
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
C’è questa notizia della pressione fiscale italiana, cresciuta ancora nonostante il fisco nel 2009 abbia incassato di meno, e da ventiquattr’ore ci si interroga sul come e sul perché, ossia: come può essere aumentata ancora la pressione fiscale essendoci un governo che dal ”94 promette di abbassare le tasse e perché, in definitiva, le tasse aumentano nonostante la dichiarata volontà di smetterla di torchiare gli italiani.
• Come stanno le cose?
L’altro giorno l’Istat ha pubblicato i dati. Siamo passati da una pressione fiscale media del 42,9% (anno 2009) a una pressione fiscale media del 43,2% (anno 2010), +0,3%, che sembra in definitiva una piccola cosa, dato che si tratta di una frazione di 1, ed è invece molto perché il peso del fisco era già a livelli generalmente giudicati intollerabili. I giornali hanno pubblicato le classifiche: 1. Danimarca col 49,0; 2. Svezia, 47,8; 3. Belgio, 45,3; 4. Austria, 43,8; 5 Italia e Francia, 43,2. Tutti fanno notare che gli altri dànno però, in cambio di un peso fiscale molto severo, servizi migliori dei nostri. I paesi dove si paga di meno sono, dal basso verso l’alto: Romania, Irlanda, Bulgaria, Polonia, Spagna. Si va dal 28% irlandese al 32,1 spagnolo. In Italia tutto quello che produciamo fino al 10 luglio serve a pagare le tasse, una data che è andata spostandosi nel corso degli anni: era il 20 maggio vent’anni fa e il 2 giugno nel 2000. Naturalmente la ”pressione media” è quella che riguarda tutti. Se si procede per categorie l’operaio con moglie e un figlio a carico arriva al 34,5%, se non ha carichi familiari sopporta il 40,6, se è impiegato con moglie e figlio il 40,7, se è un impiegato single il 44,3 purché il reddito non superi i 35 mila euro lordi l’anno. Elaborazioni della Cgia, il sindacato degli artigiani, che ci avverte inoltre di non credere troppo al 43,2% dell’Istat.
• Paghiamo di più?
Si perché bisogna considerare gli evasori, cioè un reddito sottratto al fisco stimato in 120 miliardi. Chi paga le tasse, sborsa pure per loro e i conti vanno perciò rifatti: secondo la Cgia la pressione vera su chi paga davvero è del 52%. Saremmo perciò primi. Non so cosa diventano questi numeri se ci si mette anche il sommerso, stimato nel 26% del Pil, qualcosa come 400 miliardi di euro.
• Quindi, per pagare meno tasse, bisogna prima di tutto far emergere il sommerso e pigliare gli evasori.
E tagliare la spesa pubblica, cioè gli sprechi. roba non semplice in tutti i sensi, specialmente adesso. Prendiamo il taglio della spesa pubblica: dovrebbero farla i partiti, che vivono di consensi e muoiono di dissenso. Diminuire gli sprechi costa in termini di voti. Inoltre: Luciano Gallino, un eminentissimo, ha scritto qualche giorno fa che il governo, quando ragiona per esempio su Pomigliano, deve pensare anche alla domanda, perché 15 mila persone a spasso significano un taglio netto anche nel giro commerciale. E siamo in un periodo tendenzialmente deflattivo, cioè con i prezzi in discesa. Che accadrebbe se si tagliassero centinaia di migliaia di euro oggi ”sprecati” dalla Pubblica amministrazione, ma tuttavia rimessi in circolo da quelli che li ricevono? Deflazione ancora più spinta, che è un guaio.
• Almeno prendere gli evasori non avrà controindicazioni.
Non è mica detto. Tutto il sistema italiano si basa su un principio non dichiarato e accettato in silenzio da tutti, e cioè che una certa quota di evasione è fisiologica al sistema così com’è. In altri termini: la pressione fiscale è intollerabile perché si sa già che una quota di contribuenti non paga. Bisognerebbe con una mano pigliare i furbi e con l’altra abbassare le tasse. Pigliare i furbi è un problema: la massa dei furbi è formata da commercianti e professionisti che in Parlamento si difendono con lobby potentissime. E portano voti. Se la mano che abbassa le tasse provocasse poi un’ulteriore caduta verticale delle entrate fiscali? Ma c’è un altro punto ancora, e riguarda il Sud.
• Paga meno tasse degli altri?
Purtroppo sì. L’Agenzia delle Entrate stima, per il periodo 1998-2002, che l’imponibile Irap evaso sia nell’ordine del 38% per Sicilia, Campania, Puglia, Sardegna (e addirittura del 48% per la Calabria), mentre sia nell’ordine del 17% in Piemonte, Emilia Romagna, Veneto (e addirittura del 11-12% in Lombardia), in linea con Francia e Germania. Quindi far pagare le tasse al Sud significa affrontare di petto (e finalmente) la Questione Meridionale e, con essa, il controllo criminale dell’economia. Io i nostri governanti delle ultime quattro-cinque legislature non ce li vedo. E lei? [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 30/6/2010]
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