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 2010  luglio 01 Giovedì calendario

TESORI DEL SOTTOSUOLO

Standard & Poor’s sta pensando di tagliare il rating della rivale Moody’s Investors Corp. che al momento è fissato al lusinghiero livello di A-1. E lo farebbe perché la legge, che è ora in discussione al senato Usa, penalizzerebbe le agenzie di rating e favorirebbe coloro che volessero intentare causa contro le agenzie stesse: per la loro eccessiva indulgenza, aggiungiamo noi, osservando come sono andate le cose negli ultimi anni. Non si capisce se la decisione di S&P sia la prova di una grande onestà intellettuale, visto che quelle considerazioni finirebbero per ritorcersi contro la stessa agenzia. Oppure se si sia all’inizio di una guerra interna tra S&P, Moody’s e Fitch. Certo che quest’ultima ipotesi, per quanto improbabile, è assai suggestiva. E farebbe spaziare la fantasia di chi vorrebbe una agguerrita concorrenza anche in altri settori. Nelle società di revisione per esempio, immaginando che un giorno Price Waterhouse possa bocciare il bilancio di Kpmg. O viceversa. O, per assurdo, tra le Authority di borsa, figurando che la Sec decida di sancire la nostra Consob, o che quest’ultima possa pensare di fare le pulci alla tedesca Bafin. gravimetriche. In questo settore, ad esempio, l’Eni ha sviluppato una tecnologia multi- frequency marine controlled source electromagnetic Csem che,
basandosi sulla risposta elettromagnetica del sottosuolo a onde prodotte artificialmente, consente di identificare quelle zone a maggiore resistenza che possono indicare la presenza di idrocarburi anche a profondità di alcuni chilometri sul fondo del mare.
L’Eni ha inoltre realizzato una tecnologia proprietaria che permette, attraverso la misura della variazione dei campi gravitazionali, elettrici e magnetici, di distinguere le zone del giacimento occupate da gas da quelle che contengono acqua o idrocarburi liquidi.
A queste tecniche si affiancano anche quelle che si basano sul telerilevamento satellitare. «La loro applicazione ”avverte però Palomba – consente unicamente di mettere in evidenza i contrasti di determinate grandezze fisiche», come la conducibilità, la densità, le proprietà termiche e così via. I dati ottenuti con queste tecniche sono elaborati da appositi software in mappe a falsi colori, che presentano le anomalie del sottosuolo, ma non permettono di associare le anomalie a minerali specifici. In altre parole, «è impossibile fare a meno del campionamento e delle tecniche di rilevamento classico e, in ogni caso, è sempre necessaria una verifica in situ ».
Una convinzione condivisa anche da Bruno Maggi, del Gruppo Fimed, che opera nella zona geologica del Lago di Bolsena: un’area ben conosciuta, ma che richiede per il suo sfruttamento sempre «saggi esplorativi con prelievi di campioni» per valutare la consistenza del giacimento. Le tecniche avanzate come il telerilevamento, l’utilizzo di aerei ed elicotteri per catturare le anomalie magnetiche ed elettriche di aree su larga scala, anche continentali, sono sicuramente preziose per chi è alla ricerca di giacimenti minerari, ma l’intervento umano sul campo non può mai mancare.
Una fase fondamentale dell’esplorazione è poi la ricerca delle informazioni sulla geometria dei corpi, vale a dire sulle dimensioni del giacimento. Quest’ultimo studio può essere effettuato con tecniche geofisiche, oppure ancora una volta prelevando dei campioni, come è avvenuto ad Alagna nella miniera della società Veneta Mineraria- Kreas: un sito dal quale si estrae il feldspato, un minerale utilizzato per scopi industriali. Il responsabile della miniera, Paolo Savaris, racconta che un tempo lo scavo era a cielo aperto, ma quando si è passati al prelievo in galleria è stato necessario effettuare dei sondaggi per valutare con la migliore precisione possibile le aree di estrazione.
Una precisione che può essere ottenuta utilizzando conoscenze di fisica, di chimica, di geologia, servendosi di satelliti come di antiche carte,senza tuttavia mai dimenticare il contributo dell’uomo. Come in un’indagine.