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 2015  giugno 20 Sabato calendario

BANDA LARGA, PRONTO IL DECRETO BASSANINI PRESIDENTE METROWEB

Sul piano banda ultralarga alla fine si è arrivati a un “compromesso”: il decreto legge dovrebbe arrivare all’esame del Consiglio dei Ministri martedì, ma assegnando un ruolo, che prima non era esplicitato, al Cipe per il vaglio della sostenibilità degli incentivi per le casse dello Stato. Le risorse sulla carta sono di 5 miliardi di qui al 2020, quelle “certe” però si fermano a 830 milioni. E inoltre, il ribaltone al vertice della Cdp ha rischiato di creare un grosso equivoco sul ruolo del presidente dimissionario Frnaco Bassanini, che resterà alla presidenza di Metroweb, mantenendo quindi un ruolo nel campo della banda ultralarga, ma non entrerà invece nella Cabina di regia di Palazzo Chigi, come erroneamente era stato interpretato il comunicato del Governo. Anche perché il doppio incarico, da arbitro e giocatore, non sarebbe stato ammissibile.
Tanto più che la nuova bozza del decreto - che «Il Sole-24Ore» ha potuto visionare - attribuisce infatti un ruolo di “controller” al Cipe, che prima non c’era, «sulla base dell’istruttoria della Cabina di regia». Il comma 5 dell’articolo 1 della bozza del decreto prevede per il Cipe il compito dell’«assegnazione delle risorse al piano banda ultralarga, declinato in apposito piano operativo, con il relativo fabbisogno annuale», «compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica». Al Cipe, che deve deliberare in materia entro il 15 novembre 2015, spetta anche il compito di fornire gli «elementi necessari a individuare l’impatto finanziario delle misure a carico dello Stato, la sostenibilità economico-finanziaria degli investimenti» oltre che «l’analisi costi/benefici volta a dimostrare la massima diffusione e qualità del servizio, al minor costo per lo Stato».
Le misure di incentivazione per lo sviluppo della banda ultralarga, previste nel decreto, sono: i voucher agli utenti per il passaggio a Internet sopra i 100 mega, la garanzia dello Stato per il finanziamento degli investimenti finalizzati all’attuazione del piano, il credito d’imposta per gli interventi infrastrutturali e gli strumenti già approvati dalla Ue (bandi eurosud). Complessivamente gli strumenti sopra elencati, escluso il credito d’imposta, sono finanziabili per un massimo di 5 miliardi fino al 2020 dal Fondo per lo sviluppo e la coesione. Ma a questo fondo, nel testo del decreto, è riservata una quota complessiva nel triennio 2015-2017 di soli 830 milioni, quanti previsti dal Def. Ciò significa che, di anno in anno, sarà la legge di stabilità, verificate le effettive risorse disponibili, ad aggiornare l’importo, inserendo però in questo modo un elemento di incertezza sulla tempistica delle erogazioni che gli operatori del settore avrebbero preferito evitare. Per gli anni successivi, fino al 2020, si vedrà.
Il piano operativo, in sostanza, dovrà definire il fabbisogno annuale per sostenere il Fondo di garanzia statale (istituito con l’articolo 4, nella bozza del decreto), i voucher (che comunque dovrebbero diventare operativi più avanti, quando la rete di tlc sarà stata ammodernata), e gli strumenti eurosud. Per il credito d’imposta, disciplinato all’articolo 5 della bozza di decreto. può essere riconosciuto agli operatori «un contributo a copertura del costo degli investimenti fino a un massimo del 50%».
Le misure andranno notificate a Bruxelles, che prenderà almeno sei mesi per il vaglio (per la Germania ci sono voluti 16 mesi). Mentre è pacifico che non ci siano problemi per intervenire nelle cosiddette aree a fallimento di mercato, dove l’operatore privato, senza incentivi, non avrebbe convenienza a investire, è più incerto se siano ammessi gli “aiuti di Stato” anche per stimolare l’upgrading della rete da 30 a 100 mega (obiettivo quest’ultimo previsto dall’agenda digitale europea). Nelle aree “grigie e nere”, quelle cioè concorrenziali o parzialmente concorrenziali, occorrerà una verifica preliminare del Cipe e l’ok della Commissione Ue, che sul punto pare sia ancora divisa.
Resta la previsione che gli incentivi debbano essere assegnati tramite procedura competitiva «con preferenza per i soggetti non verticalmente integrati, con caratteristica di offerta solo all’ingrosso». Un punto che di fatto mette in corsia preferenziale gli operatori diversi dall’incumbent Telecom, l’unico a essere verticalmente integrato.
Antonella Olivieri, Il Sole 24 Ore 20/6/2015