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 2012  gennaio 30 Lunedì calendario

Djokovic batte ancora Nadal nella finale record – Desideroso di ottenere una conferma del mio pronostico, favorevole a Nole Djokovic, mi sono recato, prima della finale, a China Town, dove si svolgeva l´ultima giornata del Capodanno Cinese, tra apparizioni di dragoni e scoppi di mortaretti

Djokovic batte ancora Nadal nella finale record – Desideroso di ottenere una conferma del mio pronostico, favorevole a Nole Djokovic, mi sono recato, prima della finale, a China Town, dove si svolgeva l´ultima giornata del Capodanno Cinese, tra apparizioni di dragoni e scoppi di mortaretti. Un amico di qui, Giancarlo Giusti, mi aveva organizzato un incontro con la più celebre delle cartomanti, Lu Su Yang, che, pare, azzecca il 90 % dei pronostici. L´indovina ha cominciato col chiedermi le date di nascita dei due finalisti, e, saputele, ha osservato che Nadal, del 1986, era rappresentato dalla Tigre, e Djokovic, 1987, dal Coniglio. Venuta poi a sapere i rispettivi giorni di nascita, ha rigirato il fondo di una tazza fitta di foglioline misteriose, per osservare «tu pensi forse che la tigre possa sbranare il coniglio, ma questo non avviene, se lui non la lascia avvicinare. E, se la corsa diventa troppo lunga, la tigre può esaurire il fiato, e essere preceduta al traguardo. Tutto dipende insomma dall´usura della tigre». Ritornato allo stadio, dal tetto semichiuso per paura della pioggia, in un giorno intriso di una calura da svenimento, ho ripassato i compiti, ricordando che Djokovic aveva vinto qualcosa come le ultime sei partite, a partire dal torneo di Indian Wells 2011, sia che si disputassero sul duro sull´erba o sulla terra. Con un quoziente, tra l´altro, di quattordici set a quattro. Con simili precedenti qualsiasi tennista di club non sarebbe neppure sceso in campo, o, in altri tempi, avrebbe chiesto un handicap. Non Rafa, che mi spingeva ad ammirare il suo coraggio paradossale, oltre ogni razionalità. Aveva oggi dalla sua, quell´infantile energumeno, un Djokovic non ancora simile al dominatore dell´anno passato, il tennista capace di smarrire sul campo un solo match, prima che i ritiri e gli infortuni issassero il suo passivo a sei partite. Era, il Nadal di oggi, un tennista che giocava per lo più in difesa, costretto a perdere campo ma spesso graziato da un avversario superiore quanto tatticamente cieco, incapace di chiudere a rete gli scambi, e totalmente dimentico della smorzata, colpo che sarebbe divenuto irraggiungibile per un avversario incollato ai teloni di fondo. Il lettore aficionado avrà probabilmente seguito su Eurosport la partita, ritrasmessa da Milano. E, come me, sarà rimasto incredulo di fronte alle umana ribellione di un giocatore che non accetta la propria inferiorità. Nel ripercorrere il punteggio di queste incredibili cinque ore e 53 minuti, si comincia con Djokovic capace di smarrire il primo set in cui era in vantaggio per 5-4 dopo più di un´ora di palleggi estremi. Un Djokovic che tarda a strappare il secondo dopo un vantaggio di 5-2, e 3 vani set point in tre games consecutivi. Si giunge allora a ben due ore e mezza di partita, e pare che quella sorta di involontario rimpiattino abbia fine con il serbo che comanda nettamente sino al 6-2, rendendo felice l´inconsapevole fidanzata, non lontana dal pope Boba, anch´egli in tribuna a invocare la divina grazia ortodossa. Un quarto set che appare ai più definitivo, vede Djokovic incapace di tradurre in vantaggio aritmetico una superiorità trascinata sino al 6 a 5, e smarrita al tiebreak. Gi effetti psicologici della nuova occasione mancata sembrano far sì che Djokovic, incredulo di fronte a una nuova risurrezione dell´avversario, smarrisca concentrazione e direzione di gioco, sinché un errore porta avanti Rafa per 4 a 2. Ma, se appare alfine comandare il punteggio Nadal non comanda il gioco, ed eccolo raggiunto, a 4 pari. Sono trascorse in quella 5 ore e 15 di rincorse, e, dopo uno scambio di 31 tiri Nole si abbandonerà con le spalle al suolo, in apparenza stremato. Ma è questione di un attimo, la maratona continua, con un Djokovic ammirevole non meno di Rafa per il coraggio, ma incapace tatticamente di concludere, al volo, le aperture offertegli dagli scambi dal fondo. Dopo un break propiziato da errori gratuiti di Nadal, Nole mancherà un infantile smash che l´avrebbe condotto al match point, e alfine raggiuntolo, si rivolgerà ai suoi dei con un patetico segno della croce, per poi abbandonarsi a siparietti isterici, mentre il pubblico e molti presunti cronisti vanno scambiando la lunghezza del match e la sua drammaticità per una storica partita. Nell´allontanarmi dallo stadio, non meno estenuato dei tennisti, mi raggiungeva la voce di uno spettatore: «Ma ci voleva tanto, per la settima consecutiva vittoria di Djokovic?»