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 2010  giugno 30 Mercoledì calendario

PER GLI ISTITUTI ITALIANI RISCHIO DA 25 MILIARDI

Le prime tre banche italiane, Intesa Sanpaolo, Unicredit e Monte dei Paschi di Siena, nel peggiore scenario possibile, cioè di un grave inasprimento della crisi (la tanto temuta recessione a W), potrebbero avere necessità di capitali, tra quest’anno e il 2011, per un totale di 25 miliardi di euro. Il dato che a prima vista può far tremare i polsi a investitori e risparmiatori, è in realtà migliore della media europea, calcolata su 25 big della finanza nel Vecchio Continente. E tiene comunque conto della peggiore situazione immaginabile di crisi.
Gli stress test, le simulazioni che mettono alla prova la solidità patrimoniale degli istituti europei, verranno resi noti solo dopo la prima metà di luglio, ma già cominciano a filtrare le prime indiscrezioni sui loro risultati. Fonti bancarie hanno riferito a La Stampa, il dato aggregato sulle prime tre banche italiane, emerso dagli stress test che sono stati condotti tra marzo e aprile dal Cebs. Ovvero dal Comitato dei supervisori europei sul sistema bancario, un ente regolatorio pan-europeo con base a Londra, che opera su mandato dei governi dell’Ue.
Sul tema il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, già nelle sue considerazioni finali aveva cercato di sgombrare il campo a ogni allarmismo. «Le nostre analisi di stress - si legge a pagina 15 delle considerazioni finali - mostrano che, anche con ipotesi sfavorevoli in linea con quelle adottate negli esercizi condotti a livello internazionale, quali una crescita del Pil nel 2010-11 di 3 punti inferiore alle stime correnti, in Italia il rispetto dei requisiti minimi regolamentari, la stabilità finanziaria non sarebbero in discussione».
Un dato che sembra incoraggiare il nostro sistema bancario arriva, poi, dagli analisti di Jp Morgan, secondo cui la necessità delle banche italiane di rifinanziare il debito rappresenta solo il 7% del fabbisogno totale di rifinanziamento degli istituti di credito europei. Secondo la banca d’affari Usa, il debito in scadenza di Unicredit sarebbe distribuito in 23 miliardi nel 2010 e 36 miliardi nel 2011, per Intesa Sanpaolo sarebbe di 27 miliardi nel 2010 e di 37 miliardi nel 2011. Mentre gli analisti di Citigroup, nel caso di uno scenario moderatamente ribassista con i bond governativi greci svalutati del 40%, quelli portoghesi del 15%, quelli irlandesi del 10% e quelli spagnoli e italiani del 5%, ritengono che Unicredit avrebbe bisogno di nuovi capitali per 1,242 miliardi, mentre per Intesa Sanpaolo Citi non ravvisa necessità di nuovo capitale. Situazione ben peggiore, invece, per altri istituti europei, a cominciare dalla tedesca Commerzbank, che secondo Citi, avrebbe bisogno di nuovi capitali fino a 13 miliardi nello scenario ribassista, mentre la National Bank of Greece fino a 5,8 miliardi. Tra le altre banche che potrebbero aver bisogno di nuovo capitale, la francese Crédit Agricole avrebbe necessità fino a 4,7 miliardi e la belga Kbc fino a 1,2 miliardi.
A tenere vivo il dibattito sugli stress test c’è, poi, la notizia che i ministri dell’Economia del 27 Paesi Ue chiederanno al Cebs di allargare da 25 a 70-120 la platea delle banche europee da sottoporre agli stress test. Così da dare un’idea più ampia del grado di resistenza del sistema finanziario sia a livello nazionale che regionale. Secondo il Fondo monetario internazionale, per esempio le casse regionali tedesche, le Landesbanken, dovranno probabilmente svalutare 143 miliardi di dollari per gli anni che vanno dal 2007 al 2010. Mentre, le casse di risparmio spagnole potrebbero aver bisogno di prestiti per oltre 10 miliardi di euro. Altre questioni sul tappeto, che i ministri finanziari dell’Ue dovranno discutere, sono i rischi legati al debito sovrano di Grecia, Portogallo e altri Stati europei. Rischi di cui gli stress test dovranno, prima o poi, tenerne conto.