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 2012  gennaio 30 Lunedì calendario

CASERMA

Sara Tommasi e il fidanzato Alessandro Verga Ruffoni Menon si sono trasferiti nella casa di famiglia di lui, una residenza nobiliare del Seicento lombardo a Lomazzo, in provincia di Como: oltre 1.000 metri quadrati, su più piani, ha dodici salotti, quattro zone da pranzo, sei camere da letto, altrettanti bagni e un parco immenso. La Tommasi: «Ho trovato il principe azzurro. Bello, giovane e va be’, sì, anche ricco. Sa quante delle mie colleghe me lo invidiano? Loro solitamente si accompagnano a dei vecchiacci. [...] Sto vivendo una favola. Ma non creda sia facile, a volte è davvero dura. Sembra di stare in caserma. Qui tutto è rigido, a cominciare dagli orari: si pranza alle 12.45 e si cena alle 19.45. Non un minuto dopo, non sono ammessi ritardi. […] L’altra sera sono rientrata a casa alle 20.30 e, oltre a non aver trovato più nulla in tavola, mi sono trovata la porta della cucina chiusa. La servitù, in sua assenza, non ci permette di avere accesso. Quindi sono andata a letto a stomaco vuoto» (Carlo Mondonico, Novella 2000 26/1).

BON TON In Gran Bretagna – dove le separazioni nel 2011 sono aumentate del 5 per cento rispetto al 2010 – Debrett’s, dal 1769 la guida all’etichetta nella patria delle buone maniere, quest’anno, accanto al manuale tradizionale ne ha pubblicato un altro: Debrett’s Guide to Civilised Separation (La Guida Debrett alla separazione civilizzata). Tra i consigli dell’autore Mishcon de Reya, uno degli avvocati divorzisti più famosi del regno (difese la principessa Diana nella separazione dal principe Carlo): non tagliuzzare le cravatte di lui o gettare dalla finestra le (troppe) scarpe di lei; non «divorziare» anche da suoceri e parenti, che possono tornare utili come mediatori e manterranno comunque il ruolo di nonni e zii dei figli; non annoiare eccessivamente gli amici con la storia del proprio divorzio («non sarete i primi a divorziare e nemmeno gli ultimi»); eccetera (Enrico Franceschini, la Repubblica 23/1).

CANI E GATTI Secondo l’Aidaa (Associazione italiana difesa animali e ambiente) nel 2011 ci sono state nel nostro Paese duemila richieste di consulenza (il 6 per cento in più rispetto al 2010) per sapere come difendersi dall’ex marito, o dall’ex moglie, che insieme ai gioielli di famiglia stava cercando di portarsi via anche il cane o il gatto. Spiega l’associazione, che ora ha istituito uno sportello dedicato solo a questo problema dove lavorano avvocati matrimonialisti che pensano innanzitutto all’interesse dei cuccioli: «Su quattro casi di richiesta di pareri, soltanto uno si è poi tradotto in atti legali. C’è chi contesta il titolo di proprietà dell’ex partner, che risulta ufficialmente proprietario dell’animale e al quale è intestato il microchip di riconoscimento, e chi, al contrario, vuole che sia l’altro a pagare per il suo mantenimento e per le spese veterinarie. E non mancano i casi dove, proprio come avviene per i figli, l’animale è utilizzato come strumento per fare pressioni sul coniuge» (Vera Schiavazzi, la Repubblica 23/1).

BACI Come si baciano gli animali: le talpe si strofinano il muso, le tartarughe si danno qualche colpetto con la testa, i porcospini si sfregano il naso, i criceti si piazzano faccia a faccia, i gatti si leccano, le giraffe intrecciano il collo e diverse specie di pipistrelli usano perfino la lingua (Marco Rossari, Corriere della Sera 22/1).

CIGLIA L’antropologo Bronislaw Malinowski, a zonzo per le isole Trobriand, vicino alla Nuova Guinea, notò che durante l’atto sessuale, al posto di baciarsi, i trobriandesi si mordevano le ciglia: «Non sono mai riuscito a comprendere il valore sensuale di questo atto» (Corriere della Sera 22/1).

Caviglie Grattarsi le caviglie genera un piacere simile a quello sessuale. Lo dice una ricerca pubblicata sul British Journal of Dermatology. Gli scienziati della Wake Forest School of Medicine del North Carolina hanno indotto un prurito intenso su alcune zone del corpo – caviglia, avambraccio e schiena – servendosi di una pianta urticante. Poi hanno costretto i partecipanti ad attendere cinque minuti prima di potersi grattare. Una volta liberi di grattarsi, i volontari dovevano stabilire un punteggio da uno a dieci per capire quant’era stato piacevole quel gesto associato alle varie parti del corpo. Risultato: il punto di massima soddisfazione era legato alle caviglie, con un picco di piacere simile a quello sessuale e superiore a quello provato grattandosi la schiena (Andrea Sperelli, italiasalute.it 24/1).