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 2010  luglio 01 Giovedì calendario

LE CASE POPOLARI NELLE MANI DEI CLAN

Via Taverna del Ferro, cuore malato del quartiere San Giovanni a Teduccio, periferia a Est di Napoli. Per tutti qui è l’esempio di come la camorra organizzi intere porzioni di territorio. Due scatoloni di cemento impastato ad anime posti ad un paio di metri l’uno di fronte all’altro, dove vivono poco meno di tremila persone. Una delle piazze di spaccio più floride. A ogni palazzo corrisponde un tipo di stupefacente: in quello a destra si vende la marijuana, in quello a sinistra l’hashish. Qui è il clan Formicola ad organizzare il «lavoro» e a decidere vita morte dei residenti. A partire dagli orari di entrata e di uscita dalle abitazioni (le chiavi dei cancelli sono affidate ai pusher) fino alla concessione degli appartamenti di edilizia popolare (con buona pace dei legittimi assegnatari).
Ieri i carabinieri hanno fatto irruzione in questa roccaforte del malaffare, dopo averla tenuta sotto osservazione per anni. Filmando la vendita della droga e registrando e annotando la vita quotidiana di questa «comune» della camorra. «In questi edifici popolari - spiega Pierluigi Buonomo, capitano della compagnia dei carabinieri di Torre del Greco che ha coordinato il blitz - si vive fuori da qualsiasi regola. Eravamo in 260, e siamo stati costretti a piantonare ballatoi e botole per evitare di farli scappare; abbiamo chiesto aiuto dei vigili del fuoco per abbattere muri e cancelli, ma li abbiamo preso tutti».
Tra le 28 persone arrestate ci sono anche le quattro donne che alla uscita del comando provinciale di Napoli hanno salutato e rassicurato i parenti. Per gli inquirenti, «eseguono con precisione gli ordini ricevuti dai capiclan e ne impartiscono a loro volta ad altri». Chi vive da queste parti lo fa tra un televisore a cristalli liquidi e topi e scarafaggi, tra perdite d’acqua e armadi con scarpe e abiti firmati. Sono i paradossi della vita di un camorrista. Il lavoro, qui, è vendere droga: appollaiato sui ballatoi giorno e notte, a turno, senza potersi allontanare neppure per i pasti. Alle vettovaglie provvedeva una pizzeria che fungeva da mensa. Ogni dipendente ha «stipendio», «premio produzione» e regali alle festività. Anche la previdenza: l’assegno alle famiglie dei detenuti o il citato sistema di assegnazione degli alloggi popolari.
Scrive il gip Carlo Alessandro Modestino: «Se un ”lavoratore dipendente” si rende responsabile di inadempienze dovute a ritardi sul luogo lavorativo, assenze ingiustificate dallo stesso e/o ancora più grave ingiustificate mancanze a fine turno lavorativo di sostanza stupefacente e/o denaro, l’organizzazione interviene immediatamente con forza verso il singolo soggetto»; ossia: una lettera di richiamo calibro 9 parabellum. Se non vuoi lavorare come pusher, puoi fare la vedetta. Quando il blitz è partito erano da poco passate le 4. Ma agli angoli degli edifici c’erano i ragazzini. Il più grande, quindici anni, e un’aria di sfida ai carabinieri.