
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ogni giorno ci sono in Italia parecchie manifestazioni, ma quelle indette per oggi sono particolarmente importanti: si tratta di contrastare il disegno di legge sulle intercettazioni, specialmente nella parte in cui limita fortemente il diritto di cronaca dei giornalisti (diritto che coincide con quello dei lettori ad essere informati). La conferenza dei capigruppo, ieri a Montecitorio, ha imposto l’arrivo in aula del ddl per il prossimo 29 luglio (un giovedì). La maggioranza, pur divisa, punta all’approvazione entro Ferragosto. Fini ha definito questo calendario ”irragionevole”, ma Cicchitto – che guida il gruppo dei deputati del Pdl - gli ha replicato così: «Quel testo è stato 14 mesi alla Camera, poi parecchi mesi al Senato e ora torna in terza lettura e in commissione si stanno facendo pure le audizioni. Andare a chiederne l’esame entro la prima settimana di agosto è nell’ordine delle cose». Alle manifestazioni, indette dalla Federazione Nazionale della Stampa (il sindacato dei giornalisti che non vorrebbe bandiere di partito), si adopererà come simbolo il post-it giallo con cui Repubblica correda tutti i suoi articoli di cronaca giudiziaria e su cui si legge «La legge-Bavaglio nega ai cittadini il diritto di essere informati». Appuntamento principale a Roma in piazza Navona alle 17. Il discorso principale sarà tenuto dalla giornalista del Tg1 Tiziana Ferrario. Altre manifestazioni si svolgeranno, tra le altre, a Milano, Torino, Padova, Trieste, Parma .
• Ma Bossi non aveva detto che ci voleva l’assenso di Napolitano?
Sì. Ma ieri, a una domanda dei giornalisti, ha risposto: «Per la Lega va bene chiudere prima dell’estate». Il Carroccio non vuole rotture, o tensioni, prima che gli altri quindici decreti attuativi del federalismo siano varati. Quanto a Napolitano, ha respinto ogni tentativo di concordare alcunché preventivamente. Cioè, a differenza di quanto è accaduto altre volte, il suo staff di giuristi non ha dato consigli di nessun tipo. Il significato di questo comportamento è molto chiaro: il presidente vuole tenersi le mani libere, quando sarà il momento, per firmare o non firmare il testo che avrà sul tavolo. Il Capo dello Stato, ricordiamo, non ha responsabilità politica, se pure esercita talvolta, secondo una prassi consolidata nei decenni, qualche opera di convincimento discreta. Non in questo caso, però. L’altro ieri Napolitano compiva 85 anni e agli auguri dei giornalisti che gli hanno regalato un saggio di Isaiah Berlin intitolato Libertà ha risposto: «Continuerò a difendere la libertà anche dopo aver compiuto 85 anni». Il presidente del Consiglio continua a marciare a testa bassa verso l’approvazione di questa legge – senza sentire nessuno, non si dice a sinistra, ma neanche a destra -, pure gli ostacoli prima della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale sembrano parecchi.
• Per esempio?
Lo ribadisco. L’articolo 21 della Costituzione dice: «La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure». Le norme che tutelano il segreto dell’indagine sono già nel codice civile e il fatto che da lungo tempo siano state disattese non è una buona ragione per intervenire su un cardine del sistema democratico, qual è quello dei giornali di raccontare liberamente tutto quello che a loro sembra importante. La possibilità che Napolitano rinvii la legge alle Camere stavolta esiste.
• Che succede in quel caso?
Bisogna che tutto l’iter sia rifatto daccapo e la seconda volta il Presidente è obbligato a firmare. Ma lei può ben immaginare che un secondo giro sarebbe, per Berlusconi, oltre modo accidentato.
• Ma su questa legge il centro-destra è compatto?
No, e non ci sono solo i finiani a far resistenza. Vittorio Feltri, un amico del capo del governo, l’altro giorno ha rimbeccato Berlusconi che invitava i lettori dei quotidiani a scioperare: «In Italia i soli più bravi dei giornalisti a prendere in giro i cittadini sono i politici». Tutto questo senza nasconderci che delle intercettazioni s’è abusato vergognosamente. Ma i giornali, pubblicando, hanno solo fatto il loro dovere. Che cosa dovrebbero fare, i quotidiani, quando hanno per le mani documenti così rappresentativi della volgarità e della bassezza che ci circonda?
• La Camera modificherà la legge o varerà il testo approvato al Senato?
Fino a qualche giorno fa pareva che Berlusconi si fosse rassegnato alle modifiche e a un altro passaggio al Senato. Ma da ultimo ho sentito che il presidente del Consiglio s’è nuovamente irrigidito e sta considerando nuovamente l’ipotesi di blindare il testo. Di politici che hanno vinto a braccio di ferro, però, non me ne ricordo nemmeno uno. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 1/7/2010]
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