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 2010  giugno 30 Mercoledì calendario

IL GIORNO PI LUNGO DI MARCELLO "MANGANO EROE, CONDOGLIANZE AL PG" - MILANO

La sua non è, e lo sa bene, la parte del "buono". Ma è con il piglio dell´attore consumato che Marcello Dell´Utri, nel quartier generale di via Senato a Milano, racconta la sua giornata da fresco ri-condannato per mafia (concorso esterno). Ad Antonino Gatto, il magistrato che ha retto l´accusa al processo d´appello di Palermo, annuncia una telefonata: «So che si è detto stupito dalla sentenza. Lui diceva ai giudici di entrare nella storia, ma il capitolo storico almeno con me è definitivamente chiuso». Si blocca, sorride: «Farò le mie condoglianze al procuratore generale». Risate in platea, da parte di non pochi sostenitori.
Elegante, gentile, gelido, il senatore non dà il meglio di sé quando recita il «copione» dell´attacco della magistratura «dopo che siamo scesi in politica». Non apprezza nemmeno le puntualizzazioni del cronista, sul fatto che già 27 anni fa, in un rapporto della Criminalpol milanese, si parlasse non bene di lui e di Mangano. I «pezzi forti» di ieri mattina sono altri: innanzitutto, il racconto di un presagio. Dell´Utri è in bagno, è mattino, è presto. Ha l´intuizione: capisce che non si metterà bene. E come? «Mi stavo sbarbando, cercando di stare tranquillo, poi ho pensato a Palermo e mi sono tagliato un po´. C´era questo tagliettino, forse si vede ancora... e allora ho capito che sarei stato condannato».
Questo «tagliettino» fa casualmente rima con «contentino», e cioè con l´idea che ieri «alla procura palermitana è stato dato un contentino». Cosa che non sconvolge il senatore, il quale prova anzi una «grossa soddisfazione perché», grazie alla «sentenza pilatesca», vede un cambiamento: «Finalmente la smettiamo con questo discorso della mafia, delle stragi, della politica. Andassero a cercare se veramente ci sono, e probabilmente ci sono, i responsabili di quel periodo tremendo della storia del nostro Paese che ancora stiamo vivendo. Aver dato una spazzata a quella macchinazione è importante».
Nel seminterrato del signorile palazzo, sotto il simbolo del «Circolo del buon governo», c´è da chiedersi quanto venga naturale questa teatralità al senatore, che all´improvviso cambia marcia: «No, non passo alla storia. Accostare le bombe alla stagione politica era assurdo e demenziale». E di sedici anni d´indagini e di due processi che cosa resta? Niente più di «una banale condanna, e il perché - allarga le braccia - non l´ho capito neanch´io».
La «banale condanna» a sette anni (quattro meno della richiesta dell´accusa, due di "sconto" rispetto al primo grado), riguarda dunque la vita di Dell´Utri sino al ”92. Vale a dire, prima di Tangentopoli e della nascita di Forza Italia. C´entrano le sue antiche "relazioni siciliane": per lui sono fatti da «preistoria, le antenne, la Standa, non hanno con me nessun riferimento». L´eterno ritorno del fantasma di Mangano (morto dieci anni fa) diventa, in questo quadro, il suo vero cavallo di battaglia. Mangano era un vero boss di Cosa Nostra e, da giovane, era "salito" da Palermo al Nord. Nella stagione dell´Anonima sequestri abitava ad Arcore, in una dependance della villa di Silvio Berlusconi. Ma: «Lo ribadisco, Mangano è il mio eroe. Lo è per me. Se prendete i Fratelli Karamazov - cita Dell´Utri - un personaggio viene presentato così: " un furfante, ma è il mio eroe". Non voglio scomodare Dostoevskij, ma vedete, Mangano era malato e detenuto, e siccome era stato ad Arcore, con noi, avrebbe potuto inventare qualsiasi cosa. E uscire di cella. Ma s´è rifiutato di accusare ingiustamente delle persone corrette e perbene. Che gli eroi siano Borsellino, Falcone, Pietro Micca e non so chi altro, non c´è dubbio, c´è bisogno che lo diciamo? ´ Io lo so, ma per me lo è anche Mangano, e forse al suo posto non avrei resistito».
Il futuro è per Dell´Utri da ieri forse un po´ meno ostile: «Ora aspetto con animo molto fiducioso la sentenza della Cassazione. Un giudice fuori da Palermo si troverà... uno che dica: "Ma che cavolo avete fatto finora, in tempo perso e sofferenze date alle persone?". Questo dovrebbe dire - parole di Dell´Utri - un giudice pienamente sgombro da condizionamenti». Un magistrato insomma, che - come lui - non tema di pensare a Mangano come a un eroe dei nostri tempi.