
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
I risultati definitivi delle elezioni politiche, limitatamente ai 16 capoluoghi, sono questi: vanno definitivamente al centrosinistra, il cui candidato al primo turno ha preso più del 50% dei consensi, i comuni di Sondrio (sindaco Alcide Molteni), Isernia (Luigi Brasiello), Massa (Alessandro Volpi), Pisa (Marco Filippeschi), Vicenza (Achille Variati); vanno al ballottaggio tutti gli altri, cioè Avellino, Roma, Viterbo, Imperia, Brescia, Lodi, Ancona, Barletta, Iglesias, Siena, Treviso. In questi undici comuni, risulta sempre in vantaggio il candidato di centro-sinistra, tranne che a Brescia. Si valuterà meglio il dato sapendo che nei sedici capoluoghi in questione erano di centrodestra solo i sindaci di Roma, Viterbo, Imperia, Brescia, Iglesias, Treviso, cioè sei su sedici (però con Roma). Per trovare un’affermazione del centro-destra già al primo turno in centri di una certa consistenza bisogna andare a cercare nei comuni cosiddetti di seconda fascia (per numero di abitanti) come Isola di Capo Rizzuto (Gianluca Bruno), Ottaviano (Luca Capasso), Conversano (Giuseppe Lovascio), Monopoli (Emilio Romani). Anche se nell’area dove si è votato i sindaci di centro-sinistra erano già prima più numerosi, il bottino per i berlusconiani (e per la Lega) è magro.
• Da tutto ciò si deduce che...?
Che la voglia di votare deve essere passata un po’ a tutti. I sondaggi danno Berlusconi in testa a livello nazionale con un 36-38 per cento. Ma fino a che punto queste percentuali sono credibili? Le comunali hanno mostrato un Pd con una forte presa, nonostante tutto, sugli elettori. Il Pd, a sua volta, non può non tenere conto dei numeri che escono dagli istituti di ricerca. La Lega non aveva voglia di andare al voto prima, figuriamoci adesso: è in crisi praticamente ovunque, anzi è possibile che i risultati del Nord facciano tornare la voglia di rompere l’alleanza con Berlusconi e il Pdl. I montiani sanno bene che al prossimo giro, se non s’inventano qualcosa, si dissolveranno. E i grillini, infine, hanno preso una tale sberla che avranno bisogno di tempo per leccarsi le ferite, fare autocritica e decidere il da farsi.
• Grillo sul suo blog s’è finalmente deciso a parlare.
Grillo somiglia in questo a Craxi, sono quelle persone che sanno gestire solo la vittoria e a cui la sconfitta pare inconcepibile. Senta qui che cosa ha scritto: « Il M5s ha commesso errori, chissà quanti, ma è stato l’unico a restituire, nella storia della Repubblica, 42 milioni di euro allo Stato, a tagliare lo stipendio dei parlamentari e a destinare i tre quarti di quello dei consiglieri regionali siciliani alla microimpresa». Poi critica gli elettori di Pd e Pdl che «li rassicurano ma in realtà hanno distrutto il Paese». Secondo lui, ci sono «due Italie», «la prima è interessata giustamente allo status quo. Si vota per se stessi e poi per il paese. Nella nostra bandiera c’è scritto “teniamo famiglia”. In questi mesi non ho sentito casi di funzionari pubblici, pluripensionati o dirigenti di partecipate che si siano suicidati. Invece, giornalmente, sfrattati, imprenditori falliti, disoccupati si danno fuoco, si buttano dalla finestra o si impiccano. Queste due italie sono legate tra loro come gemelli siamesi, come la sabbia di una clessidra. L’Italia A non può vivere senza il contributo fiscale dell’Italia B, ma quest’ultima sta morendo, ogni minuto un’impresa ci lascia per sempre. Vi capisco comunque, la pensione, in particolare se doppia o superiore ai 5.000 euro, è davvero importante. Lo stipendio vi fa sopravvivere, che sia pubblico o politico non ha importanza».
• Sta criminalizzando quelli che hanno votato Pd o Pdl e non si chiede dove siano finiti quelli che tre mesi fa hanno votato per lui.
Esattamente. È lo stesso sistema adoperato da Scalfari, che giudica grulli quelli che votano Pdl. In questo modo si insinua che il vero problema sia nel suffragio universale: se si lasciassero lavorare gli elettori buoni, bravi e intelligenti, che coincidono con quelli che votano per noi, tutto sarebbe risolto... Bersani, richiesto di un commento, s’è limitato a dire: «Così impara a capire cos’è il rapporto tra governo e cambiamento... Era troppo difficile da capire, purtroppo per l’Italia».
• Se Grillo avesse dato il via libera a Bersani, oggi starebbe meglio?
Travaglio, ancora ieri, ha scritto che quella è stata una mossa giustissima. Io non lo so. Se avessero fatto partire Bersani, senza accettare poltrone, poi lo avrebbero condizionato di brutto. Se si fossero rassegnati a votare Prodi, avrebbero di fatto realizzato l’Opa sul Pd. Era tattica, e a Genova, a quanto pare, sono forti in strategia, ma di tattica ne sanno poco.
• L’idea era che costringendo Pd e Pdl a stare insieme sarebbe stato facile prenderli a pomodorate e incassare al momento giusto il risultato del disgusto generale per quell’accoppiata.
È ancora presto per dire se quel calcolo è stato giusto o sbagliato. Certo, anche per via del personale politico che lo rappresenta in Parlamento, e nonostante le grida del suo capo, il Movimento 5 Stelle sembra ogni giorno che passa più irrilevante.
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