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 2012  gennaio 30 Lunedì calendario

INCHIESTA. IL «SACCO» DEL SAN RAFFAELE

«Alessia, sbianchetta!». Mario Valsecchi, manager del San Raffaele, evasore pentito, pressava l’impiegata per sbianchettare i documenti prima che arrivasse la Guardia di Finanza. Ma c’era una microspia che l’ascoltava.
Poi gli hanno trovato una cartellina verde nell’ufficio con l’intestazione «Riservato»: conteneva un contratto di consulenza con Pio Pompa, ex Sismi, e una lettera d’intenti tra la Fondazione Monte Tabor e il leader libico Gheddafi (forse per un ospedale in Libia). Quindi all’ex direttore amministrativo del San Raffaele, oggi agli arresti in carcere, hanno scoperto il conto a Lugano.
Da alcuni atti dell’inchiesta della Procura di Milano sul dissesto dell’ospedale emergono novità di rilievo.
Ma anche alcuni report interni al San Raffaele fanno per la prima volta luce su strane e sospette consulenze.
Il sacco svuotato
Nel «sacco» del San Raffaele, pieno di soldi e di commesse, in tanti hanno messo le mani, fino a svuotarlo. Esistono piccoli-grandi tesoretti creati all’estero con il «nero». Tanti quanti sono coloro che hanno pescato nel sacco. Dai documenti si capisce che le tracce della spoliazione partono da lontano, dagli anni ’80-’90.
E a quell’epoca Pierangelo Daccò, il faccendiere vicino a Comunione e Liberazione e a Roberto Formigoni, in carcere a San Vittore, non era ancora di casa in via Olgettina che ha cominciato a frequentare solo tra il 2005 e il 2006.
Decine di milioni sottratti all’ospedale sono ancora in cerca di «beneficiario». Politici? Valsecchi in uno degli interrogatori segretati ha riferito le parole di Mario Cal, vicepresidente e suo capo diretto: sì, i fondi neri servivano anche a pagare i politici. Anche. Cal si è suicidato il 18 luglio scorso.
Sbianchetta Alessia!
Per la difesa Valsecchi è solo un «ragioniere» esecutore di ordini superiori. Per la Procura era, dopo Cal, il perno su cui «girava» il sistema del malaffare. È anche per questo che deve aver stupito i pm il contratto di consulenza (1 settembre-31 dicembre 2011) che Valsecchi aveva ottenuto dal San Raffaele (gestione Vaticano) dopo le dimissioni del 4 agosto, appena ricevuta la notizia che era indagato. Dimesso, indagato ma con ufficio fisso al San Raffaele, proprio a contatto con la documentazione delle società oggetto di indagine. È lì che una microspia lo «becca», un mese e mezzo dopo le dimissioni, mentre invita una dipendente, Alessia, a sbianchettare, prima di spedirli in Procura, documenti sull’acquisto del famoso jet di don Verzé (alla Parmalat usarono il tritacarne). Gli scoprono anche il biglietto da visita di un funzionario del Credit Suisse di Lugano. Il ragioniere esecutore ha il conto lì. E nel 2009 è tra quelli che ha scudato. Cosa avrà scudato? Soldi in nero del San Raffaele? Lo diranno le indagini.
Per ora vari testimoni sostengono che Cal pretendesse il 3% su molte forniture. Era un sistema che andava avanti da decenni.
La black list
Il capitolo delle consulenze è probabilmente destinato ad amplificarsi. Vi sono carte riservate che esaminano alcuni casi di consulenze estere quanto meno ambigue.
All’interno del San Raffaele c’era addirittura un contabile, Massimo Patrini, dedicato ai fornitori, cioè quelli con sede nei paradisi fiscali (Svizzera, Liechtenstein, Monaco ecc.). Alcune fatture hanno destato sospetti, soprattutto quelle pagate a Saint Premier Mont (dal 2000 al 2011), Gearson Limited (2003-2008), Skilled Consulting (2006-2008), Orconsult ecc.
La svizzera Saint Premier Mont, per esempio, fa consulenza di comunicazione, charter e brokeraggio nautico. I rapporti con la Fondazione Monte Tabor cominciano nel 2000 con una lettera d’incarico a trovare acquirenti per alcuni immobili di proprietà del gruppo. La percentuale (1%) raddoppia in due anni. La società svizzera intermedia un affare tra il San Raffaele e la Dec del costruttore barese Degennaro. Incassa tra il 2002 e il 2006 3,1 milioni dalla Fondazione su un conto Barclays Bank a Londra.
Al riparo dal Fisco
La Gearson è di Londra ma fa capo a una finanziaria delle British Virgin Islands (Bvi). La Fondazione le ha bonificato, sempre sul conto Barclays, 600 mila euro per il risanamento e l’organizzazione dell’ospedale brasiliano. Ma chi c’era dietro il paravento delle Bvi? La famiglia Garziera, cioè i soci del San Raffaele nelle piantagioni brasiliane di mango e uva senza semi.
Skilled è di San Marino e ha fatturato costi per circa 80 mila euro alla Fondazione tra il 2006 e il 2008: erano onorari per assistenza in materia giuslavoristica. Ma lì dietro c’era l’italianissimo Studio Legale Costantino che a un certo punto aveva deciso di farsi pagare via San Marino.
Orconsult, infine. Il contratto originario è del 1994. Questa società svizzera era incaricata di amministrare la Joseph Foundation del Liechtenstein, proprietaria di due terreni a Gerusalemme. Della Joseph unica beneficiaria è la Fondazione Monte Tabor ma per questo beneficio ha pagato 1,9 milioni di dollari alla Orconsult. L’ennesima consulenza svizzera che ha arricchito qualcuno, quasi vent’anni fa.
Mario Gerevini
Simona Ravizza