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 2015  giugno 20 Sabato calendario

FASSINOTTI, SALTO DI QUALITÀ “COSÌ È CAMBIATA LA MIA VITA”

[Intervista] –
Era dal settembre 1989 che nessun azzurro saltava così in alto all’aperto. Aveva soltanto qualche mese Marco Fassinotti quando Marcello Benvenuti superò a Verona l’asticella posta a 2,33 metri. Lo scorso 11 giugno, nella tappa di Diamond League a Oslo, il 26enne torinese l’ha eguagliato e per un soffio non si è spinto oltre, sfiorando i 2,36 superati soltanto dal cinese Zhang Guowei. Pur sognando un posto nell’élite ai Mondiali di Pechino (22-30 agosto), Fassinotti è rimasto però coi piedi per terra. Normale per uno che prima di accasarsi a Birmingham alla corte di Fuzz Ahmed studiava Filosofia.
Marco, si aspettava un risultato così?
«Non la ritengo una misura eccezionale e sapevo di valerla, anche perché avevo già saltato 2,34 indoor».
Tenere dietro gente come Barshim, Ukhov e Bondarenko non è mica da tutti…
«In realtà ha il valore che ha. Se li avessi battuti facendo 2,36 sarebbe stato meglio, mentre il piazzamento è dovuto anche alle loro controprestazioni. Comunque è bello che sia successo in Diamond League e finalmente all’aperto dopo due buone stagioni indoor».
D’altronde, a darle i consigli dalla tribuna c’era anche un certo Javier Sotomayor, primatista mondiale a 2,45. Com’è stato essere seguito da una tale leggenda?
«È stato davvero disponibile e i suoi complimenti mi hanno fatto molto piacere. Però è pur sempre una persona come tutte le altre. Il giorno prima del meeting in tanti si sono avvicinati a chiedergli foto e autografi, io no perché non volevo disturbarlo. Sono fatto così, forse vivo la vita in maniera un po’ troppo tranquilla».
Anche nella quotidianità si comporta allo stesso modo?
«Prima di trasferirmi in Inghilterra studiavo Filosofia e mi è sempre piaciuto capire ciò che c’è dietro ogni cosa. Non penso che ci sia una verità assoluta e credo che tante letture del mondo possano essere corrette. Sono una persona molto riflessiva: talvolta, però, si trasforma in un limite».
Emigrare Oltremanica è una strada che consiglierebbe ad un suo collega?
«In quel momento era la scelta giusta per me, ma non è detto che lo sarebbe stata per un altro. Certo, per prendere una decisione così a 23 anni ci vuole fegato: ho mollato tutto e sono andato a vivere a casa del mio allenatore senza che lo conoscessi. È un’esperienza che mi ha fatto crescere sia come persona sia come atleta».
Dopo il 9° posto all’esordio europeo nel 2010, si prepara a fare il debutto mondiale a Pechino. Vuole alzare ancora l’asticella?
«Gli obiettivi li abbiamo decisi già a settembre a tavolino con il mio allenatore e quello di quest’anno era di essere tra i primi cinque al mondo. Anche senza il risultato di Oslo, non sarebbe cambiato nulla. Semmai ora voglio mantenere questo standard». E all’Olimpiade di Rio 2016 pensa mai?
«Il percorso per l’Olimpiade verrà determinato da come mi comporterò quest’estate. Fuzz dice sempre che Rio è molto importante, ma che la mia Olimpiade sarà quella di Tokyo».
Alberto Dolfin, La Stampa 20/6/2015