Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 20/06/2015, 20 giugno 2015
GEROLAMO, UN «LIFTING» PER IL VOLTO DIPINTO
Ormai si fanno operazioni di restauro che assomigliano a interventi di chirurgia estetica. Come quella effettuata da Paolo Violini e dai nove restauratori da lui guidati sul volto di San Gerolamo, nella cappella di San Lorenzo alla Scala Santa. Il volto del santo, affrescato sulla volta alla fine del Cinquecento, si era deformato e imbruttito a causa di una crepa che l’attraversava in verticale dalla fronte al mento. Una fenditura causata nel corso dei secoli dai terremoti, larga in alcuni punti parecchi centimetri. Per ricomporre la ferita Violini ha ritagliato la parte destra del viso che si era allontanata dal resto della figura, l’ha staccata dal muro come se fosse un pezzo di pelle e l’ha ricucita alla parte sinistra del volto dopo aver riempito di resina la crepa sottostante. Impressionante osservare l’immagine di prima e dopo il restauro, con il volto che recupera i lineamenti e l’espressione. Si è vista nei giorni scorsi, quando la cappella ha riaperto al pubblico, dopo due anni di lavori gestiti dal Dipartimento di restauro dei Musei Vaticani e finanziati dai Patrons of the Art degli stessi Musei. Si è conclusa così la ripulitura del ciclo pittorico del Sancta Sanctorum progettato da Domenico Fontana e decorato dai cosiddetti pittori sistini, guidati da Cesare Nebbia e Giovanni Guerra. Il Sancta Sanctorum, che i pellegrini si trovano di fronte alla fine della salita della Scala Santa, era l’antica cappella privata del papa prima del suo trasferimento in Vaticano. Qui nel primo millennio si conservavano numerose reliquie di Cristo e dei santi, tra le quali le teste degli apostoli Pietro e Paolo, finché papa Urbano, tra il 1362 e il 1370, le fece trasferire sopra l’altare maggiore della basilica di San Giovanni in Laterano. Ai lati di questo santuario, secondo gli storici del Medioevo il più venerato di Roma, Sisto V fece edificare dal Fontana altre due cappelle: a sinistra quella dedicata a san Silvestro e a destra quella consacrata a san Lorenzo. Quest’ultima ha una volta a botte lunettata, che riecheggia quella della Sistina vaticana. All’interno della ripartizione decorativa in affresco sono raffigurati i padri e i dottori della Chiesa, gruppi di angeli con cartigli, visioni della gloria celeste e della trinità, belle scene di paesaggio nello stile che lo specialista fiammingo Paul Bril aveva in quegli anni introdotto a Roma. La pulitura ha restituito i colori originali, nascosti sotto un doppio strato di ridipinture eseguite nell’Ottocento nel tentativo di rianimare la pellicola pittorica offuscata dai fumi delle candele e danneggiata dalle infiltrazioni piovane. Sessant’anni fa, non riuscendo a togliere gli interventi ottocenteschi che avevano prodotto col tempo chiazze nere, i restauratori ridipinsero addirittura ex novo le parti annerite e zone ancora più ampie di pittura originale. Oggi si è pulito tutto, grazie agli apparecchi laser e a nuovi prodotti chimici che permettono di riconvertire il nero biossido di piombo allo stato di carbonato, cioè al bianco.
Lauretta Colonnelli