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 2012  gennaio 30 Lunedì calendario

Gomorra film maledetto: tutti spariti o in cella – Non era scritto nel copione ma hanno fatto tutti una brutta fine

Gomorra film maledetto: tutti spariti o in cella – Non era scritto nel copione ma hanno fatto tutti una brutta fine. Nel film come nella vita. Con quel­lo di ieri, sono quattro gli attori del film «Gomorra» passati dal set alla galera. La pellicola di Matteo Gar­rone aveva velleità neorealiste, con i dialoghi in dialetto sottotitola­ti e la camera da presa affon­data, come un bisturi, nel ventre molle dei quar­tieri dei clan. Si è rive­lata invece un’oc­casione fin troppo ghiotta per ap­prendisti delin­quenti e vecchi arnesi di malavi­ta di recitare nel film simbolo del­l’antimafia da salot­to e dimostrare, così, che veramente ’a chiesa può tutto. Perché in un’in­formativa dei carabinieri di Ca­stello di Cisterna c’è scritto che è stata la camorra a dare il ciak al film tratto dal libro di Saviano, per gira­re nei rioni-ghetto dove nel 2004 si è combattuta la guerra con 80 mor­ti ammazzati tra «scissionisti» e i Di Lauro: «In occasione delle ripre­se per la pellicola cinematografica “Gomorra”», scrivono i militari,«il regista Matteo Garrone, per girare le scene nel quartiere Scampia, ha dovuto chiedere autorizzazione al clan competente in quel territorio, che individuava in Raffaele Stan­chi, nato a Napoli il 30.4.1972, det­to “Lelluccio Bastone”, la persona referente per detta circostanza, che tra l’altro, asseriva la fonte, go­de di spiccate conoscenze nell’am­biente televisivo tanto da essere spesso invitato a numerose tra­smissioni ». E con il nullaosta del clan sono arrivati forse anche gli ingaggi dei «picciotti»per una comparsata.Ie­ri è toccato a Nicola Battaglia, un «mestierante» dello spaccio di dro­ga. Ha 20 anni e un paio di minuti nella pellicola di Garrone: protetto da un giubbotto antiproiettile, si fa sparare addosso perché non ha pa­ura delle pallottole. Prima di lui era toccato a Giovanni Venosa, Bernar­dino Terracciano e Salvatore Fab­bricino. Tranne l’ultimo, che gesti­va il traffico di droga tra Secondi­gliano e Scampia (un fratello ucci­so, un altro condannato a 25 anni) e che è stato riconosciuto dal penti­to Maurizio Prestieri (il collabora­tore ha indicato anche un altro atto­re- pusher, tuttora non rintraccia­to) si tratta di personaggi che han­no un elevato spessore criminale. Venosa è uno degli uomini più peri­colosi del clan dei Casalesi ( fra l’al­tro nipote di Luigi, ergastolano al processo Spartacus) addetto ai«ra­strellamenti » estorsivi. È stato arre­stato due volte nel giro di sei mesi e di recente ha mandato a minaccia­re il pm che l’aveva ammanettato dicendogli che la sua vita aveva so­lo uno scopo: la vendetta. Nel film, interpreta se stesso: «Qui ci sono troppe tarantelle, qui comando io», dice il capozona della «chiesa» sul litorale domizio intenzionato ad eliminare due giovani, aspiran­ti, criminali. Un personaggio sui ge­neris che proprio a Garrone, impe­gnato nella simulazione di un omi­cidio, dietro le quinte sbuffò in fac­cia un inquietante e spazientito: «Adesso ti faccio vedere come si ammazza un cristiano», branden­do una rivoltella e puntandola contro i fi­guran­ti. Non gli mancava il know-how per certe scene. Terracciano, inve­ce, è finito dentro in una maxi-reta­ta contro i riciclatori di denaro sporco dei Casalesi: soprannomi­nato zi’ Bernardino. La prima cosa che il giovane Battaglia ha detto agli agenti quando lo hanno preso è stato il riconoscimento del suo passato d’artista: «Ho recitato in Gomorra». Chi invece non potrà più raccontare com’è che si decise di tollerare la presenza delle teleca­mere, dei truccatori e di tutto il cast a Scampia è Stanchi, il Lele Mora del clan degli scissionisti. Balleri­no, amante della bella vita e dello showbiz, tra gli organizzatori della visita di Mario Balotelli a Scampia, dove il fuoriclasse siciliano vide in diretta – per poi scappare subito do­po­ - com’è che funziona la fabbrica della cocaina. Stanchi è sparito dal­la circolazione una quindicina di giorni fa, dopo aver visto la partita del Napoli. Era col suo guardaspal­le, l’hanno ritrovato al cimitero di Melito: ucciso e bruciato. Per la cro­naca la jella da film colpì anche il paroliere di Gomorra Rosario Ar­mani, alias Rosario Buccino, inse­guit­o dagli autori del film per versa­re i compensi dovuti e lui irreperibi­le, meglio dire latitante, per una condanna a 10 anni. E che dire di «Pisellino», al secolo Ciro Petrone, il ragazzetto in costume passato da­g­li spari nel mare al reality La Fatto­ria 4. Faceva autografi e fotografie ai fans nella festa di nozze del figlio di un boss. Non s’è accorto che uno scatto glielo aveva fatto pure il Ros. Gian Marco Chiocci e Simone Di Meo