Massimo Nava, Corriere della Sera 01/07/2010, 1 luglio 2010
VENDONO I PUNTI DELLA PATENTE I NUOVI MISERABILI DI FRANCIA
Punti patente in vendita. E’ uno stratagemma per arrivare alla fine del mese. Una pacchia per l’automobilista indisciplinato e un «sussidio» in tempi di crisi. «Vendonsi punti»: l’annuncio compare in rete di frequente, tanto che il prezzo di un punto è sceso da 300 a 150 euro. Basta «cedere» il proprio nome al proprietario dell’ auto la cui targa è stata inquadrata da uno delle migliaia di flash sulle strade francesi che – per inciso – hanno ridotto le vittime di incidenti. Il trucco è illegale, ma il «sussidio» vale il rischio: impossibile controllare nove milioni di punti all’anno. Julien Damon, presidente dell’Osservatorio per la povertà, lo definisce «marché de la misère». In italiano, «arte d’arrangiarsi»: trasforma l’illegalità in stratagemma per sopravvivere low cost.
Un altro esempio, raccontato da Le Parisien, la «cassa comune» per non pagare il biglietto del metrò, un trucco che costa decine di milioni alla società dei trasporti parigini, inventato da gruppi di studenti che si tassano per pagare la multa del compagno che viene beccato dai controllori, mentre gli altri viaggiano gratis. Per alcuni, c’è anche una motivazione pseudoideologica, nel senso che si battono per il trasporto gratuito.
La microillegalità, come gli abusi nel sistema assistenziale, è figlia dell’impoverimento e del morale depresso dei francesi, poco disposti ad accettare le riforme di un modello di Stato che eroga servizi e protezione, quando sono a rischio salari e posti di lavoro. Nel pesante clima sociale, il presidente Nicolas Sarkozy ha pensato di dare il buon esempio, annunciando un drastico taglio delle spese di ministri, sottosegretari e funzionari pubblici. Ridotte auto blu, appartamenti di funzione, trasferte, spese di rappresentanza, addobbi floreali, missioni e consiglieri a disposizione di un ministro. Alcune misure fanno sorridere, come quella di abolire il tradizionale garden party all’Eliseo (l’anno scorso era stato ridotto il numero degli invitati) e la «caccia presidenziale» che dai tempi di De Gaulle si svolge nel castello di Chambord. Il ministro del budget, François Baroin, ha elaborato 150 misure di risparmio per 10 miliardi entro il 2013. Fra queste, la riduzione di 100 mila posti di funzionario statale. Nel mirino, anche il cumulo di mandati e di stipendi da ministro con pensione da parlamentare. Su 577 deputati, più della metà hanno incarichi locali, anche se il tetto delle indennità è fissato per legge.
Il messaggio è forte e chiaro. Quanto poi sia credibile, dipende dallo stillicidio di notizie che hanno messo sulla graticola diverse personalità pubbliche. Non si tratta di grossi scandali, ma di «disinvolture» e privilegi che rischiano di allargare il fossato fra opinione pubblica e classe politica, insinuando il «diritto» alla microillegalità. Christine Boutin, ex ministro, è stata costretta a rinunciare a un’indennità di 9.500 euro netti al mese per una missione confidatale dal presidente della Repubblica. Rama Yade, la bella sottosegretario allo sport, aveva prenotato in Sud Africa un albergo più caro di quello dei calciatori, dopo aver denunciato il costo della fallimentare spedizione. Christian Blanc, il manager del risanamento di Air France, oggi segretario di Stato al progetto per la Grande Parigi, deve giustificare una fattura di 12 mila euro per adorati sigari Avana. Fadela Amara, simbolo dell’integrazione e sottosegretario alle politiche cittadine, è stata messa in imbarazzo per aver prestato a parenti un appartamento di servizio. Il settimanale Marianne denuncia l’affitto di un jet privato (oltre centomila euro) per un viaggio ad Haiti del sottosegretario Alain Joyandet. La stampa d’opposizione è scatenata sulla vicenda del ministro Eric Woerth, la cui moglie curava le questioni fiscali della signora Bettencourt, l’ereditiera de L’Oréal.
Ma il problema non riguarda solo il governo. Il segretario dell’Ump, Xavier Bertrand, vorrebbe che la cura dimagrante venisse introdotta anche nei poteri locali, nelle regioni quasi tutte governate dalla sinistra: «Le spese di funzionamento sono cresciute dell’85 per cento in cinque anni», ha detto. La situazione – nella Francia che è il Paese delle statistiche – è almeno visibile e non riguarda soltanto i dirigenti. Viaggi, spese di rappresentanza, permessi retribuiti, assenteismo, sedi all’ estero sono passate al setaccio e la stampa ne scrive. «Tutti i francesi hanno uno o più privilegi, è il loro modo di affermare la loro passione per l’uguaglianza», diceva De Gaulle.
Massimo Nava