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 2010  luglio 01 Giovedì calendario

PER IL CAV E BOSSI GIUNTA L’ORA DI SCEGLIERE L’EREDE

Già, ci vorrebbe un colpo d’ala. O un colpo di genio, per salvare il governo Berlusconi. Ma il guaio è che l’unico titolato a provarci, il medesimo Berlusconi Silvio, non è più in grado di tentare nulla. L’unica decisione vera e utile che il Cavaliere oggi può prendere è quella di dimettersi e lasciare Palazzo Chigi. Soltanto così potrebbe, forse, salvare le sorti
del centro-destra. E onorare l’impegno che ha preso sedici anni fa, con gli elettori che lo
hanno votato. So bene che la parola
’dimissioni” non esiste nel lessico di Berlusconi. Nel suo vocabolario non c’è neppure un’altra parolaccia: ”sconfitta”. Il Cavaliere ha una qualità primaria: è super-orgoglioso, possiede un’illimitata fiducia nelle proprie forze, ama combattere. L’ha dimostrato tante volte in questi anni. Meritandosi il rispetto anche di quanti, come me, non l’hanno mai votato. Ma oggi dà la sensazione di
essere arrivato alla fine della corsa. Se fossi un sostenitore di Berlusconi, non saprei che argomenti presentare a difesa del governo. Le analisi schiette sull’inefficacia dell’attuale centro-destra si stanno moltiplicando. E non vengono soltanto da chi l’ha sempre avversato per partito preso e spinto da una cieca faziosità. Tutte le descrizioni ci consegnano una sola fotografia: quella di una costruzione in rovina. O di un pachiderma carico di voti, ma che ha perso la bussola
e non è più in grado di procedere. Il pachiderma ha messo in cantiere una grande quantità di riforme. Però non sa farle approvare in Parlamento. Ogni giorno di più, il colosso berlusconiano procede alla cieca. I suoi progetti si accavallano. Ma non arrivano mai in porto, come la riforma della giustizia, per citare un esempio solo. Oppure vengono decisi e poi subito smentiti all’interno della stessa maggioranza. Sta accadendo alla manovra finanziaria di Giulio Tremonti. Corrosa di continuo dalle marce indietro di Berlusconi e adesso pure di Umberto Bossi.
Quanto può durare questa babele? Dovrebbe durare poco, nell’interesse dell’Italia. Però rischia di durare tanto, se Berlusconi e Bossi faranno proprio il mortifero adagio andreottiano: meglio tirare a campare che tirare le cuoia. E’ un rischio che deve essere evitato. Anche perché non è in gioco la pelle né di Silvio né di Umberto, ma soltanto le loro poltrone.
Per evitare il pericolo di campare tutti nel caos gelatinoso di una flaccida impotenza, le prime cose da fare sembrano a me soprattutto due. La prima è liberarsi di un mito: l’indispensabilità di Berlusconi. Nel centrodestra molti strillano, come nella canzoncina: per fortuna che Silvio c’è, senza di lui il Popolo della libertà scompare. Ma chi lo dice che sia così? In quale Vangelo sta scritto? Esiste una legge della fisica che impedisce ai vuoti di essere colmati?
La vera sfida cedere il passo
Nei primi anni del dopoguerra, si diceva la stessa cosa di Alcide De Gasperi. Parliamo di uno statista di grande valore, l’uomo che ha guidato la ricostruzione del paese. Sono abbastanza anziano per ricordarmi che molti democristiani sostenevano: senza De Gasperi al governo, la Dc sparisce. Il grande Alcide guidò il suo settimo e ultimo ministero dal 1951 al 1953. Dopo aver fatto per undici mesi il segretario del partito, morì a 73 anni. Ma la Balena bianca non scomparve. Anzi conservò per altri decenni tutto il proprio potere.
Un discorso analogo vale per il leader della Lega, Bossi. Anche lui pare condannato a durare in eterno. Continua a sembrarlo anche in questi giorni, mentre emergono le prime crepe nel suo partito. Pure nella Lega è comparso il cancro correntizio. Per di più Bossi tentenna. Adesso pure lui vuole cambiare la manovra finanziaria. Provo molta ammirazione per l’Umberto. Ha superato una prova fisica durissima. Ed è fatale che voglia restare al potere. Ma neppure Bossi è indispensabile.
Sento dire di continuo che
l’Italia è un paese per vecchi. In settembre il Cavaliere avrà 74 anni. E credo sia il premier più anziano in Europa. Anche il leader leghista non è più un ragazzo: in settembre compirà 69 anni, e inoltre va avanti stringendo i denti.
Qualcuno potrà ribattermi che sono poco più anziano di entrambi. Però io non guido governi né partiti. Dunque l’obiezione non vale. Ma credo che valga tanto per Silvio quanto per l’Umberto.
La conclusione è una sola. E la riassumo in un’affermazione schietta: Berlusconi e Bossi sono ormai al di sotto delle terribili esigenze di questa fase politica. Hanno fatto il loro tempo. Anche per loro è arrivato il momento di cedere il passo ad altri. Se vi sembro troppo aspro, posso tradurre questa convinzione in una domanda. Ma un punto interrogativo non cambierebbe i dati del problema.
E qui si arriva alla seconda cosa da fare. Quando dico che i due big dovrebbero cedere il
passo ad altri, non sto pensando alle opposizioni di centro-sinistra. Penso a politici del centro-destra. Prima di tutto perché è un dovere il rispetto del voto popolare. E poi perché tanto nel Pdl che nella Lega non credo manchino gli uomini e le donne in grado di prendersi sulle spalle, con onore, la successione dei capi storici.
La vera prova di una classe dirigente
A questo punto la palla passa proprio a loro. Ossia alla classe dirigente di centro-destra che è andata formandosi dal 1994 in
poi. Esiste questo gruppo o è soltanto un fantasma? Nemmeno da piccolo ho mai creduto ai fantasmi. Sono convinto che ci sia una seconda linea in grado diventare prima linea. E’ inutile fare dei nomi. Molti di loro sono già ministri o capi dei gruppi parlamentari. E lavorano bene. Sono una classe dirigente a pieno titolo. Devono soltanto liberarsi dal totem di un Berlusconi e di un Bossi necessari da qui all’eternità.
E non ci sono soltanto loro. Da mesi, i giornali scrivono di personaggi della vita pubblica italiana che non si decidono a entrare nell’agone della politica. Ma potrebbero farlo, anche con onore. In questo caso, qualche nome voglio scriverlo. Penso a Montezemolo, a Draghi, a Mario Monti, a Emma Marcegaglia, e ad altri ancora. Sono di sinistra? Credo di no. Potrebbero ben figurare in un esecutivo di centro-destra o al suo fianco? Credo di sì.
Anche loro sanno che il primo dovere, oggi in Italia, è salvare la baracca. Ma bisogna che escano dal guscio. E’ troppo facile restare nella comoda tana di chi consiglia e critica, pur essendo titolare di un potere. Qui rischiamo di continuo il disastro. Come si diceva un tempo? La Patria chiama. Guai a non rispondere all’appello.
 chiaro che l’ultima parola spetta al Cavaliere. Vorrà dirla ? Forse neppure lui lo sa. Anche se il suo governo sta sbandando. E così il rischio aumenta di giorno in giorno, soprattutto per gli italiani senza potere. Immagino che qualcuno mi chieda una previsione. Eccola: Berlusconi farà di tutto, tranne che ritirarsi di sua volontà. Gli auguro di campare cento anni. Ma per l’avvenire del paese dovremo pregare qualche santo che ci aiuti.