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 2012  gennaio 30 Lunedì calendario

BlackBerry, ultima chiamata per evitare il crack – Alla fine, gli azionisti l’hanno spuntata. Arriva la rivoluzione ai vertici di Research in Motion (Rim), la società canadese produttrice del BlackBerry

BlackBerry, ultima chiamata per evitare il crack – Alla fine, gli azionisti l’hanno spuntata. Arriva la rivoluzione ai vertici di Research in Motion (Rim), la società canadese produttrice del BlackBerry. I due Ceo e fondatori, Mike Lazaridis e Jim Balsillie, da quasi trent’anni alla guida della compagnia, hanno rassegnato le dimissioni. Un cambiamento invocato a gran voce dagli investitori dopo la presentazione degli ultimi, deludenti risultati trimestrali, che hanno visto crollare gli utili di Rim: sotto la pressione dei rivali (Apple e Samsung in testa) i profitti del gruppo canadese non hanno superato i 329 milioni di dollari, pari a 63 centesimi per azione, in calo del 58% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso quando gli utili erano pari a 797 milioni, 1,46 dollari per azione. Ma la cattiva prestazione del trimestre è solo l’atto conclusivo della lunga – e apparentemente inarrestabile caduta di Rim e del BlackBerry, un tempo padrone incontrastato (e pioniere) del mercato degli smartphone, ora ridotto a un ruolo sempre più marginale. Nel 2009 lo smartphone canadese – secondo gli analisti di Gartner aveva una quota di mercato pari al 19,9%, secondo solo all’allora onnipotente Nokia. Il BlackBerry era considerato uno status symbol, e poteva contrare fra i suoi endorser di lusso perfino il presidente Obama. La gloria però è durata poco: già nel 2010 lo smartphone canadese, sotto la pressione di iPhone e cellulari Android, è scivolato al 16% della quota di mercato, e nel corso del 2011 ha fatto ancora di peggio, andandosi ad assestare intorno all’11%. I cattivi risultati raccolti dal Playbook, il tablet antiiPad della compagnia, hanno confermato la situazione di crisi, e la necessità di cambiamento. Una necessità riconosciuta dallo stesso Lazaridis, l’immigrato greco che nel 1984 ha fondato Rim. «Arriva il momento in ogni azienda di successo in cui in cui i fondatori ammettono la necessità di passare la mano a una nuova leadership», ha ammesso nel comunicato di dimissioni. «L’azienda sta entrando in una nuova fase, e abbiamo capito che era il momento che ci fosse una nuova leadership a guidarla». I prescelti – indicati dagli stessi due Ceo uscenti – provengono dall’interno della compagnia. Il Ceo sarà Thorsten Heins, manager tedesco entrato in Rim nel 2007 dopo una lunga esperienza in Siemens. Mentre il nuovo chairman of the board (altra carica precedentemente divisa tra Lazaridis e Balsillie) sarà una donna: Barbara Stymiest, alla Rim dal 2007, e con precedenti esperienze nella finanza statunitense. Lazaridis e Balsillie non lasceranno la compagnia: il primo assumerà il ruolo di vicepresidente, mentre il secondo continuerà a sedere nel consiglio di amministrazione, ma non avrà alcun ruolo operativo. Malgrado il cambiamento ai vertici, però, la caduta di Rim non sembra ancora terminata. La nomina di Heins, infatti, è apparsa conservativa, e non ha convinto i mercati, che hanno punito il titolo con un nuovo crollo dell’8%. Gli analisti si aspettavano una figura esterna, capace di operare scelte radicali per far tornare i BlackBerry a competere con gli altri giganti del settore. Il nuovo Ceo ha invece annunciato di voler procedere senza strappi, promuovendo "creatività, innovazione e pensiero libero" ma seguendo la strada tracciata dai suoi predecessori: rilanciare il brand con un nuovo sistema operativo (il BlackBerry Os 10) e un nuovo tablet Playbook. La moderazione di Heins non è piaciuta né agli investitori – che gli hanno dato 18 mesi per rimettere in sesto la compagnia – né agli analisti: la Oppenheimer ha definito Heins un "Ceo di transizione" sotto l’influenza di Balsillie e Lazaridis; la Wells Fargo ritiene addirittura che l’arrivo di BlackBerry Os 10 non avrà i risultati di mercato sperati e segnerà la fine della società. Prende dunque di nuovo piede l’ipotesi della cessione della compagnia, lanciata per la prima volta – citando fonti interne alla compagnia – dal Wall Street Journal a fine dicembre. La possibilità, per ora, è smentita recisamente da Heins, che ha dichiarato di "non avere offerte sul tavolo". I frequenti incontri tra i manager di Rim, Microsoft e Nokia avvenuti negli ultimi tempi, però, hanno stimolato la fantasia della stampa specializzata. Che ritiene possibile l’acquisto della compagnia canadese, in jointventure, da parte di Microsoft e del colosso europeo. Ma escono nuovi nomi: l’ultimo è il gigante dell’eCommerce – e nuovo player del mercato dei tablet – Amazon.