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 2015  giugno 20 Sabato calendario

CARA LA MIA CHAMPIONS

Chi più spende, più vince. Soprattutto in Europa, dove la competitività, in termini calcistici, è arrivata a livelli altissimi e dove alla fine, salvo rare eccezioni, a vincere sono sempre i soliti noti. Quelli che investono di più nella risorsa primaria dello sport nazionale per antonomasia: i calciatori.
Lo dimostrano i trionfatori delle ultime quattro edizioni della Champions League: Barcellona, Real Madrid (ha conquistato la decima coppa), Bayern Monaco e Chelsea. E lo certifica un’accurata analisi elaborata da Kpmg, la società di consulenza che da tempo studia il settore e il business e che ha lanciato da poco un nuovo progetto online, la piattaforma Footballbenchmark (www.footballbenchmark.com). Un sito, al quale i manager e i partner di Kpmg hanno lavorato per oltre un anno, sul quale si studiano e rielaborano i dati (fatturati, costi, asset, equity) di oltre 120 squadre della massima serie dei cinque principali tornei internazionali (Premier League, Liga, Bundesliga, SerieA e Ligue1). E come prima disamina il portale ha elaborato i numeri relativi alla spesa che i club europei vincitori, finalisti e semifinalisti nelle ultime edizioni del trofeo continentale più importante e prestigioso, hanno destinato all’acquisto di calciatori.
In estrema sintesi, come emerge dalla ricerca che MF-Milano Finanza è in grado di anticipare, per diventare un champion europeo servono oltre 200 milioni di euro alla voce costo del personale.
Dalla disamina di Kpmg emerge che tutti i vincitori delle ultime quattro edizioni della competizione hanno pagato stipendi per un importo superiore appunto ai 200 milioni nella stagione in cui hanno alzato al cielo la coppa dalle grandi orecchie. Nello specifico: il Barcellona nella stagione 2013-2014 ha speso 248 milioni, il Real Madrid addirittura 270 milioni, il più parsimonioso Bayern Monaco 215 milioni e il Chelsea del miliardario russo Roman Abramovich 230 milioni. Somme esorbitanti che hanno garantito un ritorno certo non solo d’immagine ma anche economico. Quel beneficio che non hanno invece avuto altri club spendaccioni quali il Manchester United, che nella stagione 2013-2014 ha messo sul piatto per i suoi calciatori qualcosa come 263 milioni per restare a mani vuote di trofei e coppe (avevano vinto però cinque degli ultimi sette campionati) o i cugini del Manchester City di proprietà dello sceicco Mansur, che sempre nello stesso periodo ha destinato al parco-giocatori la somma di 246 milioni per centrare solamente l’obiettivo della Premier League ma non della Champions. In definitiva, quindi, come sostiene Andrea Sartori, partner di Kpmg a capo della divisione Sport della società di consulenza, «indubbiamente per vincere in Europa si deve investire parecchio ed essere disposti a pagare tanto per poter contare sulle prestazioni di un certo tipo di giocatori». Tanto più che con l’innalzamento del livello delle pretendenti, «c’è un trend crescente del costo per il personale per trionfare in Champions League, come dimostrano gli esborsi degli ultimi due trionfatori, ovvero Real Madrid e Barcellona».
A certificare questa tendenza arrivano altri numeri elaborati da Footballbenchmark. Sono quelli relativi ai budget delle squadre finaliste delle ultime edizioni della massima competizione continentale. Nella stagione 2013-2014, per esempio, la Juventus, vincitrice degli ultimi quattro campionati italiani, ha speso per il rinnovamento e il rafforzamento della rosa 184 milioni. Una somma elevata rispetto a quanto destinato all’acquisto di calciatori dall’Atletico Madrid, sconfitto l’anno precedente nel derby col Real, che ha speso 113 milioni, e ancor di più se paragonata a quanto ha investito il Borussia Dortmund, sconfitto in finale dal Bayern Monaco, 106 milioni. «La Juventus, in base a questi dati, è il caso più eclatante visto il monte-stipendi rispetto ai risultati europei», continua Sartori. «Ma questo dato solleva una domanda sulla reale competitività del campionato italiano rispetto agli altri tornei continentali, come si evince dai risultati dei nostri club in Europa e pure di quelli della Nazionale». In questo senso si nota come la Roma nella stagione 2013-2014 abbia speso 108 milioni per la rosa, il Napoli solo 89 milioni, il Milan 155 milioni e l’Inter (che nel 2010 fece il triplete, Campionato-Coppa Italia-Champions) 116 milioni.
Confrontando gli investimenti per l’acquisto dei giocatori con i risultati ottenuti dai principali club sia in ambito nazionale ed europeo, dallo studio di Kpmg emerge che «nella singola stagione, la combinazione di una vittoria nel campionato locale con costi totali del personale inferiori ai 200 milioni non è un obiettivo straordinario». Questo perché nelle ultime stagioni lo scudetto è stato vinto anche da Montpellier (Francia), Borussia Dortmund (Germania) e Atletico Madrid (Spagna) con budget decisamente inferiori alla soglia psicologica individuata dalla società di consulenza che ha lanciato Footballbenchmark. «Tuttavia bisogna considerare che il trionfo nel campionato è un conto, mentre ottenere un successo a livello europeo spendendo meno di 200 milioni all’anno di costi del personale», si legge sempre nell’analisi Kpmg, «sembra essere una sfida impegnativa» (grafico in pagina). È forse per questa ragione che il Barca, che paga il fenomeno argentino Lionel Messi 65 milioni e l’astro nascente brasiliano Neymar Jr 36,5 milioni, ha messo a budget un investimento in calciatori superiore ai 270 milioni. Anche perché andare a rafforzare una rosa così altamente competitiva e vincente è alquanto dura. Ed è anche per questa ragione che la Juventus, per bissare la prestazione in Champions League (oltre a puntare al quinto scudetto consecutivo) ha già acquistato Dybala dal Palermo per 44 milioni complessivi, Khedira dal Real Madrid a parametro zero e Mandzukic dall’Atletico Madrid per 18 milioni.
Andrea Montanari, MilanoFinanza 20/6/2015