GIULIA VELTRI, La Stampa 1/7/2010, pagina 22, 1 luglio 2010
UNA MINACCIA AL MESE, IL SINDACO SI DIMETTE
SANT’AGATA D’ESARO (CS). «Fino a un anno fa, la mia vita era serena. Ora non è più così e, per rispetto alla mia famiglia, mi sono dimesso». Antonio Bisignani, 42 anni, sindaco di un paese del Reggino, ha gettato la spugna dopo decine di intimidazioni. L’ultima volta un accoltellamento lo ha lasciato mezzo morto. I suoi pensieri li affida agli amici e ai collaboratori più ristretti. Non vuole parlare con nessuno. Quello che aveva da dire, lo ha scritto nella lettera che il suo vice, Luca Brando, ha letto martedì sera in Consiglio comunale.
Da tredici mesi - da quando ha vinto le elezioni alla testa di una lista civica composta per lo più da trentenni - fa i conti con lettere minatorie, auto incendiate, abitazioni violate: 14 intimidazioni iniziate durante la campagna elettorale. La sera dell’otto maggio 2009, prima della presentazione delle liste, hanno dato fuoco a uno sgabuzzino vicino alla sua abitazione; è dovuto fuggire con la moglie e i due figli. In quell’occasione è stato trovato un biglietto anonimo: «Adeguati al sistema». Poi è stato incendiato il divano nella casa degli anziani genitori, che stavano per morire; alle fiamme non sono sfuggite nemmeno la sua auto e quella della cognata. Un giorno, sedendosi sulla poltrona da sindaco ha visto degli sfregi: qualcuno aveva tracciato delle croci. Lo hanno raggiunto, praticamente, dovunque, naturalmente anche con minacce per posta, con esplicite richieste di dimissioni. Anche i componenti della Giunta hanno subito intimidazioni.
Responsabili delle minacce? «Stiamo valutando tutte le piste possibili, ma per ora non sappiamo dove cercare il movente di questi episodi», si lasciano sfuggire dalla procura di Castrovillari. In paese nessuno sa e nessuno ha visto niente. Ma è chiaro a tutti che l’accerchiamento a Bisignani e alla sua giunta è essenzialmente nato per vicende interne all’amministrazione. «La nostra parola d’ordine - spiega il suo giovane vice sindaco, Brando - è sempre stata rinnovamento. Ci siamo presentati per cambiare il volto del paese. Siamo trentenni e quarantenni, lontani dai vecchi schemi della politica. Ma in un anno non siamo riusciti a fare praticamente niente. Non appena iniziavamo un cammino, partivano le intimidazioni».
Sant’Agata ha duemila abitanti, tra la piana di Sibari e la catena del Pollino, svuotato dall’emigrazione. Tra i suoi problemi, la costruzione di una diga. Un’immensa opera pubblica progettata come uno dei più grandi bacini idrici d’Europa, che avrebbe dato da lavoro a 350 operai, finita nel nulla come tante, progettata oltre 30 anni fa e ancora non ultimata. Quest’opera può spiegare quello che sta accadendo? Nessuno lo sa. Certo è che Bisignani ha venti per decidere se ritirare le dimissioni.