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 2015  giugno 20 Sabato calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Sergio Mattarella
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Matteo Renzi
Il Ministro dell’ Interno è Angelino Alfano
Il Ministro degli Affari Esteri è Paolo Gentiloni
Il Ministro della Giustizia è Andrea Orlando
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Pier Carlo Padoan
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Stefania Giannini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Giuliano Poletti
Il Ministro della Difesa è Roberta Pinotti
Il Ministro dello Sviluppo economico è Federica Guidi
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Maurizio Martina
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Graziano Delrio
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Dario Franceschini
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Gian Luca Galletti
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Marianna Madia (senza portafoglio)
Il Ministro per le Riforme Costituzionali e i rapporti con il Parlamento è Maria Elena Boschi (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Janet Yellen
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Manuel Valls
Il Re di Spagna è Felipe VI di Borbone
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Abd al-Fattah al-Sisi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Recep Tayyip Erdogan
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Damodardas Narendra Modi
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

Tsipras si mostra sicuro di sé e dice che lunedì un accordo tra la Grecia e i suoi creditori sarà senz’altro raggiunto, «il vertice straordinario convocato dal presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, è uno sviluppo positivo nel percorso verso l’accordo. Ci sarà una soluzione nel quadro delle regole Ue e della democrazia, che permetterà alla Grecia di tornare alla crescita».

• Leggiamo in profondità questa dichiarazione.
Il primo punto è che il tavolo di lunedì sera (si comincia alle 19) è tutto politico: vi partecipano i capi di Stato o di governo che hanno adottato l’euro. Tsipras, e con lui Varoufakis, è convinto che la questione si possa risolvere solo politicamente, dato che i tecnici, e con loro i vari ministri finanziari, stando appresso solo ai numeri non hanno orecchie per intendere. I politici invece... Il secondo elemento chiave della dichiarazione è «la soluzione nel quadro della democrazia». È la tesi che Tsipras e i suoi hanno già espresso molte volte: siccome Syriza ha vinto le elezioni, il resto d’Europa deve tenerne conto, e adeguarsi alla volontà popolare, che non vuole più l’austerità. Qui entra in gioco il terzo elemento chiave della dichiarazione: «Tornare alla crescita». Significa smetterla con i risparmi, farsi dare altri soldi in prestito e con quelli ripartire, senza preoccuparsi troppo di come restituire.

• Prospettiva credibile?
Lunedì tutto può succedere, ma prima della riunione delle 19 ci sarà quella, convocata per le 15, dell’Eurogruppo, cioè dei ministri dell’Economia e delle Finanze dei 19 Paesi. Gli odiati tecnici. Costoro forniranno ai loro colleghi delle sette di sera gli ultimi numeri, in modo che i cosiddetti politici sappiano come stanno le cose, prima di far troppa politica. Merkel ha detto che bisogna trattare fino all’ultimo minuto, ma Schäuble, il suo ministro delle Finanze (cioè il tecnico), ha precisato che i greci devono convincersi che il default è una delle ipotesi possibili, che il default non si può escludere. Del resto anche Donald Tusk, il presidente del Consiglio (il posto che nel semestre precedente aveva Renzi) ha convocato a sorpresa questo vertice, però dichiarando: «La situazione è critica, siamo vicini al punto in cui il governo greco dovrà decidere tra accettare quella che ritengo una buona offerta di continuo supporto, oppure di andare al default». Sulla questione della democrazia e della volontà del popolo greco, gli stessi greci dovranno ammettere che ha almeno lo stesso peso, per esempio, la volontà degli elettori tedeschi o finlandesi o spagnoli, per niente favorevoli a una nuova apertura dei cordoni della borsa. Quanto al terzo punto, cioè la cosiddetta «crescita», gli stessi di Syriza, con le loro dichiarazioni e col comportamento tenuto in questi mesi, hanno reso tutto più difficile. Per esempio, Tsipras, per continuare a pagare pensioni e stipendi degli statali, non ha saldato i fornitori gettando il Paese in una recessione non troppo diversa da quella cui si sarebbe dovuto sottoporre se avesse accettato i diktat della Troika. I due greci hanno giocato la loro partita sperando di trarre vantaggio dal terrore generalizzato per l’uscita della Grecia dall’euro. Terrore da sfruttare all’ultimo minuto, cioè lunedì prossimo o forse ancora nel vertice di giovedì. Intanto, è stato calcolato che i risparmiatori hanno ritirato dalle banche del Paese quasi quattro miliardi in quattro giorni.

• Che conseguenze ci saranno per l’Italia se la Grecia fallisse sul serio?
Lo Stato italiano è esposto per 40 miliardi, le banche e i privati per pochi spiccioli, dato che tutti, negli ultimi tre anni, si sono liberati del debito greco. I 40 miliardi devono essere restituiti tra molti anni, e dunque, sull’immediato, non ci dovrebbero esserci contraccolpi. Stiamo immaginando che la speculazione, usciti di scena i greci, se ne stia abbastanza buona, senza vendere a man bassa debito pubblico italiano. Padoan è sicuro che lo spread non schizzerà, «siamo solidi, non è più il 2012».

• E i turisti che andranno in Grecia?
Non troveranno di sicuro la dracma, dato che per stampare, eventualmente, le nuove banconote ci vorranno almeno una quarantina di giorni. Il vero problema potrebbe riguardare la chiusura delle banche e il divieto di esportare capitali, cosa che costringerà tutti ad andare in vacanza con pochi soldi. C’è da augurarsi che il turismo non soffra troppo del nuovo scenario: è una voce che rappresenta il 17% del Pil.

• C’è una minima speranza di un accordo?
Intanto, oltre all’ottimismo di Tsipras, c’è da registrare l’apertura di Mosca ad eventuali aiuti ad Atene. E le parole gelide del presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker allo Spiegel : «Non capisco Tsipras. L’ho sempre avvertito del fatto che non posso evitare il fallimento dei colloqui ad ogni costo». I creditori chiedono, tra l’altro, il taglio delle pensioni, che pesano per un altro 16% del Pil. È possibile che all’ultimo minuto Tsipras e Varoufakis accettino. In fondo, l’altro giorno, sono scesi in strada migliaia di greci per chiedere di non uscire dall’euro, di trovare un’intesa. (leggi)

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