Leonardo Martinelli, La Stampa 20/6/2015, 20 giugno 2015
LA STORIA DEL PICCHIATORE NAZISKIN CONQUISTA I CINEMA DELLA FRANCIA
L’estrema destra in Francia si ritrova costantemente al centro di inchieste e reportage nei giornali e alla televisione. Marine Le Pen è seguita in maniera ossessiva dai media, tanto più se si tratta della saga familiare che l’oppone al padre, il patriarca Jean-Marie. Ma il cinema e la fiction non trattano mai questi argomenti, quasi ne avessero paura. Lui, Patrick Asté, detto Diastème, classe 1965, spirito poliedrico (non solo regista, anche scrittore e musicista), non ha avuto paura. Da una settimana e mezzo è uscito il suo ultimo film, «Un Français», che è diventato a sorpresa un successo: dal lontano 1988 fino a oggi, la storia di Marco, un francese particolare, uno skinhead della periferia parigina, poi militante politico nella sfera dell’Fn (quello duro degli Anni Novanta, assolutamente allergico alla «dédiabolisation » che verrà, lo sdoganamento che Marine Le Pen oggi sbandiera in ogni salsa). Finché il protagonista, interpretato da un bravissimo Alban Lenoir, abbandona la violenza e il razzismo. La parabola scivola nella redenzione.
Linguaggio credibile
Marco cresce in un palazzone di alloggi sociali a Colombes, a Nord-Ovest di Parigi. « Anch’io sono nato lì – ha sottolineato Diastème alla presentazione del film -, proprio nel quartiere dove si formò la prima banda di skinheads in Francia. Li conoscevo bene: giocavamo insieme da bambini in un parco. Poi io ho avuto la fortuna di andarmene. Ma ho ritrovato gli skins all’università, a Nanterre, alla metà degli Anni Ottanta. È un film profondamente personale». «Un Français» è molto giusto, credibile. Diastème ha fatto rileggere più volte i dialoghi del film a Guy Birenbaum, giornalista esperto dell’estrema destra. C’è anche molta violenza (ma mai compiacente), soprattutto negli assalti e nelle provocazioni agli immigrati di trent’anni fa, con gli stessi propositi contro gli stranieri di oggi, ormai più o meno sdoganati nella Francia contemporanea anti-migranti.
Gettato nella Senna
Se ai tempi questi fenomeni erano perlopiù tabù nei media e il Front National veniva « boicottato», per non concedere spazi alle ire razziste di Le Pen, oggi l’estrema destra nuova versione si ritrova a monopolizzare stampa e tv, nell’attualità corrente generata da Marine Le Pen, dimenticando però quello che c’è stato prima. Il film, invece, segue per trent’anni, attraverso la vita di Marco, la storia di quella Francia, in continuità, «perché io non ho la memoria corta», ha precisato il regista. A un certo momento lo speaker di un tg di vent’anni fa, la vera registrazione dell’epoca, ricorda come un marocchino, Brahim Bouarram, venne gettato nella Senna e ucciso da alcuni manifestanti del Front National, che erano venuti come ogni primo maggio a omaggiare la statua di Giovanna d’Arco a Parigi, convocati dai Le Pen. Tanto per non dimenticare.
Leonardo Martinelli, La Stampa 20/6/2015