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 2010  giugno 30 Mercoledì calendario

TUTTI FRATELLI IN UN’EUROPA VERDE

L’Europa è chiamata a fronteggiare numerose crisi: una energetica, con attività che consumano più risorse di quante la natura possa fornirne; una ambientale, con cambiamenti climatici che richiedono mutamenti radicali nei modi in cui produciamo e consumiamo energia; una economica e finanziaria che limita la capacità di trovare soluzioni in tempi rapidi.
Tuttavia, queste crisi offrono anche delle opportunità. Lo sviluppo di fonti di energia alternative e sostenibili e di tecnologie «verdi» è la chiave per una nuova rivoluzione industriale, basata sullo sviluppo sostenibile e su innovazioni tecnologiche che ci aiuteranno a uscire dalla crisi economica. Ma l’Europa sceglierà di giocare un ruolo attivo nella prossima rivoluzione industriale o si accontenterà di seguire la via tracciata da altri?
L’Europa ha bisogno di una politica energetica comune per garantire ai cittadini l’accesso all’energia a prezzi stabili e ragionevoli, per mantenere la propria competitività industriale, per promuovere uno sviluppo sostenibile e la transizione a una società a basso tasso di emissioni di carbonio, per assicurare la sicurezza nelle forniture.
Nonostante un aumento dell’attività regolatrice mirata a dar vita a un ampio mercato europeo dell’energia e a combattere i cambiamenti climatici, l’Ue ha faticato a sviluppare una politica comune. Allo stesso tempo, le soluzioni nazionali adottate dagli Stati membri si sono dimostrate inadeguate rispetto all’obiettivo e hanno aumentato il rischio di risposte divergenti e anche conflittuali di fronte a sfide comuni. Per superare gli ostacoli e i dubbi sulla capacità dell’Ue e dei suoi membri di fronteggiare insieme queste sfide, occorre un nuovo approccio, orientato a una solidarietà e a un’integrazione più profonde. Le questioni energetiche non hanno a che fare solo con l’ambiente e la liberalizzazione del mercato: per questo sono necessarie regole specifiche e un approccio economico, politico e strategico globale.
La creazione in Europa di uno spazio regolativo unico, coerente e integrato per l’energia richiede una serie di misure. Il processo di liberalizzazione deve poter fare affidamento su una rete energetica su scala europea efficiente e adeguata. Devono anche essere messi in atto meccanismi di prezzo in grado di correggere il mercato, quando si dimostra incapace di definire un prezzo dell’energia socialmente accettabile, ma che consentano agli operatori di realizzare gli investimenti necessari.
La diversificazione del mix energetico dell’Europa deve essere poi incoraggiata attraverso un maggiore sostegno alla ricerca e allo sviluppo di nuove tecnologie «verdi» e facendo più affidamento sulle energie rinnovabili. Queste tecnologie richiedono consistenti investimenti. Il che significa che l’Ue deve disporre di risorse finanziarie indipendenti e autonome, incluso il potere di imporre tasse su determinati beni e tipologie di produzione, al fine di finanziare progetti di interesse comune.
Per fare sì che nessun Paese terzo possa mettere in atto riduzioni mirate dell’offerta di energia, l’Ue deve sapersi presentare come un’interfaccia unica nelle relazioni con i partners, siano Paesi produttori o di transito. Il che deve includere la capacità di mettere a disposizione le risorse in modo congiunto, se necessario. In caso di grave crisi energetica, devono essere disponibili riserve strategiche comuni e distribuite con spirito di solidarietà.
L’Europa ha a disposizione varie opzioni per far fronte a queste esigenze cruciali. La più radicale, ma anche la più promettente, è dare vita a una Comunità Europea dell’Energia, con regole e metodi propri. Sulla scia del difficile processo di revisione dei trattati, è possibile che non tutti gli Stati dell’Ue siano pronti a incamminarsi su questa strada. In questo caso gli Stati che volessero fin da ora andare avanti devono poterlo fare. Un simile approccio differenziato è stato usato, in passato, per compiere grandi balzi in avanti nel progetto europeo, come la creazione dell’area Schengen e della moneta unica.
Una politica energetica comune, ovviamente, non sarà realizzata da un giorno all’altro e ci vorrà tempo per dare corso al dibattito che richiede. Ma l’Europa non può permettersi di attendere all’infinito. Gli sforzi per costruire una politica comune coerente ed efficace devono essere messi in atto da subito. Cosa che può essere fatta sviluppando alcuni elementi di quella politica, senza ulteriori ritardi, preferibilmente nel quadro di una «cooperazione rafforzata», secondo quanto previsto dall’articolo 20 del Trattato sull’Ue.
Ecco alcune delle azioni prioritarie per gli Stati che volessero andare avanti: sviluppare strumenti economici per finanziare progetti comuni di ricerca e sviluppo sulle energie alternative; strutturare la cooperazione sulle reti energetiche su scala europea; costituire gruppi d’acquisto per il petrolio e il gas in modo da facilitare gli approvvigionamenti con fornitori esteri, rafforzando così la politica estera dell’Ue in quel campo. Anche se possono sembrare di tipo tecnico, questi passi condurranno a cambiamenti decisivi, aprendo la via a una maggiore cooperazione e solidarietà in campo energetico.