Rupert Cornwell, il Fatto Quotidiano 1/7/2010;, 1 luglio 2010
LA NUOVA MATA HARI NELLA PICCOLA GUERRA FREDDA
Il sipario e’ calato sabato scorso in un soffocante pomeriggio di inizio estate al centro di Washington. L’anno era il 2010, ma sembrava che la guerra fredda non fosse mai finita. L’agente dell’Fbi sotto copertura che si spacciava per un funzionario russo e il presunto dipendente di una agenzia di viaggi, Mikhail Semenko, si sono incontrati all’angolo di una strada a sei isolati dalla Casa Bianca scambiandosi le solite parole d’ordine: ”Ci siamo per caso conosciuti a Pechino nel 2004? Sì, è possibile, ma credo che ci siamo conosciuti a Harbin”. Archiviate le formalità, hanno cominciato a parlare delle apparecchiature di trasmissione ed infine l’agente sotto copertura ha passato a Semenko una busta contenente 5.000 dollari avvolta in un giornale. Il pacchetto doveva essere piazzato in un posto convenuto del parco di Arlington il giorno seguente.
Semenko ha seguito le istruzioni. Nel giro di poche ore è stato arrestato unitamente ad altre nove persone tutte domiciliate nella zona nord-orientale degli Stati Uniti. Gli arrestati sono stati accusati di far parte di una rete spionistica russa. L’operazione non è stata condotta in modo affrettato se si pensa che alcuni dei presunti agenti vivevano negli Stati Uniti dai primi anni ”90 quando il cadavere dell’Unione Sovietica era ancora caldo. La maggior parte dei sospetti avevano assunto una identità americana. Avevano famiglie americane, lavoravano in America e avevano figli americani. Erano i classici esponenti del ceto medio che vive fuori città, nelle zone residenziali, e che è imbevuto dei classici valori americani: Dio, famiglia e, magari, una casa di proprietà.
Prendiamo ad esempio Richard e Cynthia Murphy. Vivevano con le due figliolette nella cittadina di Montclair, una dozzina di miglia ad ovest di New York, in una bella casa con un giardino ben curato, il prato con l’erba sempre tagliata di fresco e con meravigliose ortensie. La bella casa, tuttavia, qualche problema con i capi di Mosca lo aveva creato. I Murphy volevano comprarla: ”naturale evoluzione della nostra lunga permanenza qui”, avevano spiegato allo Svr, il servizio segreto russo intercettato dall’Fbi. Era un modo pratico per risolvere il problema della casa e, avevano aggiunto, un bel modo ”per apparire come gli altri in una società che attribuisce un gran valore al fatto di possedere la casa in cui si vive”. Ma il servizio segreto russo aveva risposto picche forse per paura che i Murphy si americanizzassero in misura eccessiva.
Gli ”illegali” – così sono stati definiti dall’Fbi – si richiamano ad una delle grandi tradizioni dello spionaggio: quella degli agenti ”in sonno” che operano senza copertura diplomatica. Gli ”agenti in sonno” hanno lasciato un segno duraturo nella storia dello spionaggio. Come non ricordare Rudolf Abel, che dirigeva una grossa rete spionistica negli Stati Uniti e che fu arrestato nel 1957, dopo essersi sempre finto un artista? O Peter e Helen Kroger, apparentemente innocui mercanti di libri antichi che vivevano nei pressi di Londra e che furono smascherati nel 1961 dopo aver passato ai russi importanti segreti navali? Ma con il tempo lo spionaggio è cambiato. Prima microfilm e nascondigli convenuti erano all’ordine del giorno. Nell’attuale vicenda i dati criptati, oggi chiamati ”radiogrammi”, possono essere ricevuti da una apparecchiatura sintonizzata su una particolare frequenza. Ma la rete appena smantellata impiegava anche le più moderne tecnologie in materia di comunicazione tra laptop e reti speciali nonchè la cosiddetta steganografia che consente di nascondere i dati in una immagine apparentemente innocente sul monitor di un normale computer. E non di meno, stando alle prime indicazioni, si ha la sensazione che questo manipolo di ”agenti in sonno” non passerà alla storia della seconda più antica professione del mondo. E non ditemi che non sapete quale è la prima! Tuttavia Semenko rientrava in una categoria leggermente diversa e lo stesso dicasi per Anna Chapman, la decima persona arrestata. Ventottenne, divorziata, vagamente somigliante ad una conturbante campionessa di tennis russa, è stata così descritta dal New York Post: ”una affascinante 007 in gonnella, dai capelli rossi incendiari che faceva la spola tra i party per vip e gli incontri segreti nella zona di Manhattan”. Secondo i verbali del tribunale, Anna Chapman ha incontrato per dieci volte e sempre di mercoledì un funzionario russo in diversi locali pubblici di New York – dalla libreria Tribeca ad un caffè di Times Square – trasmettendogli informazioni mediante una rete privata wireless. Il suo avvocato insiste sul fatto che non è pericolosa, ma l’accusa ribadisce che è un’agente russa ”altamente addestrata” e ”abilissima nel mentire” e per questa ragione non gli deve essere concessa la libertà su cauzione. Inoltre Anna Chapman e Semenko hanno conservato l’identità russa, a differenza degli altri otto di cui probabilmente non conosceremo mai i veri nomi. Chiunque abbia visto Il giorno dello sciacallo saprà quanto è facile per il servizio segreto russo entrare in possesso del certificato di nascita di un americano o un canadese morto. Sembrerebbe che Semenko e Anna Chapman siano stati gli agenti di collegamento tra gli altri otto e i russi. L’eventuale capo – sempre che ce ne sia stato uno – dovrebbe essere l’undicesimo membro del gruppo, un certo Christopher Metsos che viaggia con passaporto canadese e che sarebbe stato arrestato nelle ultime ore a Cipro. Metsos era sotto sorveglianza ad opera dell’FBI almeno dal 2004. Il gruppo dovrebbe essere solo ”la punta dell’iceberg”. Se dobbiamo credere all’ex ufficiale del Kgb Oleg Gordievsky, ci sarebbero negli Stati Uniti da 40 a 50 ”coppie in sonno” al servizio dello Svr. La domanda è semplice: questo investimento a lungo termine è stato redditizio? Sembrerebbe di no. In realta’ non sono mai state trasmesse informazioni top secret tanto che gli 11 non sono nemmeno accusati di spionaggio, ma semplicemente di non aver comunicato ufficialmente il loro incarico di agenti di un governo straniero, un reato che comporta una pena massima di cinque anni di reclusione. Ormai troppe cose sono cambiate e la maggior parte delle informazioni, come ammette un funzionario dei servizi, sono di dominio pubblico. Ma, come afferma l’Fbi, i servizi russi erano alla caccia di ”informazioni rivelate in privato da fonti vicine al governo e ai principali consulenti dell’amministrazione”. Ma non siamo in presenza di una mania esclusivamente russa. E’ stata proprio l’ossessione del governo Bush per le informazioni fornite dai servizi segreti, per inaffidabile che fosse la fonte, a trascinarci in una guerra disastrosa in nome di inesistenti armi di distruzione di massa.