Paolo Siepi, ItaliaOggi 20/6/2015, 20 giugno 2015
PERISCOPIO
Expo 2015, il padiglione della Germania è molto selettivo. Per entrarci i controlli non li fa la polizia, ma direttamente il Fondo monetario internazionale. Gianni Macheda
Salvini: «All’inizio il Papa mi piaceva, ora boh». Ha scoperto che è un extracomunitario. Spinoza. Il Fatto.
Il ventilatore della procura sta gettando schizzi anche su Nicola Zingaretti, uomo della «ditta», esponente della filiera che dal Pci porta al Pd, il politico più strutturato della non ricca scuderia capitolina. Stefano Cingolani. Il Foglio.
Prima della formazione del governo Monti avevo scritto il piano per salvare l’Italia e Napolitano mi convocò con urgenza. Erano 150 pagine. Prevedevano una manovra da 500 miliardi di euro. Un elenco dettagliato, minuzioso, perfetto per indicare la via della salvezza. Ma Monti non l’ha capito, non ci ha creduto. Corrado Passera (Antonello Caporale). Il Fatto.
Claudio Rinaldi, direttore de L’Espresso, giocava allo stesso tavolo di poker con Jas Gawronski, portavoce, a Palazzo Chigi, di quel Cavaliere che il giorno dopo regolarmente tornava a massacrare. Antonio Padellaro. Il Fatto.
Strillare di epidemie, come fa Salvini, significa procurare allarmismo ma tutti i report medici dicono che non è così. Se volessimo fare polemica, potremmo criticare il fatto che la Lega a Strasburgo ha votato contro la proposta di aiutare l’Italia ridistribuendo le quote di immigrati: il colmo! Ma non è tempo di divisione: ieri ho chiamato Zaia e Maroni. Ho offerto e chiesto collaborazione istituzionale. Matteo Renzi. (Maria Teresa Meli). Corsera.
Grillo. Se incontri uno che vuole prosciugare le paludi pontine dici che è una grande sfida, ma se vuole prosciugare l’oceano Pacifico tu lo saluti e gli dici stammi bene, vai a parlare con Psichiatria democratica. Vincenzo De Luca, neopresidente della Regione Campania. Agenzie.
Tranne un prestito, lei mi può chiedere quel che vuole. Achille Bonito Oliva, critico d’arte. (Malcom Pagani). il Fatto.
Non sono un intellettuale, uno che riflette. Sono uno che racconta le storie che conosce. Non è mio compito capire. Antonio Pennacchi, scrittore, Premio Strega. Il Foglio.
A Roma ci si fiuta come animali. E come animali ci si fa la guerra. Vince chi colpisce per primo, in strada, sul lavoro, nei rapporti umani. La guerra è uno stato d’animo, una condizione esistenziale, un umore, un destino. Non importa che si abbia torto o ragione, non importa la gravità del fatto, conta colpire per primi, darti un cazzotto a freddo, mentre stai ancora ragionando. Se uno ti viene addosso in macchina, e ha torto, non fai neanche in tempo a parlare che t’aggredisce: «A stronzo! Ma che cazzo fai?!?». Tu sei lì immobile, che non capisci bene cosa stia succedendo. Ma come, mi vieni addosso e mi dici stronzo? Alessandro Trocino nella pièce, Roma contro Roma.
In Svizzera, nel ’45, anzitutto mi nascondevo: ero ancora un condannato a morte evaso. Eppoi lavoricchiavo con nomi d’accatto per il Corriere del Ticino e la Gazzetta di Losanna. E proprio con quegli articoli, non certo intonati con i furori e gli entusiasmi di quei giorni, mi inimicai il fuoriuscitismo italiano più sfegatato e ottuso. Indro Montanelli (Marco Travaglio), La Voce, marzo 1995, ripresa dal Fatto.
Io ho avuto un’infanzia povera, ho vissuto molto in strada e non sono stato un buono studente. Ma per gli italiani a NY era un buon periodo, legato alla fine della guerra. C’era un buon feeling nei nostri confronti, e infatti ci furono molti matrimoni misti, voglia di scalata sociale. Essere siciliano mi ha sicuramente giovato nel fare Michael. Al Pacino (Enrico Deaglio). ilvenerdì.
Ho riprodotto e appeso a una barra del mio studio, le immagini di artisti. Sembrano piccoli acrobati sospesi nel vuoto. Racconto la drammatica leggerezza delle loro vite. Ciascuna è una storia di autodistruzione. Sono artisti scomparsi che ho amato o dei quali fui amico. C’è Gino De Dominicis nel tentativo di un ultimo volo. Piero Manzoni che morì alcolizzato. Ci sono Tano Festa e suo fratello Francesco Lo Savio che fu trovato riverso in un hotel di Nizza. C’è Tancredi che finì i suoi giorni con un tuffo nel Tevere. Boetti che volava sul suo arazzo. Pascali che si schiantò con la moto. E Schifano il cui corpo era un tubetto di colori incrostati. Ma c’è anche Borromini che si uccise con una spada e ho immaginato che quel ferro potesse somigliare a una matita conficcata nel cuore. Erano quasi tutti di Roma, una città che spinge al sacrificio o all’autodistruzione. Furono, a loro modo, martiri caduti nell’indifferenza di una società che, a un certo punto, smise di interessarsi di arte. Luigi Ontani, pittore. (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Ricordo un concerto degli anni Novanta alla Sal nel quale Pollini triturava e smozzicava una composizione sublime come la Fantasia in Do maggiore di Schumann. Ma questo non poteva dirsi a Milano, ove il mondo dei Salotti, molto peggio di quello del Pci duro e puro, esercita una sorta di vigilanza permanente antifascista a pro di Abbado e Pollini; e adesso che quest’ultimo è rimasto solo, essendogli morto, dopo Nono, pure Abbado («salute a noi!» come si dice nel Meridione quando si comunica una morte), continua a esercitare il suo «impegno» per l’Avanguardia e a fare (vista la sua attuale facies) l’Ecce homo un po’ dappertutto. Paolo Isotta, La virtù dell’elefante. Marsilio.
Ho conosciuto l’opera grazie a Puccini: a cinque anni mi portarono a vedere Madama Butterfly e rimasi incantato, sciogliendomi in lacrime quando Cio Cio San muore. Mi arrabbiai moltissimo quando, vedendola tornare sul palco viva per prendere gli applausi del pubblico, capii che era stata una finzione. Mia sorella, più grande, mi prese in giro, ma ormai l’opera mi aveva conquistato. Jonas Kufmann, tenore bavarese. (Enrico Parola). Corsera.
Il pittore Ottone Rosai si comportava da popolano toscano. Alto e grosso, dal volto di terracotta come certe figure dei suoi quadri, sembrava, stando seduto fra noi, che fosse, appunto, evaso da un suo quadro. Ugo Pirro, Osteria dei pittori. Sellerio. 1994.
Question d’alfondo che non conscience écologique un barzella. È quello Che démoni. Christian Mazzanzanica, scrittore satirico. La cronaca.
Spegnete la tv e accendete l’immaginazione. Aldo Grasso. Corsera.
Molti nemici molto onore. Balle. Roberto Gervaso. il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 20/6/2015