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 2015  giugno 20 Sabato calendario

IL BANCHIERE ROSSO DI GOLDMAN DA EX PRODIANO A FAN DI MATTEO

Prodiano ma anche renziano. Claudio Costamagna - l’uomo designato da Renzi a succedere a Franco Bassanini alla presidenza della Cassa depositi e prestiti - è soprattutto il più noto esponente del cosiddetto «sistema Goldman Sachs» che nel nostro Paese riesce, meglio di un Rotary, a descrivere il potere trasversale. Quello dove troviamo i Mario Draghi ma anche i Mario Monti. I Gianni Letta e i Massimo Tononi. Un saio, quella della più nota banca d’affari americana, che Costamagna - ex campione di scherma, primi passi in Citibank e Montedison - indossa a 32 anni, nel 1988, quando gli chiedono di sviluppare il business in Italia e dove si trova a collaborare con Romano Prodi, suo grande mentore, e che dismette 18 anni dopo, nel 2006, quando comincia a vedere intorno a sé, «comportamenti non così trasparenti come in precedenza».
Ma il marchio Goldman di cui scala tutte le posizioni fino ad arrivare alla guida dell’Investment banking in Europa, Medio Oriente e Africa, gli apre tutte le porte. Quelle della finanza, anzitutto, in cui è equivicino a tutti, il consigliere sempiterno delle operazioni che contano: lavora per Berlusconi, per De Benedetti, per Murdoch, partecipa alla fusione tra Unicredit e Capitalia. Anche una volta fuori dalla banca sarà ricercatissimo: da ultimo era presidente della Salini-Impregilo, ma prima ancora entra nel cda di Luxottica, diviene membro del board della Virgin di Branson, siede alla Fti Consulting, alla biotecnologica AAA, alla Bocconi, che nel 2004 lo elegge bocconiano dell’anno.
In politica - che decide di scansare come impegno in prima persona - la scelta è netta. A fine Anni 90 interviene a un congresso dei Ds, invitato dall’allora segretario Massimo D’Alema. Fa niente se prende la parola alle 14, quando tutti sono a mangiare. «Mi hanno definito “banchiere rosso” - dirà ai suoi -, in realtà in quell’occasione ho fatto un intervento thatcheriano», evocando privatizzazioni e liberalizzazioni. Non sarà il «banchiere rosso» ma, grande amico di Prodi, è tra gli anti berlusconiani più accaniti. È il Cavaliere, dice ancora un anno fa, «il vero spauracchio per i mercati», un «personaggio anomalo nello scenario internazionale». In quell’occasione, in tv da Lucia Annunziata, lancia un attestato di stima all’ex Enrico Letta («ha restaurato la credibilità del Paese») e apre un credito al neo arrivato Matteo Renzi che lancia «messaggi estremamente positivi» anche se «la formazione del governo è stata un po’ deludente». Un anno dopo cambia tutto. A novembre, in occasione del G20 in Australia, Andrea Guerra, ex ad di Luxottica ora consigliere del premier, gli presenta Renzi.
Il «banchiere rosso» come un tailleur della Thatcher piace al primo ministro e il premier piace a Costamagna: «Una persona fuori dalla norma, con capacità notevoli», ma che deve dare «più sostanza e deleghe alle persone: non può fare tutto da solo». Quando Costamagna viene chiamato alla Cdp dice di sì, purché al suo fianco ci sia un banchiere internazionale come lui ma che si sappia muovere in un ambiente difficile come quello romano: il ritratto di Fabio Gallia, fino ad oggi numero uno di Bnp Paribas in Italia.