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 2012  gennaio 30 Lunedì calendario

“La nave lì per mesi” E il Giglio si prepara all’estate più difficile – Il gigante bianco d’acciaio resterà lì spiaggiato di fronte al Giglio, monumento all’insipienza umana, almeno un anno

“La nave lì per mesi” E il Giglio si prepara all’estate più difficile – Il gigante bianco d’acciaio resterà lì spiaggiato di fronte al Giglio, monumento all’insipienza umana, almeno un anno. Per rimuovere la Costa Concordia, naufragata la notte del 13 gennaio di fronte al porto dell’isola toscana, «ci vorranno da sette a dieci mesi» annuncia il commissario per l’emergenza, Franco Gabrielli. Spiega ancora Gabrielli: «Alla Costa Crociere serviranno due mesi per preparare il capitolato, il progetto per decidere cosa vuol fare di questa nave, ossia se cercare di rimetterla in asse o smantellarla davanti al molo del Giglio. Il capitolato verrà inviato alle società, poche al mondo, che presenteranno i loro progetti. Da quella data si passerà a una fase di ulteriori 7-10 mesi». Ecco che il calcolo di dodici mesi complessivi rischia persino di apparire ottimistico. Fabrizio De Andrè cantava in «Bocca di Rosa» che «una notizia un po’ originale non ha bisogno di alcun giornale, come una freccia dall’arco scocca, vola veloce di bocca in bocca». Le parole di Gabrielli fanno in un baleno il giro del Giglio e si abbattono come un maglio sugli abitanti dell’isola. Al bar Ferrando è tutto un conciliabolo fra gigliesi, vigili del fuoco, «olandesi» (i tecnici della Smit Salvage, la società incaricata di svuotare le cisterne della nave da 2.300 tonnellate di carburante) e militari. Franca, la titolare, in estate anche pescatrice, sacramenta in dialetto. Ora, dopo il naufragio, sta facendo ottimi affari. «Ma se non tolgono di mezzo quel bestione - dice qui non ci viene più nessuno. Sempre che aspirino il carburante senza versarlo in mare». Già, il pericolo di una marea nera è qualcosa più di un incubo da queste parti. «Siamo preoccupati per la presenza del carburante nella nave - spiega la signora Letizia dell’hotel Castello Monticello, nella parte alta dell’isola - Perché non lo hanno già tolto? Cosa aspettano? Finora il mare è stato nel complesso buono, ma se le onde si alzeranno tutta l’operazione sarà più difficile». Sara è figlia d’arte: suo padre era il proprietario, fino al 2006, del ristorante «Il cavalluccio marino», al Porto, poi ha venduto e che ora fa l’affittacamere sull’isola. Anche a lei è la storia del carburante a toglierle il sonno. «Se non verrà tolto presto il combustibile dalla nave, la stagione estiva non partirà per nulla - osserva Siamo preoccupati, quella è una bomba con la miccia accesa. Anche se per ora gli affari vanno bene: hanno riaperto alberghi, bar e ristoranti generalmente chiusi in questa parte dell’anno». Al «Bahamas», l’albergo dove si era rifugiato il comandante Schettino e poi diventato quartier generale dei giornalisti, Paolo Fanciulli filosofeggia. «Niente sarà più come prima, la nave ci angoscia. Il Giglio è un posto da vacanze in famiglia. Qui la gente in estate viene per la natura, per stare tranquilla. Adesso questa serenità è perduta. La balena spiaggiata, i morti, il terrore negli occhi dei naufraghi che sbarcavano qui. Non è più l’età dell’innocenza». Carlo Solari, che ha un negozio di alimentari, taglia corto: «Ci sarà un tracollo di presenze». Giovanna, dell’hotel «Il Saraceno», tre stelle e con 48 camere a picco sul mare, oggi vista panoramica sulla «Concordia», prova a essere ottimista. «Se il gasolio verrà tolto senza incidenti, al Giglio arriveranno più persone rispetto al passato: oramai l’isola è conosciuta in tutto il mondo». Mario, titolare con moglie e figli dell’hotel Campese, arriva addirittura a dire: «E’ arrivata una ditta specializzata dall’Olanda per rimuovere il carburante. Non ci saranno problemi». Ma il fatto che il suo albergo sia dall’altra parte dell’isola probabilmente qualcosa significa. Il sindaco Sergio Ortelli polemizza con Gabrielli. «Questa è una situazione che i gigliesi, nelle loro coscienze, già temevano o sapevano - spiega -. Ma forse il Commissario doveva aspettare di avere un progetto preciso prima di dare la tempistica della rimozione». Nei prossimi giorni organizzerà un’assemblea con i suoi concittadini per discutere come affrontare gli eventi. In banchina il pescatore Ivo Cavero guarda il mare e dondola il capo. La Concordia è andata a spiaggiarsi proprio sul fondale dove gettava le sue reti. «Anche la mia borbotta con fatalismo - è un’economia a rischio». Si inizia a mettere in dubbio persino l’accesso all’isola attraverso il porto e i traghetti di Toremar e Maregiglio. Quanto detto dal commissario non promette nulla di buono: «Tutte le attività condotte finora, e mi riferisco ai problemi di ingresso al porto, hanno avuto come limite il varco di accesso. Questa sarà una pregiudiziale. Qualora non fosse possibile bisognerà trovare un accesso alternativo».