Antonio Lo Campo, La Stampa 29/5/2013, 29 maggio 2013
COSA FARA’ PARMITANO NELLO SPAZIO?
Un altro astronauta italiano nello spazio. Luca Parmitano è partito dallo spazioporto di Baijknour, nel Kazakhstan, a bordo della Sojuz TmA-09M: di che missione si tratta?
Luca partecipa alla missione battezzata «Volare», diretta alla Stazione Spaziale Internazionale; la partenza, come per tutte le Sojuz, è avvenuta nella stessa area di lancio da cui partì nel 1961 anche Gagarin, il primo uomo nello spazio.
Chi è Luca Parmitano?
È un astronauta italiano del team dell’Esa, e fa parte del gruppo selezionato nel 2009 con altri colleghi europei. Catanese, 37 anni, è maggiore e pilota dell’Aeronautica Militare Italiana, con esperienza di 2.000 ore di volo a bordo di 40 diversi tipi di velivoli. È alla sua prima esperienza spaziale: la missione appena partita prevede la sua permanenza sulla Stazione Spaziale Internazionale fino a tutto novembre 2013.
Perché questa missione è considerata la più «italiana» sulla Stazione Spaziale?
Perché si tratta della prima missione di lunga durata (cioè con permanenza di un astronauta in orbita per almeno sei mesi) che nasce da una collaborazione tra l’Agenzia Spaziale Italiana Asi e la Nasa, frutto di un memorandum bilaterale in base al quale l’agenzia italiana ha fornito all’ente americano tre moduli «cargo» di rifornimento Mplm (Leonardo, Raffaello e Donatello) per la Stazione Spaziale Internazionale (Iss), oltre al Pmm, cioè uno dei tre moduli trasformato in modulo abitativo, che da due anni è fisso sulla stazione spaziale.
È vero che Parmitano farà una «passeggiata spaziale»?
Ne farà due, entrambe programmate nel mese di luglio. Sarà la prima volta che un italiano effettuerà un’impresa di questo tipo. Sono pochi, finora, gli astronauti europei ad aver compiuto una «attività extraveicolare»: il primo fu il francese Chretién (dalla stazione russa Mir nel 1988). Luca dovrà uscire all’esterno della Iss con un suo collega (dei sei che abiteranno la stazione), per effettuare operazioni di manutenzione e controllo, indossando lo scafandro Emu, utilizzato dagli astronauti americani sin dalle passeggiate fuori dallo space shuttle.
Parmitano è il sesto astronauta italiano. Chi lo ha preceduto?
Il primo è stato Franco Malerba, che tra il 31 luglio e l’8 agosto 1992 prese parte ad una missione sullo shuttle Atlantis come astronauta scientifico dell’Asi, per la prima missione del «satellite al guinzaglio», costruito in Italia da Thales Alenia Spazio. Un satellite di concezione italiana progettato per restare attaccato allo shuttle con un cavo conduttore di 20 chilometri al fine di produrre energia elettrica dallo spazio. Sul Columbia, nel febbraio 1996, c’erano due italiani: Maurizio Cheli, dell’Esa, e Umberto Guidoni dell’Asi. Cheli è il primo «specialista di missione», mentre Guidoni diventerà poi nel 2001 (quindi alla sua seconda missione) il primo europeo ad abitare la Stazione Spaziale Internazionale. Roberto Vittori è stato il primo a partire nel 2002 con una Sojuz da Baijkonur, e attualmente è l’unico italiano ad essere stato per tre volte nello spazio (due volte con la Sojuz, una con lo shuttle). Paolo Nespoli è invece stato il primo a compiere una missione di lunga durata (quasi sei mesi) sulla Stazione Spaziale, tra il mese di dicembre 2010 e il maggio 2011 (dopo aver volato sullo shuttle nel 2007).
Cosa farà l’astronauta nel corso della sua lunga missione spaziale?
Parmitano, nei 166 giorni previsti sulla Stazione Spaziale, sarà impegnato in più di 20 esperimenti scientifici, molti dei quali basati su tecnologia e ricerca italiana. Oltre ai molti esperimenti di fisiologia umana (su cartilagine, ritmo circadiano, massa muscolare...), l’astronauta italiano lavorerà anche su un esperimento per la rilevazione nell’aria di particelle microscopiche, che avrà applicazioni in studi sull’inquinamento atmosferico. E vi sarà uno studio di combustibili innovativi a basso impatto ambientale. Parmitano condurrà anche un innovativo test, su se stesso, per lo studio delle modificazioni della spina dorsale in condizioni di assenza di peso. Vi sarà anche uno studio per germinazione dei semi in relativa assenza di gravità.
Perché la missione si chiama «Volare»?
Per ogni missione, c’è una stemma generale della spedizione alla Iss: nel caso dell’impresa di Luca Parmitano, e dei colleghi con cui è partito sulla Sojuz, il russo Fedor Yurchikhin, comandante delle missione, e l’americana Karen Nyberg, ingegnere di bordo, è la «Expedition 36-37». E poi c’è quello specifico per la missione dell’astronauta internazionale, che in questo caso si chiama «Volare», in omaggio alla celebre canzone di Domenico Modugno; è il risultato di un concorso indetto dall’Asi per studenti italiani. Il logo selezionato è stato realizzato da Ilaria Sardella, studentessa di San Giorgio Ionico (Taranto), mentre Norberto Cioffi, 32 anni, ingegnere di Pantigliate (Milano), si è aggiudicato il primo premio per il nome della missione.