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 2010  giugno 30 Mercoledì calendario

GLI ITALIANI PAGANO LE MULTE, MA SOLO SE VIVONO ALL’ESTERO

Soldi: non si parla d’al­tro. Soldi da pagare al fisco, soldi da restituire alle ban­che, soldi da mettere da par­te, soldi che mancano, soldi che servono. Per difendere i tuoi soldi ti devi guardare da tutti, nemmeno più delle mozzarelle ti puoi fidare, fi­gurati dei vigili, dei parcheg­gi selvaggi, degli ausiliari del traffico, delle strisce blu. Il monte multe, nei bilanci dei comuni, pesa più del gettito prodotto dall’Irpef, facile co­sì il moltiplicarsi dei soliti so­spetti. Solo nel 2008 gli italia­ni si sono visti infliggere più di 12 milioni e mezzo di mul­­te, 1.427 all’ora, 24 al minu­to.
Per questo ogni scusa, stratagemma, trucchetto, amico degli amici, va bene per sfuggire al cappio di que­sta­burocrazia ottusa e perse­cutoria.
Invece all’estero, ma guar­da te, le multe noi le paghia­mo. Ossequiosi e regolari co­me giapponesi. Che invece non le pagano mai. Proprio noi italiani, sempre sospesi tra il dire e il fare, sempre at­tenti a mostrarci peggio di quanto siamo, ci distinguia­mo per eleganza nella capita­le dell’aplomb. Almeno così racconta il Daily Telegraph che tenero con noi non è sta­to mai: dice che i diplomatici accreditati presso la Corte di San Giacomo approfittano da anni dell’immunità di cui godono per snobbare il codi­ce della strada e le multe che fioccano di conseguenza. Il comune di Londra sforna sta­tistiche angoscianti: il debi­to che la casta diplomatica deve alle casse amministra­te dal London Mayor è di 36 milioni di sterline complessi­vi tra multe mai conciliate e pedaggi per il centro mai pa­gati. Tutti morosi meno una: l’Italia.Alla faccia di idee pre­cotte e pregiudizi che ci vo­gliono furbastri in servizio permanente effettivo. Nel­l’elenco delle delegazioni inadempienti reso noto dal Foreign Office la rappresen­t­anza guidata dall’ambascia­tore Alain Economides, cioè la nostra, è uno specchio di civiche virtù.
In Inghilterra i ministri ar­rivano in bicicletta con le mollette a tener fermi gli orli dei pantaloni, i diplomatici invece con auto blu dotate di sala massaggi e buffet, maga­ri con bivacco di scorte al se­guito, segno evidente di asce­sa sociale da esibire. E fosse solo che non pagano il dovu­to. L’immunità, cioè il lei non sa chi sono io, scrive il Daily Telegraph , è stata op­posta ai ficcanaso, almeno in dodici casi, per coprire an­che veri e propri crimini. Un paio di diplomatici sauditi sono accusati di molestie ses­suali e traffico di essere uma­ni, un gambiano è stato incri­minato di taccheggio, un pakistano per minacce di morte, un camerunense di abbandono di minori. Altri dieci gentiluomini, tra cui statunitensi, tedeschi e brasi­liani, sono stati pizzicati a guidare ubriachi peggio di Gascoigne. Senza concessio­ni alla diplomazia.
Tutte le debolezze e tutte le sconfitte sono accettate tranne quella di non avere un soldo in tasca, il mercato, anche nelle multe, provvede a molti a patto di non dover accontentare tutti. Per que­sto gli Usa se ne fregano. So­no loro i morosi numero uno, il corpo diplomatico più parassita e scroccone. La delegazione americana de­ve da sola 4 milioni di sterli­ne di pedaggi automobilisti­ci, congestion charge , mai pa­gati dal 2003 ad oggi, anche se loro dicono che ai sensi dello statuto internazionale non devono nulla a nessuno. Ma l’abitudine all’impunita è una pandemia tra i furbetti del quartierino diplomatico. I russi, per esempio, secon­di, hanno in sospeso con il comune 3,2 milioni di sterli­ne, i giapponesi, che sorrido­no sempre e adesso si capi­sce perché, 2,7 milioni. Fi­nanziariamente stremati dal­la crisi o inguaribilmente fur­bi non si sa. C’è che il Comu­ne è andato al recupero cre­diti scrivendo, a muso duro, alle ambasciate. Ha messo insieme meno di 8mila sterli­ne. Forse ci voleva più diplo­mazia. O forse più italiani.