Lorenzo Salvia, Sette n.26 1/7/2010, 1 luglio 2010
GARIBALDI EVASORE
Avrebbe potuto esportare capitali all’estero, dall’Uruguay all’Inghilterra i contatti non gli mancavano. Oppure farsi pagare in nero, niente fattura prego,e chi avrebbe osato dire nulla? O ancora anticipare i tempi e abbattere l’imponibile con una finta consulenza per Nino Bixio. E invece no. Da buon padre della Patria, piuttosto che imbrogliare sulla dichiarazione dei redditi preferì dichiararsi evasore fiscale. Il 26 novembre del 1875 Giuseppe Garibaldi prese carta e penna per scrivere tre righe al "Sig. esattore di Roma". Poche parole, quasi un telegramma dal fronte: "Mi trovo nell’impossibilità di pagare imposte. G. Garibaldi". Foglio ingiallito, grafia chiara ma non decisa come un tempo, la lettera e uno degli ultimi tesori spuntati dall’archivio storico del Monte dei Paschi di Siena,che apre le sue porte al pubblico nei giorni del Palio.
Non si sa quanti soldi l’eroe dei due mondi dovesse all’esattoria di Roma, allora gestita dalla banca senese, E nemmeno come andò a finire, se con un ricorso, un accordo o un pignoramento. Ma è probabile che tutto passò in cavalleria. Perché l’evasore era illustrissimo, perché ormai non aveva una lira. E anche per il rapporto speciale che legava Siena all’eroe dei due mondi. Pochi anni prima di scrivere quella lettera, nel 1867, Garibaldi arrivò in città per il Palio. La corsa venne anticipata di un giorno per consentirgli di assistere alla gara e lui venne pure nominato presidente onorario della contrada della Lupa che quell’anno vinse con Bachicche in volata su Paolaccino. No, la banca di Siena proprio non poteva mandare gli esattori a casa di quell’anziano signore che fa ferito a una gamba, si godeva il meritato riposo in povertà, e rifiutava persino le collette degli ammiratori. Inutile cercare altre tracce nell’archivio storico del Monte dei Paschi.
In compenso chi entrerà nei magazzini di Palazzo Salimbeni, antica rocca a pochi passi da piazza del Campo, potrà fare uno strepitoso viaggio nella storia della banca più antica del mondo e nella storia d’Italia. Le visite guidate saranno possibili la mattina di Ferragosto e dei giorni del Palio, il 2 luglio e il 16 agosto. Basterà mettersi in fila in Piazza Salimbeni, la no man’s land di Siena, l’unica fetta della città che non appartiene a nessuna delle diciassette contrade, quasi per dimostrare plasticamente il ruolo super partes della banca.
ALL’ORIGINE FU MONTE PIO
Quali saranno gli altri tesori esposti nei giorni del Palio? L’atto di fondazione della banca, per esempio. Era il 27 febbraio 1472, un’epoca fa, pochi giorni dopo un giovanotto di nome Leonardo da Vinci veniva menzionato per la prima volta nella compagnia dei pittori fiorentini. Sotto la teca di vetro la delibera del consiglio generale della Repubblica fissa i compiti di quello che allora si chiama Monte Pio: "Che le povere o miserabili o bisognose persone ne li loro bisogni et necessità sieno aiutati ed subvenuti". Un piccolo prestito con un piccolo tasso d’interesse, e cioè "desiderando sopra questo fare qualche utile previsione". Oltre che compassionevole, però, la banca sapeva essere anche spietata. Pochi passi, un’altra teca di vetro ed ecco una sentenza di morte emessa dalla banca contro un suo dipendente. Altro che mobbing, alla metà del 1500 la riforma degli statuti concesse all’istituto la giurisdizione penale sui propri lavoratori. Armenio Melari, camerlengo del Monte,venne condannato il 29 ottobre del 1629 a essere "appiccato per la gola tanto che muoia sulle forche" e a "rifare al Monte tutti li danni patiti da esso per detti rubamenti trasgressioni". Anche allora si usava: il camerlengo era fuggito con la cassa, 40 mila scudi.
E, visto che nessuno riusciva a trovarlo, la banca non solo lo condannò in contumacia ma mise pure una taglia sulla sua testa: "Scudi dugento a chi ammazzi detto Armonio e ne dia sicuro contrassegno". Astenersi perditempo.
LA COLLEZIONE D’ARTE
Mell’archivio ci sono tante invenzioni firmate negli anni dal Monte dei Paschi. Il primo prestito agrario, 15 giugno 1574: 40 mila scudi in quattro anni con interesse del 6 per cento per un allevamento di suini in Maremma. La prima lettera di cambio prestampata, l’antenato del travellers cheque, del 4 novembre 1650. Ma ci sono anche tracce della storia nazionale, come lo stanziamento di 1.176 lire per la guerra d’indipendenza, e di storia dell’arte. Ecco qui, per esempio, la"memoria della spesa" per la "dipintura della Pietà" commissionata al pittore senese Lorenzo Rustici. Una ricevuta che è anche l’anello di congiunzione tra i documenti dell’archivio e i tesori conservati nelle altre sale del palazzo, dove è esposta la collezione d’arte accumulata negli anni. Anche queste opere si potranno vedere durante le visite. Così come sarà possibile ammirare l’intreccio tra gli spigoli medievali della rocca e le curve morbide e "navali" disegnate da Pierluigi Spadolini, l’architetto fratello dell’expresidente del consiglio, che nella ristrutturazione degli anni ”60 accostò la pietra al legno con l’aiuto dei maestri d’ascia toscani. Un viaggio nella storia e nell’arte, dunque,che vale il prezzo del biglietto. Anzi no,pardon: l’ingresso è gratuito.