Michele Farina, Corriere della Sera 01/07/2010, 1 luglio 2010
WILBUR SMITH: «IL MIO MONDIALE LONTANO DALL’AFRICA MEGLIO IL BARBECUE»
«Il calcio è l’oppio delle masse, spettacolo per ubriachi. Parliamo piuttosto di come si cucina la gazzella». Wilbur Smith, 77 anni, oltre 30 romanzi, è uno dei grandi scrittori africani. Condizione per questa intervista è che non si parli di calcio. Per evitare il «contagio», W.S. ha addirittura lasciato Città del Capo. Dove è fuggito? «L’Inghilterra è un buon rifugio. Da quando la nazionale è stata eliminata, l’orribile parola ”’football’’ non si pronuncia neppure». Non le piace il calcio o il Mondiale? «Non mi piacciono le cose che ”’rompono’’ la mia vita. Gli hooligan non sono il genere di persone che preferisco. Il calcio è l’oppio delle masse senza cervello. E per essere un autentico tifoso bisogna anche bere molto». E i calciatori? Molte sudafricane vanno pazze per Cristiano Ronaldo. Non è che anche sua moglie Niso... «Mai! Mia moglie in fatto di uomini ha gusto». Eppure sembra che questo Paese non possa fare a meno di pallone e vuvuzela. Dica lei tre cose davvero importanti per i sudafricani. «Se parliamo della nuova élite, il cui colore della pelle è leggermente più scuro del mio, direi che le tre cose sono: auto fiammanti, abiti sgargianti, donne
abbaglianti». Suoi colleghi come André Brink e Breyten Breytenbach sono allarmati per criminalità e corruzione... «Questo adesso è un Paese africano. Non ci si può aspettare che loro si adeguino alla morale dei ”’colonialisti’’». Il magnate filantropo sudanese Mo Ibrahim non ha assegnato il premio (5 milioni di dollari) per il miglior leader africano. Tutti cattivi?
«Forse voleva risparmiare». Se le dicono springbok pensa alla nazionale di rugby o alla gazzella? «Alla gazzella, naturalmente. Il filetto degli dei. La miglior carne del mondo». Ma non ha visto il film di Clint Eastwood «Invictus»?
«No, non l’ho visto».
Nelson Mandela è sopravvalutato? «Di tutti gli uomini che l’Africa ha prodotto, bianchi o neri, Mandela è il migliore». Se preferisce le gazzelle ai palloni ci dica il modo di cucinare una springbok...
«Molto aglio, girare velocemente la carne sulla brace in modo che sanguini ancora quando la si taglia. Accompagnarla con una bottiglia di rosso E&E». Si vanta di essere il migliore al barbecue, che voi sudafricani chiamate «braai». Intanto il patrono del «braai» è l’arcivescovo Tutu... «Quella carica l’avevano offerta prima a me, ma il compenso era ridicolo». La Coppa del mondo fa male all’industria della caccia grossa. Prezzi alti, troppo caos.
«No comment».
Ha ucciso il primo leone a 14 anni. «Ho smesso quando mi sono accorto che erano più veloci di me». Però ne ha fatti fuori tanti. «Una dozzina. Più una decina di elefanti, tra 50 e 100 bufali, qualche leopardo...».
Non se l’è mai vista brutta? «Era la ragione per cui cacciavo: pericolo e adrenalina». Nel suo prossimo libro i cattivi sono i pirati somali. Come si risolve questo problema? «I personaggi del mio libro hanno trovato la soluzione».
Passa più tempo a scrivere o a leggere? «Un anno scrivo, un anno riposo. Quando lavoro non faccio che scrivere. L’anno successivo divoro tutto quello che avrei dovuto leggere prima». Tra cento anni quale autore si leggerà di più: Coetzee, Gordimer o Wilbur Smith? «Coetzee e Gordimer sono bravi scrittori. Non mi considero in competizione con loro. E comunque tra cento anni non mi importerà molto di chi sarà il più letto».
Michele Farina