MICHELE SERRA, la Repubblica 1/7/2010, 1 luglio 2010
Così come non si commentano le scritte dentro le latrine pubbliche, o i graffiti dei frustrati sui monumenti, bisognerebbe non dare pubblico riscontro di certa merda disperata che circola in rete, vedi il tizio o i tizi che festeggiano la morte del povero Taricone perché "era di destra"
Così come non si commentano le scritte dentro le latrine pubbliche, o i graffiti dei frustrati sui monumenti, bisognerebbe non dare pubblico riscontro di certa merda disperata che circola in rete, vedi il tizio o i tizi che festeggiano la morte del povero Taricone perché "era di destra". Ma vedete, sono io per primo che non riesco a non parlarne. Un po´ perché esiste il fascino dell´orrido, un po´ perché vale l´esile speranza che ancora esista vergogna, un po´, infine, perché con questa nuova irrefrenabile ciancia globale, dove la parola di Caino vale quella di Abele, dove l´opinione del vigliacco vale quella del coraggioso, non si sa come fare i conti. L´accesso è libero, e di questa libertà non sapremmo e soprattutto non vorremmo fare a meno. Ma di pari passo vediamo che di questa libertà viene poi fatto scempio, come di farina distribuita a pazzi che ci imbiancano le strade mentre i figli muoiono di fame. Ci torna in mente, allora, il Gaber di "la libertà non è uno spazio libero", ma soprattutto ci torna in mente l´idea (circolante molti, molti anni or sono) che la libertà formale è appena un simulacro, buono per accontentare i gonzi. La libertà sostanziale è quella che dà facoltà di cambiare se stessi e le cose intorno. Quelli che me lo avevano insegnato non ci sono più. E io non lo pensavo, non lo scrivevo da un sacco di tempo.