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 2015  giugno 20 Sabato calendario

INVECE DELLA BANCA

Il fatto che anche Goldman Sachs abbia deciso di puntare sul credito a famiglie e pmi annunciando il lancio di una piattaforma web dedicata (marketplace), come segnalato in questi giorni dalla stampa statunitense, ha portato il tema delle piattaforme di lending crowdfunding agli onori della cronaca anche in Italia.
Ma il settore è in grande fermento in tutto il mondo da almeno un paio d’anni. MF Private Equity ne ha parlato ampiamente lo scorso aprile, riferendo il contenuto dell’ultimo rapporto pubblicato da Massolution, società di ricerca Usa specializzata nel settore. Ebbene, secondo i calcoli di Massolution, le piattaforme di crowdfunding di ogni tipo hanno raccolto 16,2 miliardi di dollari nel 2014, con un incremento del 167% rispetto ai 6,1 miliardi del 2013. Di questa massa di liquidità ben il 70%, cioè 11,08 miliardi di dollari, è stato raccolto dalle piattaforme di lending. Ma la stima pare molto conservativa, visto che Morgan Stanley in un recente e corposo report sul tema dei marketplace online dedicati ai prestiti a privati e pmi, prevede che nel 2020 a livello globale saranno erogati 290 miliardi di dollari di prestiti, in seguito a una crescita costante dell’erogato, che nel 2014 è stato di poco superiore ai 20 miliardi. La banca d’affari rileva in particolare che al di fuori del Regno Unito (dove si concentra l’80% di P2P lending in Europa) la raccolta è ancora limitata, ma il numero di piattaforme attive è piuttosto alto: nella stessa Gran Bretagna ci sono circa 60 piattaforme, mentre Francia, Germania e Spagna ne contano circa 30 ciascuno.
Questo business è partito dal basso, coinvolgendo i privati come investitori, tanto che si parla ancora di peer-to-peer lending (prestiti tra pari), ma ha attratto sempre più investitori istituzionali come fondi specializzati e banche.
Come illustrato il 10 giugno in un’inchiesta di BeBeez.it (il sito internet promosso da Aifi e di cui MF-Milano Finanza è media partner), negli Stati Uniti a febbraio Lending Club ha annunciato una partnership con BancAlliance, un gruppo di 200 banche locali che utilizzeranno la tecnologia della piattaforma di lending per selezionare e pre-approvare il rifinanziamento dei prestiti al consumo erogati alla propria clientela. Poche settimane dopo Prosper ha siglato una partnership simile con Western Independent Bankers, gruppo di 160 banche locali. Quanto ai finanziamenti alle imprese, parecchie piattaforme online hanno stretto accordi con banche commerciali tradizionali (per esempio OnDeck con Bbva Compass oppure Funding Circle con Santander e Rbs) in relazione a pmi che gli istituti non troverebbero conveniente finanziare tramite canali tradizionali a causa delle ridotte dimensioni delle società o del loro basso merito di credito.
Le piattaforme di lending crowdfunding stanno diventando interessanti target di investimento anche per i fondi di private equity. Ad aprile il colosso Usa Kkr ha investito in Avant assieme a Victory Park Capital e a Jeffries. Ma gli stessi operatori spesso tramite i rispettivi fondi di credito partecipano anche al finanziamento, acquistando portafogli di crediti originati tramite le piattaforme. Sempre Kkr si è impegnato infatti ad acquisire sino a 400 milioni di dollari di nuovi prestiti erogati tramite la stessa piattaforma Avant. Mentre Victory Park ha siglato un accordo con FundingCircle per finanziare nuovi prestiti per 420 milioni di dollari. Sulla stessa linea anche la divisione di Apollo Global Management dedicata ai finanziamenti midmarket, che si è impegnata ad acquistare sino a 1 miliardo di dollari di nuovi prestiti agli studenti originati dalla piattaforma LendKey.
Anche Moody’s si è più volte occupata del tema. In un report recente l’agenzia di rating ha sottolineato che la maggior parte dei flussi di P2P lending in Europa va alle pmi e non ai privati, al contrario di quanto accade negli Usa. In particolare, la UK Peer-to-Peer Finance Association ha calcolato che nel Regno Unito (il più grande mercato d’Europa in questo settore) l’industria del P2P lending ha erogato credito per oltre 2,1 miliardi di sterline nel 2014 raddoppiando il valore del 2013; circa i due terzi sono andati a pmi e il resto a privati. Per contro, negli Usa il target principale delle piattaforme di lending sono i privati e sostanzialmente si tratta di prestiti al consumo. Negli Stati Uniti peraltro già si è passati allo stadio successivo, cioè quello della cartolarizzazione dei portafogli di crediti P2P: si sono cartolarizzati crediti erogati tramite Lending Club, Social Finance, Circlebak e Prosper.
Secondo Morgan Stanley uno degli ostacoli principali allo sviluppo di questo settore al di fuori del mondo anglosassone e della Cina è il fatto che in molti Paesi queste piattaforme sono sottoposte a specifica vigilanza. In Italia la raccolta di capitale di debito attraverso il crowdfunding è infatti resa complicata dalla legge bancaria, che impone una rigida vigilanza sulla concessione del credito. La concessione di credito al pubblico resta riservata ai soli soggetti vigilati da Banca d’Italia e, anche quando chi chiede credito è un’impresa, il concedente può essere, oltre che una banca, soltanto un fondo, una compagnia di assicurazioni o un veicolo di cartolarizzazione.
In Italia a oggi l’unico esempio di piattaforma autorizzata come finanziaria da Banca d’Italia per la gestione di una piattaforma di prestiti fra privati è Prestiamoci, che a novembre la norvegese TrustBuddy (quotata a Stoccolma) si era impegnata a rilevare in un’operazione che permetteva al venture incubator Digital Magics e agli altri investitori di Prestiamoci di diventare azionisti di TrustBuddy. Ma le forti difficoltà incontrate da quest’ultima l’hanno indotta a chiedere la rottura dell’accordo, richiesta a cui Digital Magics intende opporsi. Un altro esperimento italiano è quello di Smartika.it, piattaforma di social lending fondata e presieduta dal banchiere Maurizio Sella, che opera come istituto di pagamento vigilato da Bankitalia. Ancora, un’altra soluzione è stata trovata da Workinvoice, piattaforma fondata da Matteo Tarroni (ex BoFA Merrill Lynch) e Mario Spongano (ex Jp Morgan), che consente alle pmi di ottenere liquidità a fronte della cessione di fatture emesse nei confronti di aziende di grandi dimensioni grazie a un meccanismo di asta pubblica che coinvolge investitori istituzionali e professionali. Non si tratta di un soggetto vigilato, in quanto la tecnicalità del meccanismo d’asta non lo richiede.
Altre iniziative sono poi allo studio. A una di queste sta lavorando Ignazio Rocco di Torrepadula (si veda box a pagina 18). A un’altra sta invece lavorando Leonardo Frigiolini, amministratore delegato e cofondatore di Unicasim, la sim genovese che nell’ultimo paio d’anni è stata regista di moltissime operazioni di minibond oltre a essere l’unico intermediario iscritto nel registro speciale di Consob come gestore della piattaforma di equity crowdfunding Unicaseed. «L’esperienza di Unicasim mi ha fatto capire che esiste uno spazio importante per lanciare una merchant bank digitale in Italia», ha spiegato a MF-Milano Finanza Frigiolini. «Operare solo come una sim è limitativo; ci sono molte attività di supporto alle aziende che non si possono fare. Io e altri soci di Unicasim abbiamo deciso di iniziare una nuova avventura nel fintech e stiamo quindi trattando con investitori che rilevino la nostra quota. L’obiettivo è creare un marketplace in cui le pmi possano trovare le risposte alle loro esigenze in modo veloce e trasparente. L’idea è acquisire una piccola banca già esistente e trasformarla realtà fintech».
Stefania Peveraro, MilanoFinanza 20/6/2015