ANTONIO DIPOLLINA, la Repubblica 30/6/2010, 30 giugno 2010
UNA SECONDA VITA DOPO IL REALITY COS ´O GUERRIERO USCITO DAL GRUPPO
Centinaia di concorrenti di reality in un decennio. Cinque, forse sei ne sono usciti guadagnandosi una carriera successiva di buon livello. Lui era il capo, l´esempio o qualcosa di simile. Il primo della striminzita pattuglia. una di quelle rare occasioni in cui ci si può dividere senza traumi particolari: liberi milioni di telespettatori di ricordarlo come ´o guerriero - definizione di cui Taricone rise assai negli anni, ma sempre a modo suo. Liberi altri di ricordarlo come quello che si sfilò dal giro, seppur in maniera controversa, magari impulsiva o magari pensandoci troppo, con ambizioni sempre difficili da termoregolare con l´esistenza vera. Una volta fuori dalla Casa rifiutò di andare alla festicciola televisiva di Costanzo, ma con Costanzo fece il più clamoroso talk-show in prima serata della storia recente, un "Uno contro tutti" da dieci milioni di telespettatori: come se tutto il popolo televisivo si fosse messo quella sera a fare i conti e il punto della situazione per suo tramite. Fino ad arrivare molti anni dopo a quella sera a "Matrix", in cui fece saltare la mosca al naso a Mentana medesimo, rifiutando anche lì il gioco di tornare sul passato e raccontare ancora di quella volta che tirò la tenda e si sdraiò con Cristina contro il termosifone, a simboleggiare un amore caldo finché qualcuno paga il gasolio.
Rise anche di quello e ne parlò male, rinnegando tutto quello che poteva, Taricone. E anche qui con l´aria un po´ così, che poi chissà. I tifosi anti-reality che speravano arrivasse a vincere l´Oscar pur di vederlo accanirsi vieppiù contro il suo passato avevano un´interpretazione comodissima: quella del Taricone che usò il Grande Fratello come un taxi per la popolarità, la sicurezza e la luce del sole, un viaggio che fai, finché arrivi, paghi e scendi e non ricordi nemmeno se il tassista era bianco o nero. E anche quel suo assoggettarsi subito alle regole di quella folle e nuova tv chiusa dentro una Casa (bisogna fare sesso? Subito, dopo due giorni, e poi magari parliamo anche d´altro. Che problema c´è?), le istanze verso chissà quali suggestioni, provando un giorno a spiegare agli altri della Casa che Nietzsche non intendeva il superuomo come Rambo ma era tutta un´altra cosa, e raccontando tutto questo esponendo bicipiti d´autore alle folle.
Indefinibile, inclassificabile, purtroppo per sempre, in quello che è uno dei più tristi finali in zona televisione. Comunque un capofila per sempre, per i motivi detti, per le decine di altre storie da concorrenti di reality che invece non si sono staccate dalla routine nemmeno per sbaglio. Per tutti quelli andati a irrorare quella che lui, di fronte al giornalista decisamente anti-reality, definì «squallida melassa che attraversa tutti i palinsesti». A ben vedere, la sua evoluzione verso la carriera di attore ha un andamento tranquillo e quasi conseguente: dignitosissimo interprete di fiction tv, ideale per ruoli come quelli de "La squadra", con margini di crescita evidente e un´età da potersi permettere il passo migliore, finché il destino non ti prende a schiaffi. Cuore d´oro con impulsività tipica del suo meticciato da centro-sud, leggende su scenate forti e gesti nobili, il colpo di condividere la vita con una delle più belle ragazze mai arrivate in Italia da terra straniera. Tutto e anche un po´ il contrario, Piroso che lo chiama a gestire uno strampalato spazio informativo-filosofeggiante (titolo: "Pietro la notizia") nel programma del venerdì sera sarebbe, in teoria, il contrario della ricerca bruciante di adrenalina via lanci dal cielo. Ma aveva tutto il tempo per raddrizzare quello che voleva e non se ne curava più di tanto, giustamente. Soprattutto non faceva pesare pressoché a nessuno quello che faceva e pensava, o almeno nessuno da questa parte dello schermo aveva mai avvertito niente di simile. Era una storia con pochi confronti, quella di Pietro, che non disturbava nessuno e che proprio per questo mancherà ancora di più.