Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  maggio 29 Mercoledì calendario

SIGARETTA ELETTRONICA, ECCO LE RACCOMANDAZIONI

È una questione su cui si intrecciano due delle più tipiche passioni francesi: la sigaretta (e il suo placebo, la sigaretta elettronica) e la regolamentazione, da parte dello Stato, di qualsiasi attività umana, vizi compresi. Quindi nell’opinione pubblica c’era un’attesa spasmodica per il rapporto dei nove saggi incaricati dal Ministero della Sanità di proporre le norme per l’uso della sigaretta elettronica, l’ultima mania nazionale.
Da quando anche i francesi si sono dovuti arrendere alla constatazione che fumare fa male (secondo le ultime statistiche, il tabacco continua a uccidere 73 mila persone all’anno), si sono buttati sul suo succedaneo elettronico, che ha un successo folgorante. Le valutazioni variano, ma è certo che i francesi che amano inalare aria al sapore di aria sono al minimo 500 mila e al massimo un milione, in ogni caso molti e in crescita. L’«e-cigarette» è entrata a tutto vapore, è il caso di dirlo, nella cultura popolare. Piace moltissimo il neologismo subito coniato per indicare l’atto di fumare senza fumare: «vaporer».
Lo Stato non poteva naturalmente ignorare il fenomeno. E così ieri il professor Betrand Dautzenberg, presidente dei nove esperti, ha presentato ben 28 «raccomandazioni» che il ministero dovrà trasformare in regole. Fermo restando che nessuno sa ancora con precisione se «vaporer» faccia bene, male o nulla (ma due anni fa l’Agenzia del farmaco francese raccomandava di non farlo), Dautzenberg propone, in sintesi, che la sigaretta finta sia trattata come quella vera. Dunque, divieto di «fumare» nei luoghi pubblici, divieto di venderla ai minori, stesse regole del tabacco «vero» nella pubblicità e così via. La «raccomandazione» più sorprendente è appunto quella di vietare di vaporizzarsi in pubblico, soprattutto per la motivazione: dare l’impressione di fumare là dove è proibito, infatti, «potrebbe costituire un’incitazione al tabagismo». Per il resto, via libera all’e-sigaretta, se permette davvero di ridurre i danni (pesantissimi, come si è visto) della sigaretta senza «e».
Non se ne discute solo in Francia. Ieri sul tema è intervenuta l’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, chiedendo un divieto per i minori di 18 anni e ribadendo che «le sigarette elettroniche dovrebbero essere considerate medicinali e sottoposte alle regole e ai controlli di sicurezza dei farmaci».