PIERGIORGIO ODIFREDDI, la Repubblica 1/7/2010, 1 luglio 2010
BENVENUTI A LINDAU DOVE IL GENIO PARLA CON TE
Una persona normale, non eccezionalmente dotata, ha molti modi per infliggersi del male da sola. Se vuole sentirsi brutta e sgraziata, può andare alle sfilate di moda e contemplare modelle veneree e modelli apollinei. Se vuole sentirsi goffa e impedita, può assistere ai campionati del proprio sport o gioco preferito e osservare i fuoriclasse in azione. Se vuole sentirsi ignorante e deficiente, in senso letterale, può recarsi a Lindau tra giugno e luglio e ascoltare i premi Nobel che vi affluiscono a frotte ogni anno.
Dal 1951, infatti, in questa deliziosa cittadina tedesca, situata sull´altrettanto delizioso lago di Costanza, nel punto in cui convergono Germania, Austria e Svizzera, si tengono dei meeting caratterizzati, appunto, da un´inusuale concentrazione di premi Nobel. Tutto nacque nel 1950, quando due medici locali pensarono di organizzare un convegno "con qualche grosso nome", per rompere l´isolamento in cui la regione ancora stagnava dopo la guerra.
I due chiesero una sponsorizzazione al conte Lennart Bernadotte, che sul lago possedeva addirittura un´isola, ma questi fece di meglio. Egli era infatti imparentato con la famiglia reale svedese: anzi, suo nonno era il re Gustavo V, che esattamente cinquant´anni prima aveva personalmente consegnato i primi Nobel della storia. Il conte non ebbe dunque difficoltà a contattare il comitato di Stoccolma, e nel 1951 sette vincitori del premio per la medicina parlarono di fronte a 400 medici locali.
Visto il successo dell´iniziativa, Bernadotte decise che si poteva continuare, alternando ogni anno convegni nelle tre discipline scientifiche premiate con il Nobel: fisica, chimica e medicina. L´altra caratteristica dei meeting, e cioè l´inusuale apertura agli studenti, fu introdotta poco dopo, nell´incontro del 1953 dedicato alla fisica. Nei cinquant´anni successivi l´appuntamento a Lindau divenne una tappa obbligata per i vincitori vecchi e nuovi del più prestigioso premio del mondo, e la lista dei partecipanti ai meeting sul lago è ormai diventata indistinguibile dall´indice dei nomi di un´ipotetica storia della scienza contemporanea.
Nel 2000, per il cinquantesimo anniversario della manifestazione, ci fu il primo meeting interdisciplinare: questa volta i Nobel non furono "solo" una dozzina, come di norma negli anni precedenti, ma alcune decine, in tutte e tre le materie. Un secondo meeting dello stesso genere fu tenuto nel 2005, e in questi giorni si sta tenendo il terzo. Che, naturalmente, ha battuto tutti i record: 59 premi Nobel provenienti da 12 paesi, e 675 laureandi, dottorandi e dottorati arrivati da 68 nazioni.
La parte del leone la fanno naturalmente gli Stati Uniti, con 24 Nobel e 93 studenti. Ma anche l´Italia è presente, con Carlo Rubbia e 11 ragazzi e ragazze.
I giovani uditori hanno dovuto superare una dura selezione. Per poter far domanda, dovevano appartenere al 10 per cento superiore delle proprie classi, avere il "supporto inequivocabile" del relatore di tesi o di qualche pezzo da novanta scientifico, e non esser mai stati a precedenti edizioni dei meeting. Si può immaginare che, tra i 20.000 che hanno fatto domanda, abbiano potuto rimanere esclusi anche dei bei cervelli: il caso più eclatante del passato è quello di Klaus von Klitzing, che si diverte a raccontare di essere stato rifiutato da studente, e di aver dovuto aspettare di vincere il Nobel per essere invitato.
Dunque, una persona normale a Lindau si sente una nullità non soltanto nei confronti degli attempati luminari con una folgorante carriera alle spalle, ma anche dei baldanzosi giovani con un radioso futuro scientifico di fronte a sé. L´unica consolazione è che qui nessuno fa il galletto: nemmeno i Nobel. I quali, per una volta, non si trovano sotto i riflettori come star solitarie o isolate. Bensì, sono circondati da propri simili, dai quali a volte sono addirittura snobbati!
Anche fra i Nobel, infatti, ci sono graduatorie. Ad esempio, fra chi ha fatto scoperte memorabili di interesse generale, alle quali ha legato il proprio nome, e chi ha risolto problemi tecnici, che solo gli addetti ai lavori conoscono. O fra chi il premio l´ha dovuto condividere con altri, o l´ha ricevuto in tarda età. O fra chi è uno specialista, e chi è un eclettico, che avrebbe brillato in qualunque campo: ad esempio, il chimico Manfred Eigen, che è pure un pianista da concerto, o Robert Horvitz, che prima di diventare biologo si era laureato sia in matematica che in economia.
Per tutti questi motivi, a Lindau anche i Nobel si siedono modestamente fra gli studenti a sentire i colleghi, e non solo quelli della propria materia. Ovviamente, ne vale la pena! Soprattutto la mattina, quando una serie di conferenze plenarie fa il punto della situazione in fisica, chimica, biologia e medicina. A partire dalle ricerche premiate lo scorso anno, i cui titolari si godono fino a dicembre la felice qualifica di "vincitori in carica".
Ed è toccato proprio a due di loro, la chimica israeliana Ada Yonath e il medico statunitense Jack Szostak, aprire le cerimonie il 28 giugno, con due relazioni sul funzionamento dei ribosomi e sull´origine della vita. Le loro parole hanno scandito grandi domande, che la scienza non è certo l´unica a fare. Ma hanno anche avanzato grandi risposte, che solo la scienza è in grado di dare. In particolare, Szostak ha mostrato come i due ingredienti fondamentali del processo vitale, e cioè la divisione della membrana e la copiatura del materiale genetico, possono avvenire spontaneamente in maniera puramente fisico-chimica, senza far intervenire la biologia.
Mentre la mattina è dedicata a una serie lineare di lezioni indirizzate a tutti gli uditori di buona volontà, il pomeriggio si ramifica in molte sessioni parallele, riservate a pochi apprendisti di ottima qualità. Ciascuno fa la sua scelta, sulla base della curiosità e dell´interesse, e ce n´è veramente per tutti i gusti: la chimica atmosferica, l´ottica quantistica, l´evoluzione morfologica, il trasporto del colesterolo, la materia e l´energia oscure, la radiazione di fondo, le degenerazioni maculari degli occhi, addirittura i fondamenti fisici dell´armonia in musica (con tanto di esibizione di un soprano).
Sempre nel pomeriggio, oltre alle varie sessioni specialistiche, si tengono anche tavole rotonde con una mezza dozzina di cervelloni, di nuovo sugli argomenti più disparati, ma a più ampio respiro: l´impatto della fisica e della chimica sulla biomedicina, le aspettative sugli esperimenti del Cern, i problemi energetici e la sostenibilità, via via fino a "ciò che significa essere scienziati".
Come si può immaginare, dopo giornate così intense, la sera c´è bisogno di un po´ di svago. Il che non esenta dall´ascoltare un paio di discorsetti, da parte di qualche ministro, o della contessina Bettina: quest´ultima, subentrata nel 2008 alla contessa Sonja, che nel 1987 era subentrata al conte Lennart, perché anche i nobili mecenati invecchiano e muoiono. Ma poiché da giovani ballano, la contessina e suo fratello hanno aperto le danze dopo la cena di apertura, in cui ogni Nobel sedeva a un tavolo separato, attorniato dagli studenti.
Alla fine, ai lati del salone si sono formate due lunghe code: da una parte gli studenti, ciascuno munito di una rosa, e dall´altra le studentesse. Mentre l´orchestra suonava una polacca, le code si sono unite ordinatamente, formando accoppiamenti a catena. Visto il background scientifico degli studenti, molti ci avranno visto una metafora del meccanismo di replicazione del Dna. Una buona parte avrà sperato di concludere fisicamente, chimicamente o biologicamente la serata col proprio complemento. Ma almeno qualcuno avrà sognato di poter ballare un giorno un altro gran ballo: sempre circondato da premi Nobel, d´inverno a Stoccolma.