Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  giugno 20 Sabato calendario

CAMPIDOGLIO OBBLIGATO A TAGLIARE LA SPESA SU DIRIGENTI E PERSONALE

ROMA Il codice rosso al ministero dell’Economia è scattato ormai da più di 24 ore. Gli uomini di Pier Carlo Padoan temono che la questione «tecnica» dell’ispezione della Ragioneria sui bilanci del Comune di Roma che ha portato a dichiarare illegittimi 360 milioni di incentivi erogati ai dipendenti del Campidoglio, si trasformi, come sta accadendo, in una valanga politica. Così ieri il Tesoro ha affidato ad una lunga nota il compito di spiegare che nella comunicazione inviata a Ignazio Marino non è stato fatto nessun riferimento alla eventuale restituzione delle somme indebitamente erogate ai dipendenti comunali. La Ragioneria, insomma, per il momento ha soltanto chiesto al Campidoglio di far sapere come ha risolto il problema della corretta quantificazione dei fondi per il salario accessorio, perché le spiegazioni inviate dal Comune al Tesoro a ottobre dello scorso anno non sono state considerate sufficienti. In realtà, nel frattempo, Marino ha messo già fine alle erogazioni dei premi a pioggia con un nuovo accordo firmato a inizio di quest’anno con i sindacati dopo una durissima battaglia con gli stessi dipendenti comunali. Dunque una carta da giocare con gli ispettori del Tesoro il sindaco ce l’ha a disposizione. Ma il vero problema, in realtà, è un altro. Il compito degli ispettori della Ragioneria è solo quello di valutare la legittimità delle erogazioni. Non sta a loro, come ha spiegato lo stesso sindaco di Roma, procedere al recupero di alcunché. Questo è un compito che, semmai, spetta alla Corte dei Conti.
I PROSSIMI PASSI
E la magistratura contabile non ha perso tempo. Ieri è emerso che la procura generale del Lazio ha da un mese aperto un fascicolo. Un atto dovuto, in quanto la relazione della Ragioneria per prassi viene inviata oltre che all’amministrazione sotto esame anche alla Corte dei Conti. I magistrati dunque dovranno valutare i rilievi degli ispettori del Tesoro. I tempi non saranno brevi. Le indagini di questo tipo prendono in genere qualche mese di tempo. Una volta concluso l’esame, comunque il Campidoglio verrà invitato a fare le sue controdeduzioni e ad inviare nuova documentazione da sottoporre ai magistrati. Una procedura di contraddittorio che per legge non può durare meno di trenta giorni. Comunque sia nulla potrà essere chiesto indietro ai dipendenti che hanno percepito il salario accessorio dichiarato illegittimo dalla Ragioneria generale dello Stato. Lo scorso anno, infatti, è stata approvata nella legge 68, quella ribattezzata «Salva-Roma», una norma che obbliga tutti i Comuni e le Regioni che hanno erogato tra il 2010 e il 2013 bonus ai dipendenti in violazione dei contratti collettivi di lavoro, a recuperare le somme utilizzando solo due strade.
LE SOLUZIONI
La prima è quella di recuperare quanto indebitamente versato in maniera graduale a valere sui futuri fondi per gli incentivi alla produttività. Il tempo di riassorbimento, secondo la legge, dovrebbe essere pari a quello degli anni per i quali i bonus illegittimi sono stati distribuiti. Significa, per esempio, che se il salario accessorio bocciato dalla Ragioneria riguarda 5 anni, per il prossimo quinquennio il Campidoglio dovrebbe prelevare le somme dal fondo destinato ai bonus. Siccome in media si tratta di uno stanziamento di una sessantina di milioni, il rischio sarebbe di azzerarlo. Una strada, insomma, difficilmente praticabile. In realtà la norma del Salva-Roma offre anche un’altra possibilità: una spending review sul personale che porti ad una riduzione minima del 20% dei dirigenti e del 10% della spesa per il personale. Intanto sul fronte del ministero dell’Economia va registrata anche la dura presa di posizione contro i sindacati del sottosegretario Enrico Zanetti. «I tecnici del ministero dell’Economia puntano il dito sulla parte variabile dello stipendio degli impiegati capitolini», ha detto Zanetti, «che è passata da 66 milioni nel 2008 a 345 milioni nel 2013», sottolineando come «ora i sindacati dei dipendenti minacciano sfracelli, ma, a Roma come altrove, sono i principali responsabili, insieme alla peggiore politica, di prassi consolidate che hanno trasformato in barzellette a danno di tutti gli altri cittadini quelle che dovrebbero essere le valutazioni di produttività nella pubblica amministrazione».