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 2012  gennaio 30 Lunedì calendario

Dall’Ue 8 miliardi per l’Italia – Per la Commissione Ue è «il modello italiano»; per l’Italia è il «jolly europeo»; per la bozza di conclusioni del vertice informale dei leader dell’Unione che si apre oggi a Bruxelles è il primo comma dell’art

Dall’Ue 8 miliardi per l’Italia – Per la Commissione Ue è «il modello italiano»; per l’Italia è il «jolly europeo»; per la bozza di conclusioni del vertice informale dei leader dell’Unione che si apre oggi a Bruxelles è il primo comma dell’art.8. Per tutti gli altri è la strategia di riorientamento rapido dei fondi strutturali che, se approvata come tutto lascia intendere, potrebbe mobilitare entro primavera 82 miliardi per lavoro e sviluppo a livello continentale, 7,9 dei quali lungo la penisola. «Siamo d’accordo e siamo pronti - assicura una fonte governativa -. I soldi per la compartecipazione ai progetti sono già in bilancio». Buona notizia, perché l’affare si basa sul cofinanziamento. Il che porta l’iniezione di finanza attesa e possibile per la nostra economia a quasi 15 miliardi. Il premier Mario Monti ci conta e non è il solo. Nelle casse dell’Europa che corre verso la recessione del «doppio tuffo», gli unici soldi veri a cui affidarsi sono quelli già versati nel forziere comune di Bruxelles. L’accordo del 15 dicembre con cui l’Italia ha riallocato una parte dei finanziamenti attribuiti alle regioni ha fatto scuola. Poco più di 3 miliardi sono finiti a passo da bersagliere verso istruzione, agenda digitale, credito per l’occupazione, reti e ferrovie meridionali. Erano denari che cercavano a fatica sbocco in un’Italia storicamente maglia nera nell’incassare gli euro di Bruxelles. Sono ridiventati una risorsa in questi tempi di crisi e austerità di bilancio. L’intesa impegnerà i Ventisette «a una migliore movimentazione dei fondi strutturali, accelerando la realizzazione dei programmi esistenti, intervenendo laddove necessario con la riprogrammazione dei fondi concentrandosi sul rinvigorimento della crescita e sulla creazione di posti». La Commissione calcola che per l’Italia la sacca a cui attingere contenga 3,6 miliardi di fondi strutturali (coesione nel Mezzogiorno) e 4,3 del Fondo sociale (lavoro e imprese). Il cofinanziamento nazionale quasi raddoppia le somme. Col sì del vertice odierno, si potranno avviare speditamente i negoziati fra Bruxelles e le capitali, con la possibilità di un’intesa, e i primi esborsi, prima della pausa estiva. Il documento di conclusioni del vertice regala cinque pagine di idee antirecessive. Non ci sono miracoli, ma così chiari non lo erano mai stati. C’è pure un rapporto di tappa per giugno per il rafforzamento del mercato unico, altro cavallo di battaglia di Monti. I diplomatici non prevedono ostacoli. Qualcuno c’è n’è invece sulla strada dell’altra portata del summit, l’approvazione del patto di Bilancio, l’accordo intergovernativo che blinda il governo dell’Eurozona introducendo, fra l’altro, l’obbligo della regola aurea del pareggio iscritta nella costituzione. Si annunciano tensioni. «Ma è più difficile riaprire l’accordo che chiuderlo», assicurano al Consiglio. Fra i punti da definire, la partecipazione dei paesi non Euro ai vertici dei Eurolandia, come quella del presidente dell’Europarlamento (oggi ci sarà). Poi il ruolo della Corte di Giustizia nel sanzionare i meno virtuosi. Interessa l’Italia che alcune capitali insistano nel chiedere una stretta sui conti pubblici, attraverso il manifesto allargamento delle sanzioni semiautomatiche dal debito (oltre che al deficit). «Non dovrebbero farcela», dice una fonte. Ma molto dipende da una Frau Merkel stressatissima sul fronte interno. Chiuso il «Fiscal Compact» (con l’incognita del referendum che l’Irlanda vuole chiedere) e il patto di Crescita, resta un rischio e un’opportunità. Rimbalza la voce di un Eurogruppo al brucio per parlare di Grecia, come circola la possibilità che si ragioni del fondo salvastati permanente, Esm, per valutare un aumento della dotazione oltre gli attuali 500 miliardi. C’è chi ritiene che a marzo si potrebbe salire a 750, nonostante le ritrosie tedesche. E che sarebbe una buona idea cominciare a dire subito che si intende farlo.