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 2010  luglio 01 Giovedì calendario

Lautsi Soile

• Sipoo (Finlandia) 1957. Cittadina italiana, è l’autrice del ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo che nel novembre 2009 costò all’Italia una condanna per l’obbligo di esporre il crocifisso nelle aule scolastiche (vedi anche ALBERTIN Massimo e CARDIA Carlo). Su ricorso del governo italiano, nel marzo 2011 la Corte Europea sentenziò che il crocifisso può essere esposto nelle aule scolastiche (non è una forma di indottrinamento. Non viola i diritti umani) • «[...] socia dell’Unione atei e agnostici razionalisti che, nel 2002, aveva chiesto all’istituto statale “Vittorino da Feltre” di Abano Terme, frequentato dai suoi due figli, di togliere la croce dalle aule. Il ministero dell’Istruzione rispose che il crocifisso era previsto da due Regi Decreti del 1924 e del 1928. La donna non si arrese e la battaglia proseguì davanti ai giudici. Prima di arrivare a Strasburgo la disputa è passata per il Tar del Veneto, per il Consiglio di Stato e la Consulta. Infine i sette componenti della Corte europea hanno sentenziato che la presenza dei crocifissi nelle aule può facilmente essere interpretata dai ragazzi di ogni età come un “evidente segno religioso” e disturbare quelli di altre religioni o gli atei. Stasburgo ha condannato l’Italia a risarcire con cinquemila euro la Lautsi. [...]» (Elsa Vinci, “la Repubblica” 22/1/2010) • «[...] Con il marito Massimo Albertin, medico nell’ospedale di Abano Terme, si è opposta nel 2002 alla presenza del crocifisso nella scuola frequentata dai due figli. Il maggiore [...] si chiama Dataico (1988, ndmp), antico nome veneto, lo stesso del nonno. Il minore è Sami (1990, ndmp) [...] È stato il padre a volere la prima denuncia, l’ha firmata la moglie perché l’avvocato pensava che non avrebbe aiutato la causa se il ricorrente fosse stato la stessa persona che al Consiglio d’istituto della media “Vittorino da Feltre” aveva messo ai voti la rimozione del crocifisso dalle aule. Perché tutto questo, gli hanno domandato più volte. E lui: “E una battaglia civile. Se a casa insegno ai miei figli che l’uomo è figlio dell’evoluzione, e a scuola un professore sostiene invece che siamo tutti figli di Dio, quel crocifisso alle sue spalle gli conferisce una autorità superiore alla mia. È un’ingiustizia”» (“La Stampa” 1/7/2010).