Franca Giansoldati, Il Messaggero 20/6/2015, 20 giugno 2015
IL BERTONIANO PROMOSSO DA BERGOGLIO QUELLA MOSSA CHE STUPÌ IL VATICANO
CITTÀ DEL VATICANO Soldi, soldi, sempre soldi. Solo che stavolta a generare imbarazzi in curia (e a Santa Marta) è un elemento spuntato inaspettato. Anche Papa Bergoglio, esattamente come successe a Papa Ratzinger, pare sia stato tenuto all’oscuro della gestione di importanti flussi di denaro da alcuni suoi collaboratori, almeno in una prima fase del salvataggio dell’Idi, l’Istituto dermopatico dell’Immacolata. «Quanti scandali nella Chiesa e quanta mancanza di libertà per i soldi!» aveva esclamato Francesco qualche tempo fa, consapevole di quanto sia difficile scacciare i mercanti dal tempio. La sgradevole sorpresa è contenuta, nero su bianco, nelle intercettazioni dell’inchiesta in corso sul crac della Divina Provvidenza. Dalle carte risulta che un cardinale Giuseppe Versaldi abbia suggerito, nel corso di una conversazione telefonica con il manager del Bambino Gesù, Giuseppe Profiti, di omettere al Papa che una somma pari a 30 milioni di euro, proveniente dai fondi pubblici italiani, potesse essere utilizzata per l’acquisizione dell’ Idi. Era una ipotesi, ma tant’è. I conti del passato, evidentemente non ancora chiusi, continuavano a riverberarsi in quel presente. Una spina nel fianco, una vecchia storia dai contorni oscuri, un buco milionario, in un intreccio di malaffare, politica, gestione dissoluta. Il cardinale in questione, Versaldi, si è difeso sostenendo che l’incontro con Bergoglio era «finalizzato ad ottenere l’approvazione generale a proseguire sulla linea del salvataggio, per salvare più di mille posti di lavoro». Non era sua «intenzione
di mentire al Papa ma semplicemente di tacere ciò che non era chiaro neppure ai tecnici». Alla fine quei trenta milioni di euro furono sborsati, non da uno storno di conti, ma dall’Apsa e con l’approvazione pontificia.
IPOTESI
L’ipotesi che coinvolgeva il Bambino Gesù alla fine fu lasciata cadere. Eppure le ombre permangono facendo affiorare molte domande. Il passato che non passa. Una tra tutte: perché il Papa nel marzo scorso ha promosso Versaldi, uomo molto vicino all’ex segretario di Stato Bertone, a prefetto della Congregazione dell’ Educazione Cattolica, un dicastero di grande importanza dal quale dipendono tutte le università cattoliche del mondo? Al momento della super promozione, all’interno del piccolo Stato pontificio, c’era chi si era stupito di quel passaggio. Perché mai promuovere un bertoniano? Si racconta che a suggerire a Francesco la promozione fu lo stesso Versaldi. Il dicastero che fino a quel momento guidava, la Prefettura degli affari economici della Santa Sede, era uno di quegli organismi finanziari destinati ad essere assorbiti nel super dicastero economico governato dal cardinale australiano Pell, dopo la riforma e la trasparenza imposte da Francesco. A fare parte del cerchio magico dell’ex segretario di Stato c’era anche Profiti, suo grande amico dai tempi di Genova. Fu Bertone, infatti, a farlo incontrare a Papa Ratzinger durante una visita a Savona, proprio quando il manager era agli arresti domiciliari per via dell’inchiesta «Mensopoli». Quell’incontro fu uno schiaffo per la magistratura che indagava, anche se Profiti venne assolto in Cassazione (per un vizio di forma). Il manager era stato condannato in primo grado nell’aprile 2010, condanna confermata in appello nel 2011, a sei mesi per concorso in turbativa d’asta nell’inchiesta sulle presunte tangenti per gli appalti delle mense dell’ospedale della curia di Genova e Villa Scassi. Meno male che all’orizzonte c’è il Giubileo della Misericordia. La gioia di Dio è perdonare. Naturalmente anche per Papa Bergoglio.