Valerio Cappelli, Corriere della Sera 30/6/2010, 30 giugno 2010
FONDAZIONI LIRICHE, IL DECRETO LEGGE
Il decreto della lirica è legge. Stavolta niente barricate, come se la strada fosse già segnata. Dopo lo scontro di 25 ore alla Camera, giovedì scorso, per l’ostruzionismo dell’Italia dei valori, ieri ne sono bastate poco più di due al Senato per approvare il decreto del ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi: «Una riforma che salverà dal fallimento la lirica». Votanti 265: favorevoli 150, contrari 112, 3 gli astenuti. In una Roma addormentata, negozi chiusi e atmosfera natalizia fuori stagione nel giorno di San Pietro e Paolo, nell’ultimo giorno utile per evitarne il decadimento, il mondo dell’opera dopo 42 anni ha una nuova legge. Sono stati due mesi di aspre polemiche, l’iniziale «no» del presidente Napolitano, gli scioperi a raffica, la denuncia di declassamento di alcuni teatri, il sindacato diviso all’ultimo, gli emendamenti di una parte dell’opposizione accolti, marce indietro e passi avanti. solo la prima puntata, quella dei principi ispiratori. Il riordino sistematico del settore, che determinerà la vita delle singole 14 Fondazioni lirico-sinfoniche, è demandato ai regolamenti che, su proposta del ministero, dovranno essere emanati entro 18 mesi dalla data di conversione in legge. [...]
Tutte le Fondazioni, dimostrando efficienza e corretta gestione, possono avere quell’autonomia che, nella prima stesura del testo, veniva riconosciuta solo alla Scala e all’Accademia di Santa Cecilia. Per evitare le indennità che fanno impennare i bilanci (ora il 70 per cento delle risorse è assorbito dalle spese del personale) cambiano le regole della contrattazione collettiva, che dovrà essere sottoscritta dall’Aran (l’organismo che si occupa dei negoziati nella pubblica amministrazione) e dai sindacati più rappresentativi. Passi avanti sulle spine degli integrativi: a due anni dall’entrata in vigore del decreto, sono riconosciuti solo in casi di pareggio di bilancio, «fatti salvi i diritti acquisiti. In ogni caso, gli integrativi in contrasto con i principi del decreto, dovranno essere ricontrattati». Turn over: «Dal 2012 le assunzioni a tempo indeterminato saranno limitate al turn over del personale, sempre a tempo indeterminato, che nell’anno precedente ha lasciato il servizio. Gli "aggiunti" non possono superare il 15 per cento dell’organico». I ballerini vanno in pensione a 45 anni (e non più a 52). Per i prossimi due anni, però, quelli a tempo indeterminato che hanno raggiunto o superato l’età pensionabile «possono esercitare l’opzione per restare in servizio, rinnovabile annualmente».