Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Squadre di finanzieri, vigili urbani e ispettori dell’Inps hanno fatto irruzione – per dir così – nei negozi milanesi più interessanti dal punto di vista commerciale. Operazione in due tempi: sabato sera 50 pattuglie per un totale di 150 uomini hanno passato al setaccio gran parte del centro cittadino, Brera. corso Garibaldi. via Vittor Pisani, corso Vercelli, corso Como, Ticinese-Navigli. Duecento locali messi discretamente sottosopra, con gran fastidio di tutti e in particolare dei ristoratori che giudicano il sabato sera il miglior momento della settimana e lamentano di aver dovuto distogliere il personale dalla clientela per dar retta ai controllori. Sono anche state fermate auto di grossa cilindrata per verificare i redditi di quelli che le guidavano (e accertare se fossero intestate a società). Un’altra serie di controlli è partita poi alle 10 di mattina di ieri domenica, ed è durata fino alle 18: locali e negozi di corso Vittorio Emanuele, corso Buenos Aires, via Paolo Sarpi, eccetera 230 esercizi 75 dei quali non avevano emesso scontrino o ricevuta fiscale. I controlli hanno messo nei guai anche qualche senegalese che vendeva merce falsamente griffata (un centinaio i capi sequestrati). In generale, il 30% dei locali controllati non era in regola.
• Bene. Le leggo però la dichiarazione di Alfredo
Zini, titolare
del ristorante “Al Tronco” (all’Isola) e vicepresidente dell’Epam, l’associazione
di Confcommercio che riunisce i ristoratori milanesi. «Sapevano già tutto di me
e del locale, sono arrivati ben informati, pieni di numeri e schede, quanti
dipendenti, i flussi di cassa…». Se sapevano già tutto, che senso ha piombare
nei pubblici esercizi…
È
un’osservazione sensata, tanto più che gli stessi uomini del fisco esaltano la
potenza di Serpico e degli altri cervelloni dell’Agenzia delle entrate: adesso
che possono frugare anche tra i nostri movimenti bancari, non dovremmo avere più
nessuna possibilità di farla franca. E però: come i controlli di Cortina, come
quelli di Roma, anche questi di Milano servono a far propaganda, a trasmettere
il messaggi guardate che facciamo sul serio. La presenza dei giornalisti, il
plauso dei commentatori, dei blogger e dei naviganti in rete è essenziale.
• Cioè il fisco vorrebbe che tutti pagassimo e non
perder tempo a dar la caccia agli evasori.
Sì,
e questo si può ottenere con azioni efficaci dal punto di vista mediatico. L’evasione
non potrà mai essere sconfitta del tutto (non esiste nessun paese privo di
evasori fiscali), ma può essere ridotta a livello fisiologico. Non è infatti
pensabile che si possa abbattere solo attraverso il contenzioso, specialmente
in Italia dove il fenomeno è imponente. Lo ha detto anche l’ex ministro Visco,
che ha avuto a disposizione i cervelloni elettronici prima di Monti (a parte la
possibilità di mettere il naso nei conti correnti): quello che serve in questo
particolare campo criminale è la costanza. Bisogna colpire, secondo lui, per
almeno dieci anni consecutivi e solo allora si comincerà a vedere qualche
risultato apprezzabile.
• I greci hanno pubblicato i nomi degli evasori.
Era
in realtà gente di cui si sapeva già tutto. Non facciamoci impressionare dalla
gogna. Quella poi è davvero una situazione disperata e il ricorso a questi
estremi ne è una dimostrazione. Mario Monti, intervistato da Radio Vaticana, ha
detto: «Chi evade offre ai propri figli un pane avvelenato, consegnerà loro
qualche euro in più, ma li renderà cittadini di un paese non vivibile».
•
Si parla di cifre imponenti, vero?
Il
gettito evaso, cioè quanto manca dalle casse dello Stato ogni anno, è pari a
119,6 miliardi. Il 28 per cento del totale delle imposte. Le sette tasse più
evase sonIrpef, Iva, Irap,
Ires, canone Rai, bollo auto e imposta di registro. Sono dati del 2009, che non
dovrebbero essere troppo cambiati. La sola Irpef vale 49 miliardi e mezzo.
•
E i commercianti?
I
commercianti spiccano in un gruppo di presunti evasori che comprende medici (in
particolare i dentisti), consulenti finanziari, tassisti. L’imponibile
medio lordo della categoria è di 19.500 euro, inferiore a quello di parecchi
commessi e dipendenti. Tra i 7.000 e i 14.000 euro lordi annui si collocano
quelli che vendono abbigliamento e scarpe, gli orafi, i negozi di alimentari,
le agenzie di viaggio, gli albergatori, gli acconciatori, i baristi. Sono cifre
medie a cui francamente non può credere nessuno.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 30 gennaio 2012
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