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 2012  gennaio 30 Lunedì calendario

«COSI’ LE COOP SALVANO LE POLIZZE. E LA POLITICA E’ RIMASTA FUORI»

Dice al Corriere il segretario del Pd, Pierluigi Bersani: «Ho saputo dell’operazione di Unipol dai giornali». E Carlo Cimbri, amministratore delegato di Unipol: «Non abbiamo fatto telefonate a nessun esponente di partito e non ne abbiamo ricevute». Il fantasma della politica, che aveva avvelenato nel 2005 la scalata dell’Unipol di Giovanni Consorte alla Bnl, questa volta è rimasto lontano. La compagnia di Bologna, controllata dalle maggiori cooperative della Lega, si appresta a conquistare il gruppo assicurativo Fonsai, che fa capo a Salvatore Ligresti, vecchio amico di Silvio Berlusconi e della famiglia La Russa, in punta di piedi. E su invito di Mediobanca. A suscitare dubbi in commentatori come Salvatore Bragantini e Luigi Zingales sono state semmai alcune modalità, in particolare la buonuscita riservata in prima battuta ai Ligresti e ai loro soci nella holding Premafin senza che analogo trattamento fosse offerto ai soci di minoranza di Fonsai e Milano.
Dottor Cimbri, quando avete iniziato a lavorare su Fonsai?
«Da almeno un anno ci esercitavamo sulle possibili integrazioni operative. Ma a certi prezzi Fonsai non era alla nostra portata e sarebbe stato poi difficile creare valore».
Perché non ci avete provato quando Groupama si affacciò in Premafin e Fonsai?
«Allora sarebbe costato di più ed evidentemente non era maturo quel consenso generale che per noi era ed è una conditio sine qua non».
Allude al fatto che i francesi erano sostenuti da Cesare Geronzi, e che Unicredit e Mediobanca dovevano ancora regolare i conti con l’allora presidente delle Generali?
«Unipol non entra in partite che non siano quelle strettamente assicurative. Si è mossa quando, a dicembre, Mediobanca l’ha invitata a valutare l’intervento su Fonsai».
A quel punto avevate anche un certo potere contrattuale verso un creditore come Mediobanca esposto verso Fonsai con un miliardo di prestito subordinato.
«A quel punto potevamo provare a muoverci rispettando tre vincoli: 1) il controllo sempre saldo delle cooperative e un impegno finanziario correlato alle loro possibilità ; 2) il consenso dei Ligresti e delle banche creditrici 3) ovviamente, l’approvazione di Isvap, Consob, Banca d’Italia e Antitrust».
Ci siete riusciti?
«Lo vedremo. Unipol si impegna a investire 350-400 milioni per cassa e a rivedere i termini dell’indebitamento di Premafin (326 milioni, ndr)».
Ma perché avete cominciato proponendo un’Opa su Premafin e una buonauscita di 14 milioni ai Ligresti senza prevedere nulla per i soci di minoranza di Fonsai e Milano?
«Quella era la prima offerta non vincolante, nel rispetto della nostra disciplina finanziaria. Risale alla situazione divenuta nota il 23 dicembre, quando il consiglio di Fonsai prevedeva ancora una perdita di 925 milioni per il 2011 e, di conseguenza, un aumento di capitale tra i 600 e i 750 milioni. I negoziati si giudicano alla fine. L’offerta attuale e vincolante è diversa, perché nel frattempo noi abbiamo potuto fare la due diligence e gli amministratori di Fonsai hanno finito l’esame delle partite, che a dicembre erano ancora in sospeso, e hanno individuato altri 350 milioni di deficit patrimoniale. Di qui, la nuova struttura dell’offerta».
E i Ligresti?
«Senza l’accordo di Premafin, diventerebbero incerti non solo l’aumento di capitale di Fonsai ma anche la successiva fusione di Fonsai con Unipol Assicurazioni, Milano e la stessa Premafin. E le incertezze costano troppo. Abbiamo dimostrato la nostra disponibilità verso la famiglia Ligresti. Ma, a questo punto…».
Niente Opa su Premafin e niente premio di non concorrenza alla famiglia Ligresti.
«E’ necessario che tutte le risorse disponibili concorrano a rafforzare Fonsai e il futuro Gruppo Unipol. E’ la realtà dei numeri».
Perché avete dato la manleva civile ai Ligresti, protagonisti di una pessima gestione, voi che avete costretto alle dimissioni Consorte e Sacchetti quando si seppe che avevano ricevuto dall’Hopa di Gnutti un compenso per prestazioni professionali relative all’affare Telecom?
«Perché quando si entra in una nuova società in modo consensuale e si ottiene che le persone lascino i loro incarichi amministrativi in modo ordinato, la manleva civile prevista dall’ordinamento diventa ovvia».
Tra gli inquilini di Fonsai figurano politici, banchieri, "figli di": un’affittopoli privata.
«Non ci interessa l’identità degli inquilini, ma la regolarità e l’osservanza dei contratti che immagino fatti ai prezzi di mercato. Gli immobili fanno parte delle riserve tecniche a garanzia degli assicurati».
E ai soci di minoranza che dice?
«Fonsai deve essere ricapitalizzata per 1,1 miliardi. È indispensabile ripristinare i requisiti patrimoniali minimi di legge per tutelare, nell’ordine, i diritti degli assicurati, quelli dei creditori ed infine le aspettative degli azionisti. Quale sarebbe oggi il valore dell’azione in mancanza di un piano di ristrutturazione credibile?».
La Milano è sana. Perché assorbirla?
«La Milano ha un margine di solvibilità a posto. Ma è controllata al 60% dalla Fonsai. E se l’Unipol acquisirà il controllo di Fonsai, seguirà un suo piano industriale, per realizzare economie di scala, condividere competenze, sviluppare i ricavi consolidati, nell’interesse di tutti gli azionisti del gruppo».
Con l’aumento di capitale di Premafin a voi riservato ci sarà un cambio di controllo senza Opa.
«Ma questo cambio avviene in modo tale da contribuire in misura decisiva al salvataggio di Fonsai senza corrispettivi per i soci attuali di Premafin. Di qui la nostra richiesta alla Consob di venire esentati dall’obbligo di Opa su Premafin, Fonsai e Milano, come peraltro previsto dalle normative vigenti».
Quale ruolo ha avuto la Consob nel farvi correggere l’operazione?
«Abbiamo avuto un rapporto costruttivo con le istituzioni. Ma non sta a noi parlare della Consob che deve ancora esprimersi sulla proposta formale».
Perché non ha perseguito la fusione diretta Unipol-Fonsai, suggerita dal banchiere d’affari Arnaldo Borghesi?
«Perché senza il consenso di Premafin, che detiene oltre un terzo del capitale di Fonsai, questo non poteva logicamente accadere».
Finsoe, la holding delle coop, difende la sua posizione di controllo in Unipol. E’ un limite allo sviluppo?
«L’esperienza dice di no. Sono in Unipol dal ’90. Conosco e apprezzo le cooperative. Credo che un saldo controllo da parte delle holding delle coop rappresenti una garanzia per il management, gli assicurati e, se permette, anche per l’Italia, visto che stiamo parlando di 57 miliardi di attività amministrate».
Ma le coop hanno i soldi?
«Unipol farà un aumento di capitale da 1,1 miliardi, che rafforza il gruppo anche al di là delle necessità finanziarie dell’operazione Fonsai. Finsoe è impegnata fino a 500 milioni e le coop fino a 300. Stiamo parlando di capitale. Sono numeri importanti».
Finsoe ha in carico Unipol a prezzi 10 volte superiori quelli correnti.
«Non sta a me parlare per Finsoe, ma credo che con questa operazione si creerà abbastanza valore da consentire ampi recuperi».
Il nuovo gruppo avrebbe il 32% del ramo danni italiano e il 37% della Rc auto. Il limite antitrust è al 25%.
«Per rispetto dell’Autorità, non parlo di percentuali. Dico solo che rispetteremo i precetti cedendo portafogli di premi e non compagnie».
In Fonsai troverete partecipazioni in Mediobanca, Generali, Rcs e Pirelli. Che cosa ne farete?
«Di Fonsai ci interessano le polizze, non le partecipazioni finanziarie. Le valuteremo dunque caso per caso. Alcune sono bloccate in patti di sindacato. Sentiremo che cosa dicono gli altri soci. Se ci verrà chiesto di uscire, usciremo. Se lo riterremo opportuno resteremo, ma sempre fermo restando il dovere di valorizzare al massimo queste attività».
Che cosa dice di Rcs Mediagroup?
«Noi facciamo polizze, non giornali. Ma da azionista interessato al valore della partecipazione, osserverei che questo valore dipende molto dalla credibilità cui grandemente concorre l’indipendenza delle direzioni e delle redazioni. Questo vale per il Corriere come per qualsiasi altra testata».
Che cosa fareste se domani qualcuno lanciasse un’Opa su Fonsai e Milano?
«Sommare un’Opa all’aumento di capitale Fonsai mi pare un azzardo oneroso. Ma il mercato era ed è libero».
Massimo Mucchetti