparato a controllare meglio le sue emozioni, ma fino a un certo punto. Perché la cosa bella di Ibra è che, in tanti aspetti, è rimasto uguale nel tempo. Si arrabbia ancora. Scherza. E può dire qualsiasi cosa in qualsiasi momento. Poi Zlatan difficilmente si fida delle persone ma quando lo fa diventa caldo, generoso, amabile insomma. Ma se lo deludi non ti perdona. Non ha studiato oltre il liceo ma è molto intelligente, con un cervello veloce, astuto e lingua rapida. Dopo i match in zona mista, tra i giornalisti, gli bastano due-tre sguardi veloci intorno e sa tutto. Chi c’è, chi è nemico, di chi fidarsi; e sa già cosa dire, con chi parlare e a chi non rispondere o farlo in malo modo. «Non mi sono infortunato questa stagione. Ecco perché sto così bene». La risposta di Zlatan dopo la vittoria del Psg contro il Chelsea a Londra negli ottavi di finale di Champions League. Dopo una stagione strepitosa (27 gol in Ligue 1, 35 in totale a Parigi) sembra più giovane dell’anno scorso, quando soffrì un lungo infortunio. Il segreto? Di nuovo: la disciplina. L’allenamento durissimo e niente vizi. «A me piace mangiare bene. In ferie mi lascio anche andare un po’ di più», ha raccontato Zlatan. Ama la cucina italiana e anche un buon bicchiere di vino. Ma la sua forma è la cosa più importante. Neanche da giovane in realtà faceva tardi nelle discoteche a Milano. E gli dà fastidio perfino se i compagni di squadra fumano accanto a lui. «Non ho mai incontrato una persona così seria, così professionista», mi racconta il d.g. della federcalcio svedese, Håkan Sjöstrand. «Zlatan chiede tanto ai compagni e a noi. Ma chiede ancora di più a se stesso. Ogni dettaglio nella sua preparazione è fondamentale», dice Sjöstrand. Così l’età gli pesa di meno.
Papà Sefik
A Parigi Zlatan fa vita di casa, in famiglia, con i figli e la compagna Helena Seger. Uno dei loro ristoranti preferiti è il famoso l’Avenue. Ma spesso preferiscono fare una telefonata e si fanno portare la cena a casa, per restare tranquilli. «I miei figli sono tutto per me e voglio essere un padre presente», racconta spesso Zlatan. Da giovane non ha avuto un rapporto ideale con suo padre, Sefik. Ma si sono ritrovati e in un bel documentario della televisione svedese Canale 5 si scopre il rapporto stretto tra padre e figlio e l’orgoglio di Sefik. Mentre Ibra gioca, le telecamere mostrano Sefik, da solo seduto nel suo salotto, davanti alla tv, a suonare un corno ogni volta che Zlatan segna. Dopo la partita Zlatan chiama il padre: «Papà, papà, che cosa pensi della partita?».
La donna forte
Zlatan è stato accusato di essere maschilista ma io, che l’ho incontrato e intervistato tante volte in questi tredici anni, non lo penso affatto. Anzi, Ibrahimovic stima le donne forti, abbiamo anche discusso qualche volta in passato, e gli piacciono le persone che non gli dicono sempre di sì. E infatti come compagna di vita Zlatan ha scelto una donna non solo bella ma intelligente, forte e di undici anni più grande. Spesso si legge «la moglie Helena», ma non sono sposati. «Non voglio sposarmi, ho bisogno di essere indipendente», ha detto più volte Helena. Che si arrabbia quando legge che ha lavorato come modella. «Ma quando mai? Non è vero! Ridicolo! Invece ho avuto lavori importanti per varie aziende, anche come dirigente», ha dichiarato. Andata via di casa, da una famiglia medio-borghese, a 17 anni, Helena ha lavorato subito per pagarsi gli studi. La parola Seger significa «vittoria»... L’importanza di Helena Seger per la stabilità della vita di Zlatan è fondamentale. Ma chi dice che comanda lei in famiglia sbaglia. A tutti e due piace vivere in grandi città, hanno sempre avuto casa nel centro di Milano e Parigi. «Venire qui è stata la scelta migliore. La gente a Parigi è tranquilla, meno invadente», raccontava un paio d’anni fa a Elle. Ma anche vivere a Londra non dispiacerebbe a entrambi, e neppure a New York, Los Angeles o Miami. Ma comunque è sempre in funzione della carriera di Zlatan che si decide poi alla fine.
La sua Svezia
Oltre al calcio Ibrahimovic ama fare pubblicità. Quando gli ho chiesto se vuole fare lui l’interprete, nel film sulla sua vita, ha riso e detto: «Vediamo, vediamo». Ma per ora sono progetti futuri che però lo attirano. La pace interiore invece, in un mondo stressante, Zlatan la trova nel bosco. Anche se cresciuto al sud della Svezia e da figlio di immigrati Ibra, da vero svedese, ama il bosco e la montagna. Mi ha raccontato che un amico lo ha convinto a provare una volta con la caccia. «Mi piaceva già tanto andare a pescare. La caccia poi… Ancora più bella. Il bosco, la natura, il silenzio». In Svezia ha comprato un’isola tutta per se, per andare appunto a caccia. E al Nord, nella zona di Jämtland, ha due case. Una grande bella ad Åre, a circa settanta chilometri a est del confine norvegese, per andare a sciare. E una in mezzo al nulla, per restare da solo o con gli amici, e andare a caccia di alci. Nel verde, da solo con l’animale che in Svezia è chiamato «il re del bosco», Zlatan ritrova se stesso. Quando gli ho chiesto poco tempo fa della situazione nello spogliatoio del Psg, mi ha risposto, come fa sempre lui: «C’è solo un re».«Zlatan Ibrahimovic?», ho chiesto, facendo finta di nulla. «Certo!». E Ibra ha riso, ma con lo sguardo serio. Ibrahimovic primo, re di Francia.