Giancarlo Perna, Libero 20/6/2015, 20 giugno 2015
«ALLEANZA CON IL CAV? DOBBIAMO TENTARE O CI BECCHIAMO GRILLO»
Arrivo da Gaetano Quagliariello col piglio del cittadino che protesta dopo avere attraversato la solita Roma degradata con gli immigrati che elemosinano a ogni angolo e di cui nessuno si cura. «Siamo sgovernati, Gaetano, e ti confesso che nel farti l’intervista temo il rigetto dei lettori per le chiacchiere di un politico», dico infilando la sua stanza nella sede Ncd di cui è coordinatore nazionale. «Lo comprendo anch’io. Una parte del Paese ritiene che la politica sia diventata, più che inutile, dannosa», replica disarmante Gaetano, che fa subito ricorso alla leggendaria mitezza del suo sguardo mutuato da quei paggi rinascimentali che nei dipinti di Benozzo Gozzoli ammiccano all’osservatore. Quagliariello, nel panorama della politica italiana, è tra i più attrezzati. È docente di Storia dei partiti politici alla Luiss e autore di una monumentale biografia intellettuale del generale De Gaulle. Nel governo Letta è stato ministro per le Riforme costituzionali. Ha avuto esperienza politica precoce e variegata. Rampollo di un colta famiglia napoletan-pugliese, orgogliosamente dc da generazioni, Gaetano ha invece debuttato pubere nel partito radicale. In un pugno di anni, ha travolto ogni tabù borghese seguendo la dottrina di Pannella, fino a diventare vicesegretario nazionale del Pr. Poi è tornato all’ovile, riaffacciandosi in chiesa. A ripescarlo in politica dopo anni di pacifica carriera universitaria è stato Marcello Pera, allora presidente Fi del Senato, di cui Gaetano fu ascoltato suggeritore. Entrato nella cerchia berlusconiana, è diventato senatore nel 2006 ed è stato sempre rieletto nelle liste del Cav. Ruppe con lui, insieme con Alfano & co, per fondare Ncd nel novembre 2013. Mentre mi attardavo a descriverne le gesta, Quagliariello è andato avanti sul tema del disamore degli italiani per i politici ed è già arrivato all’inevitabile autodifesa. «Ci troviamo -dice- in una stagione di problemi inediti che nessuno riesce a governare. Né possiamo sfuggire a questo dovere solo perché la politica è impopolare». «Le ciarle volano, l’immigrazione selvaggia resta -dico-. Renzi e Alfano si vantano di avere coinvolto l’Ue ma, invece di alleggerirci, ora sono anche inglesi, tedeschi ecc. a sbarcare profughi nei nostri porti. Una burla amara». Gaetano prende respiro e parte per un’intemerata: «Quello che succede, frutto di errori folli in Medioriente, è dovuto alla nostra posizione geografica che ci mette in prima linea. Ma non possiamo avere una posizione di totale chiusura rischiando un Olocausto del Terzo millennio. Non si può permettere che gli storici tra cinquant’anni parlino del Mediterraneo come di un immenso cimitero sottomarino per colpa degli uomini che oggi vivono questa stagione. L’Europa gioca il suo futuro più su questo che sulla Grecia. O ci sono le radici cristiane e l’Ue riconosce che c’è un problema di solidarietà e che nessuno Stato può fare da sé, o l’Ue viene meno. Siamo sull’orlo di un baratro morale». «Belle parole, Gaetano. Intanto siamo invasi e non si vede la fine», replico. «Non è così -dice lui, sempre di umor serafico-. Noi finora, va riconosciuto, pensavamo di gestire i flussi all’italiana. Qualche soldo al Sud, dove fa indotto e allevia la povertà, per ospitare i campi profughi, senza identificarne gli ospiti e disperderli poi alla chetichella verso altri Paesi. Ora, invece, con gli ultimi accordi, aggregheremo gli immigranti in luoghi appositi, in pochi mesi li passeremo al setaccio, distinguendo tra transfughi da guerre con diritto di asilo e di cui gli altri Paesi Ue accetteranno quote, e i “migranti economici” che vanno invece rimpatriati». «Ho letto anch’io i giornali, Gaetano. Vedremo cosa saprà fare Alfano. Noto intanto che la distinzione tra profughi e migranti economici, che ci dà una mano, ci viene dall’Ue. Noi, nemmeno quello eravamo riusciti a balbettare. Parliamo d’altro», mi irrito. «Parliamo d’altro», conviene Quagliariello. Oltre a sgovernare, la politica ruba. «Quando si scopre che un politico ruba bisogna essere spietati». Avete spaccato il centrodestra con la scusa della governabilità. Ma dov’è quest’araba fenice? «Senza la nostra rottura, il Paese avrebbe corso un pericolo enorme. Se Letta fosse caduto nel novembre del 2013, saremmo di nuovo andati alle urne con due rischi: o un governo Pd-M5S o dei pentastellati da soli». Nel governo, Ncd conta come il due di coppe. «Ti elenco cose fatte di centrodestra: abolizione art. 18, responsabilità civile dei magistrati, riduzione Irap, bonus bebè, sblocco salariale e del turn over delle Forze dell’ordine». La gestione profughi di Alfano è imbarazzante. «Si è trovato in un momento storico oggettivamente speciale. Gli dico sempre: “Sei nelle stesse ambasce del ministro della Difesa durante la Prima guerra mondiale”. L’esodo libico è un problema che nessun politico può sopportare sulle sue spalle». Potrebbe passare la mano. «Fa bene a non andare via. Resistendo, Alfano, fa cosa nobile per il suo Paese e se otterrà risultati sarà lodato. Il giudizio si dà a posteriori. Se fallirà, avrai ragione tu. Se no, io». Su Renzi, cui vi siete avvinghiati, si profila la fine di Monti. «La differenza è che Renzi ha un partito alla spalle. Inoltre, contesto l’avvinghiato. Lo sono solo a una cosa: completare le riforme. Non sono una panacea, ma servono a uscire dalla crisi. Se avessimo riformato in tempo Senato e Porcellum, avremmo dimezzato la protesta grillina». L’errore di Renzi? «Ha pizzicato le corde del berlusconismo per sfondare a destra. Le elezioni dimostrano che il tentativo è fallito. Ha suscitato aspettative che non poteva soddisfare. Ora avrà una linea più definita». Più di sinistra. «Forse. È l’insieme che però non tranquillizza. Vedo un Renzi ridimensionato; una via italiana al lepenismo, interpretata da Salvini; un M5S che sfuma i tratti del movimento del capocomico e si struttura. Non creda la destra che la sconfitta di Renzi significhi in automatico il suo ritorno al potere». Che intendi? «Che si è già visto. Quando la sinistra si illuse che cacciando Craxi sarebbe toccato a lei, comparve Berlusconi». Renzi nell’Ue conta zero e non ottiene nulla. «Nessuno nell’Ue ottiene niente. È un organismo in crisi di identità che va ricostruito». Dopo tre anni, per i marò non abbiamo né soluzioni né uno straccio di alleato contro i turbanti. «Inconfutabile. Sono cose che non si risolvono alla luce del sole ma per via diplomatica. E qui la nostra forza è limitata. I politici sono in debito verso i marò e verso i cittadini italiani». Compromessi da anni di governo col Pd, come farete a ricreare la destra col Cav? «Chi disse, ai tempi di Letta, che bisognava avere un governo per non sfasciare il Paese? Che si poteva essere avversari e non nemici? Chi fece il Patto del Nazareno? Berlusconi. Noi replicammo: finalmente è d’accordo con noi per le riforme». Vuoi dire che è compromesso anche lui. Non hai torto. Ma sei per riallearti con Fi? «Il tentativo va fatto, a patto che ci sia pari legittimità e sapendo che l’alternativa a Renzi non è solo il centrodestra. Se non saremo credibili, prevarrà il grillismo urlante». Il Cav si è intestato successi elettorali ma a vincere è stato «l’impresentabile» Matteo Salvini. «Salvini ha aumentato voti ma non in misura stratosferica. Dalle elezioni emerge altro: c’è un popolo di centrodestra che, per non scomparire, si è autorganizzato. Ncd l’ha intuito facendo accordi con diverse realtà civiche e ottenendo risultati sopra il dieci per cento, senza Lega e senza Fi». Non facciamo figli. Con l’Italia che ci date è legittima difesa. «I figli si sono fatti anche sotto le bombe. C’era vitalità. Se ci chiudiamo nell’egoismo, saremo solo ruminanti della protesta fine a sé stessa. Guarda i supermercati: il reparto infanzia diminuisce, lo spazio per cani e gatti aumenta. La gente sceglie responsabilità attenuate». Tu in politica che ci stai a fare? «Per tigna. Per non cedere alla comoda scelta di tornare in cattedra. Credo di potere ancora dare un contributo». Lo credi? «Me lo chiedo tutte le sere. E su questo terreno non mi faccio sconti».