Massimiliano Gallo, Il Riformista 30/6/2010, 30 giugno 2010
DAI TARICONE PERDONA SAVIANO
Per dirla alla Massimo Troisi, era un bravo ragazzo. Questo sì. Entrato dieci anni fa prepotentemente nelle vite degli italiani. Un po’ come Nicoletta Orsomando, o Edy Campagnoli la prima valletta di Mike Bongiorno. Questo era Pietro Taricone, morto col suo paracadute a soli 35 anni davanti agli occhi della sua compagna e di sua figlia. Un personaggio tv, che è il modo più semplice per entrare in ogni casa del Paese.
Foto Virginia Farneti / LaPresse 18-03-2010 Roma Spettacolo Presentazione della fiction Rai ’’Tutti Pazzi per Amore 2’’ Nella foto l’attore Pietro Taricone Photo Virginia Farneti/Lapresse 18-03-2010 Rome Entertainment Presentation of the fiction ’’Tutti Pazzi per Amore 2’’ In the photo actor Pietro Taricone.
Taricone era il Grande Fratello. Innanzitutto perché partecipò alla prima edizione del reality. E in secondo luogo perché ne divenne presto il protagonista indiscusso. Al punto da diventare un fenomeno di costume. Persino quegli snob del Foglio si innamorarono di lui e misero in prima pagina una rubrica fissa dedicata al guerriero. Perché, in fondo, del guerriero il Taricone non aveva proprio nulla. Ed era questa la sua forza. Era un bravo ragazzo, intelligente, coi bicipiti scolpiti, il sorriso sincero, lo spirito ribelle e un po’ ingenuo. Fu il primo a scopare nella casa del Grande fratello, tirando una tendina, e autocelebrandosi il mattino dopo gridando: «Io so’ Taricone, io so’ ’o guerriero». Fu il primo a spezzare il cuore di una ragazza (Cristina) che poi vinse perché gli italiani vollero darle il contentino. Fu il primo e l’ultimo, al termine del Grande Fratello, a non rispettare le condizioni del contratto e a mandare a quel paese il circo Barnum delle comparsate televisive.
Insomma, un bravo ragazzo. Che è riuscito a sopravvivere alla partecipazione al reality senza farsi rubare l’anima. Poteva prestarsi al ruolo di tuttologo e invece se n’è fregato di tutti e si è fatto la sua vita. Per questo a noi, e a tanti italiani, era simpatico. Non è stato nemmeno il protagonista del Grande Fratello che ha avuto più successo. Luca Argentero, ad esempio, oggi è un attore più o meno affermato, ma in pochi lo associano al reality. L’icona del programma era e sarà sempre lui, Taricone.
Nessun altro concorrente è riuscito a conquistare il pubblico quanto lui. Ci hanno provato in tutti i modi gli inventori del reality a confezionare altri personaggi, ma uno verace come Taricone non l’hanno più trovato.
A noi era simpatico, l’abbiamo detto. Ma non al punto da dire che era diventato un grande attore. Non lo era diventato. Poco importa, però. Così come non era un’icona della lotta anti-camorra, come qualcuno potrebbe dedurre dalle dichiarazioni rilasciate da Roberto Saviano.
Il padre di Gomorra si è affrettato a mettersi davanti alla telecamera e a far sapere che frequentavano lo stesso liceo, a Caserta. E, ovviamente, ha ricordato il povero Pietro per parlare di sé. «Sulla soglia del circo mediatico - sono le parole dello scrittore - seppe prendersi il suo tempo, scegliere il suo percorso, approfittare dell’opportunità avuta per studiare e migliorarsi. Non farsi ferire dalla bile o dalle accuse per il successo che in certe parti d’Italia è la colpa peggiore». Ma di chi sta parlando? E ancora: «Amava volare, perché il cielo non tradisce come ogni paracadutista sa. A tradirlo è stato l’atterraggio, è stata la terra». Roba da schiaffi. E infine il passaggio più patetico che a noi suona fastidiosamente ipocrita: «Soffro per non essere riuscito a ringraziarlo, perché all’indomani delle critiche rivoltemi da Berlusconi, mi difese pubblicamente, cosa non scontata per chi viene dalla nostra provincia. Mi mancherà riconoscere nei sui sguardi e nel suo atteggiamento l’inconfondibile matrice della mia terra, mi mancherà guardandolo ricordare la nostra adolescenza, le manifestazioni a scuola, le gite. Quella vita che lo attraversava e mi contagiava. Addio Pietro, addio guerriero».
Saviano si è preso la scena anche stavolta. Vabbè, ormai ci stiamo facendo l’abitudine. Invece noi Pietro Taricone preferiamo ricordarlo quando girava in mutande strafottente nella casa del Grande Fratello canticchiando ’O latitante, una delle canzoni cult della camorra. Non perché fosse un criminale, sia chiaro. Ma perché era un motivetto in voga allora, che in tanti intonavano al mattino sotto la doccia o facendosi la barba. Perché non si prendeva tanto sul serio, ’o guerriero. Perché forse, oggi, ascoltando tutti questi peana si sarebbe girato e avrebbe detto ridendo: «Oh, a leggere questi pareva che fossi il presidente della Repubblica».
Perciò ci piacevi, Tarico’.