Franco Bechis, Libero 1/7/2010, 1 luglio 2010
FINI HA CENTO MILIONI
Il PdL potrà non piacere a Gianfranco Fini nella sua versione attuale, ma certamente si è rivelato il migliore affare finanziario della sua vita. Alleanza Nazionale e la destra italiana non hanno mai visto tanti soldi quanti ce ne sono ora nelle casse del partito che dovrebbe essere scomparso, e invece è più vivo che mai. Al 31 dicembre 2009 il partito che doveva sciogliersi nel Popolo della Libertà aveva chiuso il suo bilancio con un utile da 38,5 milioni di euro, e sui conti correnti aveva depositata una somma di poco inferiore ai 67 milioni di euro. Una liquidità complessiva di oltre 105 milioni di euro che oggi si sognano perfino le grandi aziende italiane. E non basta, perché a leggere il bilancio di quel partito che sembra tutto fuorchè un cadavere politico, An aspetta ancora 11,9 milioni di euro nel 2010 per vecchi contributi statali a titolo di rimborso per le elezioni politiche del 2006 (quando si era presentata con il suo simbolo) e ha iscritti in bilancio immobilizzazioni finanziarie per 10,5 milioni di euro (di queste 8,3 sono crediti finanziari) e immobilizzazioni materiali nette per poco meno di un milione di euro. Che il partito sia in vita è chiaro per altro anche dalle spese di gestione, che nel 2009 quando il Pdl era già nato, sono ammontate a 19,9 milioni di euro. In forza ad Alleanza nazionale risultano ancora 36 dipendenti regolarmente stipendiati. Insomma, tutta l’intelaiatura del vecchio partito nato sulle ceneri del Msi è ancora ben piantata, con i forzieri rigonfi di euro e una forza che mai aveva provato. Se Fini dovesse davvero rompere con Silvio Berlusconi, avrebbe da inventarsi assai poco: basterebbe rimettersi alla guida di An e avrebbe benzina per correre un bel po’ di anni, al contrario di quel che è accaduto per i cugini di Forza Italia e di quanto appare invece nel conto economico della nuova creatura politica nata dal matrimonio di interessi fra i due partiti. Mentre Forza Italia ha solo debiti da pagare (vedasi altro articolo nella pagina), il Pdl perde già 3,7 milioni di euro e ha debiti per 8,3 milioni di euro con una struttura finanziaria che sembra pericolosamente in disequilibrio: i rimborsi elettorali sono stati utilizzati come fossero già stati incassati regolando le partite in essere con Forza Italia (che ha pagato i debiti passati) e Alleanza Nazionale (che si è costruita il tesoretto facendosi pagare assai salato l’utilizzo delle proprie strutture nella campagna elettorale del 2008). Il colpaccio finanziario di Fini infatti nasce proprio dall’accordo fatto nel 2008 con l’allora tesoriere di Forza Italia, Rocco Crimi, per dare vita al Pdl. Una volta conquistato il rimborso elettorale 2008 con il nuovo partito, Crimi ha cartolarizzato i contributi ricevuti, incassando subito le cinque annualità previste, e ha girato a Forza Italia 116 milioni di euro per pagare almeno una parte dei debiti accumulati negli anni e ad Alleanza Nazionale subito 39 milioni di euro che sono diventati manna su conti comunque restati in ordine negli anni: dal 1994 in poi è stato quasi sempre Berlusconi la cassa continua per finanziare le campagne elettorali e tutte le manifestazioni dell’allora Cdl.
Oltre alla liquidità, Fini può contare anche sulla proprieta di numerose sedi che vengono dal patrimonio ex Msi, qualcuna poi aggiunta negli anni di An. Oltre che direttamente con il partito, le controlla attraverso tre società immobiliari: La Italimmobili srl, la Isve srl del triveneto e la Immobiliare nuova Mancini. Il gruppo immobiliare Alleanza nazionale possiede in tutto 24 fabbricati sparsi in tutta Italia. Ne ha 4 a Pisa, due a Brescia, Roma, Ravenna, Varese e Venezia. E uno ad Ascoli Piceno, Cosenza, Cremona, Livorno, Salerno, Trapani, Treviso, Trieste e Vibo Valentia. In tutto qualche migliaio di metri quadrati considerati assai poco nei bilanci che riportano solo la valutazione al costo e non quella di mercato. Alcuni immobili sono di prestigio, mentre le piccole sedi anche a livello della strada potrebbero essere vendute facilmente per attività commerciali. Una trattativa per altro era in corso proprio con l’amministratore del Pdl che aveva presentato un piano per l’apertura di almeno 100 sedi del nuovo partito entro il 2010,
a patto che fossero autofinanziate a livello locale o dalle cene di raccolta fondi (fund raising) che sembrano avere dato ottimi risultati in questi mesi. Ma non è detto che Fini voglia privarsi della vecchia rete immobiliare. Se davvero il futuro-
come sembrava verso un divorzio da Berlusconi è probabile che l’attuale presidente della Camera voglia mantenere integra anche nel mattone la struttura di Alleanza Nazionale che potrebbe fare comodo alla bisogna. Il partito di Fini per altro con tutta quella liquidità non ha nemmeno un cent di debito con il sistema bancario e gli unici indicati in bilancio sono quelli con i fornitori per la naturale scadenza dei pagamenti nei primi mesi del 2010: si tratta in tutto di poco più di 400 mila euro, che non rappresentano certo un problema oggi per il partito più ricco della storia della politica italiana.