Giovanni Cerruti, La Stampa 29/5/2013, 29 maggio 2013
LEGA AFFOSSATA, TOSI: «TROPPI ANNUNCI»
Il giorno dopo, almeno, Flavio Tosi ci mette la faccia e le sue risposte. Alle due del pomeriggio, nella sua stanza da sindaco, non si nega e non nega il «disastro». Due ore prima, a Milano, Roberto Maroni aveva preso altro tempo: «Ne parleremo venerdì». Silenzi e imbarazzi dal piemontese Roberto Cota e dal lombardo Matteo Salvini. Malumori e rancori dalle parti di Umberto Bossi, il vecchio capo condannato a non tornar più segretario. In attesa dei ballottaggi, e su tutti quello con Giancarlo Gentilini che arranca a Treviso, da lunedì la macchina della Lega sembra viaggiare solo in retromarcia e con un buco nelle gomme. E Tosi lo sa.
Treviso, per cominciare. Alle politiche di febbraio la Lega aveva preso sberle e si era fermata a 4 mila 225 voti. L’altro giorno è scesa a 2 mila 879. I trevigiani sono più di 80 mila. Un niente o quasi, nella capitale veneta della Lega.
«Se il confronto è con le amministrative dell’anno scorso, dove eravamo andati al ballottaggio in sette città del Nord e avevamo poi perso in tutte e sette, il risultato è un disastro».
Viva la sincerità. Le ragioni?
«Se non concretizzi non ti votano».
E Gentilini va al ballottaggio nonostante la Lega.
«Perché è stato un bravo sindaco. E perché aveva la sua lista civica che di voti ne ha presi più di 7 mila».
Come lei a Verona, o Maroni in Lombardia. Riuscite a vincere se avete liste civiche. Però poi succede come a Verona, la sua lista ha 17 consiglieri e la Lega appena quattro.
«Ma la strada è quella, la strategia dev’essere quella. Qui a Villafranca siamo andati al ballottaggio con la Lega al 3% e la mia lista civica al 16%».
Perché la Lega è in crisi brutta?
«È in crisi il voto ideologico per la Lega».
Manuela dal Lago, vostra candidata sconfitta a Vicenza, si è sfogata con il Corriere della Sera: «Non si capisce perché dovrebbero votarci», dice. Come segretario della Liga Veneta le manderà una lettera di richiamo?
«Non ci penso nemmeno, Dal Lago ha ragione e quella frase la dico anch’io. Siamo andati avanti per anni a parlare di federalismo, riforme, cambiamento, e abbiamo portato a casa un’ostrega».
Bel viatico per il futuro.
«No, il ballottaggio di Treviso è tra due domeniche. E continuo a credere che la buona amministrazione venga riconosciuta dagli elettori».
Ecco, il sindaco di Treviso uscente dopo due mandati, Gian Paolo Gobbo, segretario dei leghisti veneti per ben 14 anni e fino alla sua elezione del giugno scorso, si è candidato al consiglio comunale e ha preso 60 voti, i parenti più qualche amico dello sciagurato giro del «Cerchio Magico» bossiano.
«Si vede che non si è particolarmente impegnato nella campagna elettorale... E comunque Gentilini con la sua lista è al 20%, non è ancora finita, era ed è il nostro candidato più forte».
Non proprio giovane, come la signora Dal Lago a Vicenza. Ma con Maroni segretario non era nata la Lega 2.0, rinnovamento e novità?
«Non in tutte le province si è avuto il ricambio, e Treviso e Vicenza sono tra queste».
Venerdì ne parlerete a Milano con Maroni. Cosa dirà?
«Che la Lega è nel limbo, e deve uscirne al più presto».
Come?
«Roberto Maroni è diventato governatore della Lombardia scommettendo sul progetto della Macroregione. Quel progetto deve diventare vero, reale. Abbiamo un anno di tempo prima che si torni al voto per le Europee, due se penso alle prossime elezioni regionali. Ma non dobbiamo darci troppo tempo, non devono passare troppi mesi. O ti presenti al voto con qualcosa di concreto oppure finisce che, prima o poi, chi ti aveva votato ti presenta il conto».
Come è già successo a Grillo, che non sembra più un vostro incubo?
«Questo risultato me l’aspettavo, la previsione era facile. Non c’è nulla da sfasciare in un’elezione per il sindaco».
Era facile la previsione pure per il «disastro» leghista?
«Non mi aspettavo un’astensione così alta anche per elezioni amministrative. È sfiducia in tutti i partiti. Compresi noi, che non abbiamo portato a casa un’ostrega...».